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Fece scontrare il pugno chiuso contro il sacco appeso davanti a lei, ancora e ancora.

-Ti farai male.-

Lei scosse la testa senza girarsi, continuò a colpire la pelle tesa e lucida saltellando sui piedi.

-Zahila, fermati.- parlò ancora.

-No.- sbottò.

Si girò annaspando aria, guardò Ashton con le braccia incrociate al petto e chiuse gli occhi.

-Scusa.- mormorò Zahila -Non volevo risponderti male.-

Appoggiò la testa contro il sacco e respirò con fatica.

-Non fa niente.- disse lui.
Si avvicinò a Zahila e le accarezzò una spalla coperta dalla maglietta da maniche corte.

-Sono solo nervosa.- si giustificò.
Aprì gli occhi e osservò Ashton davanti a lei.
Il sole era tramontato e le lampade a neon della palestra gli facevano la pelle più chiara. I ricci gli ricadevano sulla fronte leggermente bagnata, indossava una canotta grigia e dei pantaloni della tuta lunghi fino al ginocchio.

-Perchè?-

Lei si staccò dal sacco e girò intorno ad Ashton, la palestra era silenziosa. Gli altri erano andati via ore prima, per potersi sistemare nel nuovo hotel. Aveva insegnato a Virginia alcune tecniche di difesa.

-Noi stiamo reclutando tutte queste persone, ragazzi della nostra età che potrebbero morire per colpa mia.- abbassò lo sguardo.

-Noi non li obblighiamo a combattere, e non è colpa tua. Dopo che Des avrà ucciso tutti i Nessuno cosa credi che farà? Si limiterà a questo? No, ucciderà altre persone.-

Si toccò le nocche doloranti.

-Anche i ragazzi, Michael, Luke, Calum. Correranno dei rischi per noi.-

Ashton rimase fermo.

-Cosa vorresti fare?- domandò quasi preoccupato.

Zahila lo guardò e subito lui scattò in avanti.

-No,- ordinò -non pensarci neanche.-

-Perché no? Ci sarà pur un modo per-

-Smettila!- urlò Ashton.

Strinse i pugni dentro i guanti che aveva indossato per colpire un sacco e sentì la sensazione del pianto bruciargli la gola e gli occhi.

Aveva sentito bene, Potrei sacrificarmi. Aveva pensato Zahila. Ci sarà pur un modo per staccarti da me, Evan lo saprà sicuramente. Io potrei sacrificarmi, nessuno si farebbe del male così. Nemmeno tu.

-Tu davvero non vuoi capire vero?- si passò le mani sul viso, voleva davvero piangere -Io, io come faccio senza di te?-

Zahila tenne le braccia tese lungo i fianchi, Ashton sembrava così debole in quel momento.

-Io mi sacrificherei per te, non per stare lontana da te Ashton. Tu questo, non riesci a capire.- spiegò calma.

Nonostante stesse combattendo contro la rabbia che gli passava Ashton, provava a guardarlo e fargli capire.

Il ragazzo tirò su con il naso, si tolse i guantoni e li lanciò a terra. Un odore di sudore misto a pelle sintetica avvolgeva la stanza.

-Non lo farai.- mormorò poi Ashton.

Si avvicinò velocemente verso Zahila e le prese il viso tra le mani, -Ti prego, dimmi che non lo farai.- abbassò il tono tremante.

Era la prima volta dopo così tanto che si sentiva disperato.
Diede dei baci leggeri contro le labbra di Zahila e cercò di non piangere ancora. Solo l'idea di vivere senza una parte di se lo spaventava a morte. Dopo aver provato cosa significava essere un tutt'uno con una persona non avrebbe mai voluto allontanarsi da Zahila.

Quest'ultima premette con più forza la bocca su quella di Ashton, lo baciò lentamente, per farlo calmare.

-Ok, ok non lo farò.- sussurrò -Lo prometto.-

Chiuse gli occhi, non voleva guardare Ashton perché avrebbe visto i suoi occhi scuri velati di speranza, sollievo e tristezza. E lei non poteva guardare quegli occhi sapendo che, se ce ne fosse stata la necessità, si sarebbe sacrificata.
L'avrebbe fatto per lui, per tutti quei ragazzi così disperati da non sapere il loro posto in quel mondo.

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-Avevo 9 anni, mi sembra.- alzò le spalle e si portò la sigaretta alle labbra screpolate.

Aveva i piedi appoggiati alla ringhiera del balcone della loro nuova camera e la schiena incollata alla sedia bianca di plastica.
Guardava davanti a se la piccola città illuminata.

-Mi ricordo che un pomeriggio stavo giocando con il mio nuovo skate, cazzo era uno skate bellissimo e avevo tenuto da parte un sacco di soldi per compramelo, capite?- raccontò.

Zahila aveva i gomiti appoggiati alla ringhiera mentre Ashton l'abbracciava da dietro, Dane aveva una spalla contro la porta finestra che dava all'interno della camera mentre Virginia era seduta vicino a Calum su altre sedie poste sul terrazzo.

Il vento della sera faceva spostare i capelli poco colorati di Michael, aveva gli occhi socchiusi e continuava a scuotere la testa in segno di negazione, forse non voleva davvero raccontare la sua storia.

-Andavo tranquillo quando dei ragazzini del mio quartiere mi presero di mira, mi buttarono a terra e presero il mio skate. Lo spaccarono e me lo lanciarono addosso. Piansi, avevo 9 anni, cosa dovevo fare? E non è neanche la parte peggiore della storia.-

Ashton appoggiò il mento sulla spalla di Zahila.

-Iniziarono a picchiarmi, e non si fermavano. Non capivo perché.- si fermò qualche secondo, aspirò altro fumo dalla sua sigaretta -Comunque, rimasi per terra fino alla notte, non riuscivo a muovermi e continuavo a piangere. Mi trovarono dei poliziotti e mi portarono all'ospedale, pensai a cosa avrei detto ai miei genitori, a come avrei affrontato quei ragazzini del cazzo e semplicemente non ce la feci, non riuscii ad accettarlo. E poi, alla mattina, scomparii. Fu il mio primo teletrasporto e in un secondo mi ritrovai davanti a casa di Luke, forse il male allo stomaco mi aveva portato in un posto sicuro. Non lo so.-

-Hai più rivisto i tuoi genitori?- chiese Virginia.

Fece cadere per un secondo lo sguardo su Dane e lo tolse subito quando lo ritrovò a ricambiare.

-Si, certo. Ma solo 3 anni fa. L'ho fatta pagare anche a quei bastardi, come puoi picchiare quasi a morte un bambino di 9 anni?- un piccolo ghigno si dipinse sulle sue labbra. Lanciò il mozzicone giù dal balcone e sospirò.

Un silenzio cadde intorno a loro, ma era piacevole, così tanto che Zahila chiuse gli occhi e appoggiò la testa indietro contro il petto di Ashton.

Era tutto tranquillo.

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