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Il petto gli si alzava velocemente, la tuta rossa e blu era bagnata, lucida e aderente al suo corpo stanco.

Sentiva la gola bruciare come se qualcuno gli avesse passato un coltello sopra. Ogni volta che portava un po' di ossigeno al suo corpo, la sua gola si chiudeva per il dolore.

Si sporse in avanti tossendo verso il terreno umido prima di alzare il mento. Luke e Michael erano in piedi ai suoi fianchi, gocciolavano dalle estremità dei loro corpi e li ringraziò mentalmente per averlo salvato. Tutti e due guardavano lei, mentre Calum era ancora inginocchiato per terra.

Zahila spostava gli occhi da un corpo all'altro, si soffermò su Ashton sentendo la gola bruciacchiare. Calum le accarezzò una mano facendola spaventare. Fece un passo indietro inciampando sul mantello bagnato e più pesante del suo costume.

-Ditemelo.- balbettò, trovando difficoltà nel parlare. Si schiarì la voce per poi guardare ancora i suoi compagni.

Era confusa. Cosa doveva pensare?

Ashton la osservava con le mani aperte sulle ginocchia, stringeva la fascia per capelli rossa tra le dita. Strinse gli occhi sfiorandosi l'addome. L'odio e la preoccupazione di Zahila erano così forti. Così palpabili, come se li provasse lui stesso.

Si alzò barcollante e respinse Luke quando si sporse per aiutarlo. Lui pensava per se, come aveva sempre fatto. E gli era sempre andato bene in quel modo.

Fulminò Calum con lo sguardo prima arrivare davanti alla ragazza, i capelli mori sembravano più lunghi e selvaggi leggermente umidi.

Ashton si passò la lingua sul labbro inferiore, raccogliendo alcune goccioline d'acqua. Si sporse verso Zahila che si allontanò leggermente.

-Se vuoi sapere, portami via, loro non c'entrano.- sussurrò.

-Ashton.-

Calum si alzò cercando di mettersi tra lui e Zahila, sapeva che era troppo per lei. Poteva vederlo da come i suoi occhi scuri saettavano da una parte all'altra. Da come le sue piccole mani si strinsero ai lati dei suoi fianchi formosi.

Ashton lo prese per una spalla spostandolo da un lato.

Ok.

Rispose in fretta Zahila. Il riccio annuì a quella tacita affermazione.

La ragazza respirò affannosamente guardando il resto del gruppo, in una mossa veloce prese l'avanbraccio di Ashton portandolo lontano da quel fiume.

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Gli strinse la gola contro l'asfalto del tetto usando il braccio. I loro volti erano uno davanti all'altro mentre il corpo di Zahila premeva contro il suo.

Si era stancata delle buone maniere, andata via dal bosco, volò sopra al tetto del palazzo più vicino. Strinse di più la presa contro Ashton, lui era tranquillo. Per niente allarmato dalla situazione, sapeva che quella che provava Zahila era solo confusione, e la stava mostrando con l'unico metodo che conosceva.

In quello, ammise a se stesso, si assomigliavano molto.

Avevano tutti e due modi sbagliati per comunicare, erano solitari costretti a stare insieme. Ashton davvero non capiva, non riusciva a capire come anche in quel momento avesse voglia di baciarla. Voglia di scusarsi anche se non aveva colpe, solo per vederla serena.

-Parla.- sibilò Zahila.

In un movimento di anche, Ashton ribaltò le posizioni, le schiacciò i polsi contro il pavimento mentre teneva ferme le gambe con le proprie.

Dimentichi sempre che sono più forte di te.

Lei si agitò sotto di lui.

-Io ti ammazzo.- gli urlò a pochi centimetri dal viso.

Ashton si alzò iniziando a camminare , arrivò dal alto opposto del tetto. Portland si stendeva sotto il suo sguardo, il sole stava calando, nonostante fosse Ottobre faceva particolarmente freddo. Poteva sentire le ossa indolenzite e il sangue freddo scorrergli in esse. O forse era lo sguardo di Zahila.

Si era appena alzata da terra, lanciò il mantello per terra prima di fissare Ashton che parlò spalancando le braccia.

-Uccidimi allora, così porrai fine alla mia vita di merda e alla tua.-

Zahila fece per rispondere ma rimase in mobile, gli occhi di Ashton erano diventati leggermente azzurri. Si accigliò quando li vide lucidi.

-Fallo Zahila.- la pregò -Perché ci ho provato per così tanto tempo, sapevo che una parte di me mi avrebbe ucciso. Ma non sapevo proprio quella parte.-

Indicò Zahila con un sorriso malato sulle labbra.

-Cosa stai dicendo?- chiese alzando al voce.

Parte? Lei che parte era?

-Siamo come mappe.- ricordò più a se stesso -Abbiamo diversi percorsi ma una sola meta.-

Zahila si inginocchiò, le gambe l'avevano abbandonata.

Aveva letto quelle parole qualche anno prima, la biblioteca della sua vicina di casa era assortita in quegli argomenti. Si ricordò quando la vita spostare i piatti lavati dal lavandino al mobile senza toccarli, è stato ance lo stesso giorno in cui Zahila iniziò a volare. La Signora Bennet l'aveva istruita, sul suo mondo. Sul loro.

Quegli argomenti non l'avevano mai toccata da vicina, però le affascinava l'idea di essere legata a qualcuno quasi mortalmente, quei pensieri svanirono quando vide Ashton avvicinarsi con lo sguardo basso.

-È impossibile.- soffiò senza fiato.

Anni prima aveva letto che i Nessuno erano tutti morti.

-No, non lo sono.- rispose Ashton ai suoi pensieri -Non lo siamo.-

Lui si inginocchiò davanti a lei. La guardava e non sapeva cosa fare, alzò un sopracciglio quando Zahila spostò una mano verso di lui. Le dita tese tremavano sotto lo sguardo confuso di Ashton.

Come preso da una scossa, alzò la mano, avvicinò le dita a quelle di Zahila.

Una leggera luce blu gli colorava i polpastrelli, era di un colore luccicante, ed era potente, teneva resistenza verso le dita di Zahila che erano colorate di bianco. Come dei magneti opposti.

Le due fasce di colore danzarono davanti ai loro visi prima di mischiarsi. Ashton ne era incantato, guardava le luci danzare, erano belle.

Osservava quella bianca scappare e quella blu rincorrerla, fino a prenderla.

Un singhiozzo gli fece abbassare lo sguardo, ritirò la mano verso di se facendo morire le due luci al suolo, si sporse verso Zahila accarezzandole le guance bagnate.

Tranquilla.

Disse, la voce era tesa. Vederla piangere faceva piangere anche lui.

Zahila ti prego Smettila. Scongiurò. Anche per me è una cosa nuova, non sono mai stato legato a qualcosa o a qualcuno. Non ho mai avuto bisogno di nessuno, prima di te.

La ragazza chiuse gli occhi facendo cadere le lacrime oltre le palpebre, si appoggiò alla mani di Ashton. Quelle carezze erano confortanti.

-Ho bisogno di te Zahila.- la voce roca era leggermente rotta -Non distruggermi ancora prima di avermi salvato.-

Ashton la fissava, i filtri dal suo cervello alla bocca erano scomparsi. Sentiva il dovere di dire a Zahila tutto quello che sentiva.

Lei però non parlò, non pensò, si sporse verso Ashton prima di appoggiarsi nell'incavo del suo collo e stringerli la vita con le braccia.

Ashton respirò sollevato, quella presa mortale lo stava guarendo più di ogni altra medicina.

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