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-Devi dirglielo.- sputò.

Ashton si passò le mani tra i capelli prima di sentire pizzicare le nocche spaccate.

-No che non devo, lei non deve sapere niente.- disse agitato.

Si guardava in torno mentre Calum gesticolava. Guardò il riccio sbuffando, alcune volte era così egoista.

-Ma non hai visto oggi Zahila in palestra? Si è spaventata a morte.-

Ashton si rigirò per la stanza, camminò verso il muro per poi piegarsi e raccogliere il libro pesante. Se lo rigirò tra le mani aprendolo distrattamente.

-Risolverò la questione Cal,- sussurrò -Ho tutto sotto controllo.-

Il ragazzo con la pelle ambrata annuì camminando verso la porta, afferrò la maniglia per poi girarsi a guardare Ashton. Aveva gli occhi fissi su una pagina ingiallita, strofinava l'angolo di essa con violenza come se volesse strapparla.

-Ho trovato qualcosa.- disse poi, non alzando lo sguardo dal libro.

-"I Nessuno hanno una forma di difesa particolare, se sono distanti le loro emozioni e bisogni fisici sono più percepibili per l'altro Nessuno. Se, invece, essi sono vicini sia emotivamente che fisicamente riescono e pensare e muoversi quasi in sincronia. Come se fossero una persona sola."-

Calum deglutì vedendo gli occhi di Ashton, quello sguardo. Quel luccichio che lo travolse l'aveva visto altre 27 volte negli occhi del riccio.

Calum scosse la testa avvicinandosi.

-No Ashton.- biascicò vedendo il ragazzo lasciarsi cadere sulle ginocchia.

Fece cadere il libro, ancora aperto, tra le gambe. Guardo l'amico sorreggerlo per le spalle. Gli alzò il mento con una mano.

-Cosa c'è che non va?- chiese il più dolcemente possibile.

Tutta la forza di Ashton diventava trasparente come il vetro in quei momenti di debolezza.

-Non posso essere un Nessuno.- rispose guardando il vuoto.

Calum schiuse le labbra scuotendo le spalle. Il ragazzo tornò a parlare con voce atona.

-Non posso essere legato a qualcuno,- sussurrò -non ci riesco.-

-Ma lo sei.-

-Zahila doveva essere la mia rovina, non la mia salvezza.-

Calum fissò gli occhi scuri di Ashton, quello sguardo emanava pazzia e impazienza da tutte le sue sfumature. Si allontanò lasciandolo coricato contro il pavimento.

-Tu non hai ancora capito che siete in due in questa faccenda.- lo indicò -Tu e lei avete la stessa mappa. E dovresti provare a far funzionare le cose tra di voi, farlo per lei. Perché neanche lei ha scelto di essere un Nessuno.-

Ashton alzò lo sguardo, essere legato ad una persona lo terrorizzava. Gli faceva aumentare le sue responsabilità.

Lui non voleva avere responsabilità e, di certo, non voleva essere un Super-Eroe.

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Portland si illuminava sotto la sua finestra, aveva i gomiti appoggiati al davanzale mentre faceva dondolare la testa avanti e indietro godendosi la notte della città. Si sollevò sulle punte dei piedi sporgendosi più in avanti, ridacchiò quando si staccò dal pavimento, volando leggermente.

I sei piani di quel palazzo per lei erano niente, quando era più piccola andava nelle campagne e riusciva quasi a toccare le nuvole. Sorrise ancora.

Fece un urlò aspirato quando si sporse troppo in avanti e due mani la tennero per la vita, riportandola nella stanza.

-Dovresti stare più attenta.- disse quasi scocciato -Potevi cadere.-

Zahila alzò gli occhi al cielo.

-Ti ricordo che so volare.-

-Giusto! Ok, la prossima volta ti guarderò cadere.-

La mora ridacchiò tirando un pugno sulla spalla di Ashton, guardò fuori dalla finestra pensando a quanto mostruosamente in fretta riuscisse a cambiare umore.

-Come vanno le mani?- chiese appoggiandosi accanto a lei, davanti alla finestra.

-Meglio.- rispose sorridendo -Luke dice che può essere tipo un mio nuovo potere.-

Ashton ridacchiò, puntò lo sguardo sulla città per poi fare una smorfia.

-Fa schifo.- commentò indicando la città sotto di lui.

-A me piace.-

-A te piace tutto.-

-Può darsi.- ribatté lei.

La conversazione calò nel silenzio, i due ragazzi fissavano quei palazzi vuoti senza dire niente. E Zahila stava scoppiando di domande, ma non voleva interrompere quel silenzio. Era la seconda volta che vedeva Ashton così calmo. Poteva ancora ricordare il suo tocco il giorno prima. I loro fianchi sfiorarsi e e le loro gambe incrociarsi.

Posso chiederti una cosa?

Chiese Zahila, dondolò sulle punte guardando il ragazzo annuire senza guardarla.

Cos'è successo di tanto brutto da farti tentare il suicidio così tante volte?

Ashton irrigidì la mascella.

Potrei chiederti la stessa cosa.

La ragazza non disse più niente, giocherellò con le maniche della sua felpa guardando in basso.

Dopo pochi minuti respirò girandosi verso il ragazzo immobile.

-Ho dovuto lasciare la mia famiglia, la mia città. Ho dovuto abbandonare tutto perché credevo di essere uno scherzo della natura.- iniziò ad affannarsi -Non sono stata fortunata come te nel trovare qualcuno come noi.-

-Fortunato?- sputò Ashton -Tu non sai cosa vuol dire avere una responsabilità sulle spalle, non sai come ci si sente a deludere qualcuno. A non piacere a nessuno.-

Zahila si allontanò camminando verso la porta.

-Beh forse se ti comportassi meno da stronzo piaceresti alla persone.-

Lei fece per andarsene ma venne bloccata, arricciò le labbra quando sentì il petto di Ashton sotto le sue mani.

La guancia del riccio era appoggiata alla tempia della ragazza mentre la teneva stretta sentendo il bisogno di alleviare un io le sue ferite.

E in quel tocco, le nocche di Zahila smisero di fare male.

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