Capitolo 1

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Y/N'S POV:

Sto guardando fuori dalla finestra del mio minuscolo appartamento londinese: tanto per cambiare piove a dirotto. Non è che qui piova sempre come la gente normalmente pensa. Voglio dire, non siamo mica in Scozia. In genere piove il giusto, e questo vuol dire che in questo periodo piove oggettivamente spesso. Ok, ogni giorno.

Le gocce cadono quasi orizzontalmente e colpiscono la mia finestra. Poco male, tanto non lavo le finestre da un sacco di tempo.

L'estate sta per finire, e questi temporali improvvisi ne sono la prova. I prossimi mesi voleranno, lo so già, le foglie inizieranno lentamente a cadere e in pochissimo tempo saremo già a novembre. Il mese che detesto più di tutti, visto che non segna né una fine né un inizio. È una caratteristica da cui non riesco a sfuggire questo mio ostinarmi a pensare sempre alla cose brutte che succederanno. La mia amica Jennie ha perfettamente ragione quando dice che non so gustarmi il momento. Sono quasi cronicamente incapace di farlo.
Guardo sul polso il bell'orologio regalatomi dai miei per la mia laurea ormai qualche anno fa, che mi indica inesorabile che sono già in ritardo sulla tabella di marcia quotidiana. In fondo al corridoio il telefono prende a squillare minacciosamente. A quest'ora può essere solo mia madre, quindi non mi degno di rispondere. Mai iniziare la giornata con tua madre che ti stressa. Una giornata simile non può che andare male.
La mia esistenza è da sempre stata segnata dall'aver avuto una madre che ha passato tutta la sua vita a fare la casalinga, mentre in verità sognava di fare carriera. Voi direte, e allora perché non ha lavorato? Ecco, ancora oggi, non so darmi una risposta. So solo che ha da sempre pensato che, al contrario, far morire di lavoro la sua unica figlia fosse un'idea eccezionale.

Mi chiama ogni giorno in ufficio e mi ripete sempre la stessa cosa. «Cosa stai facendo amore?» E io tutti i giorni le rispondo «Sto lavorando mamma». Questa frase le piace, la fa sentire orgogliosa.

In realtà, io non sono mai stata una femminista sfegatata, ma questo mia madre non ha mai voluto accettarlo. Lei pensa ancora di essere una suffragetta dell'inizio del secolo scorso.

Sono stata costretta a studiare economia all'università solo per il quieto vivere. Mia madre, infatti, pretendeva che io lavorassi in una di quelle grandi banche d'affari; io invece delle donne che vi lavoravano ammiravo solo gli elegantissimi completi. Sono sempre stata capace di grande onestà con me stessa, una delle poche doti che penso di avere, e la realtà è che non ho mai avuto determinazione o voglia di riuscire o qualcosa che anche solo lontanamente potesse assomigliarci.

Il caso ha voluto che, per una serie di incredibili circostanze, io sia finita a lavorare per un' Investment Bank. A distanza di anni mi sembra ancora grottesco. In un tema alle elementari dal titolo «cosa voglio fare da grande» ricordo di aver scritto che mi sarebbe piaciuto fare la sarta. Trovavo eccitante la capacità di creare abiti dal nulla e in generale pensavo che il creare qualcosa desse un senso alla vita lavorativa. Oggi, infatti, io non creo nulla, spesso mi sembra quasi di distruggere. Ecco perché non mi convince quello che faccio.
Ho superato il test d'ingresso alla facoltà di economia solo perché in mezzo a tanta gente sono stata capace di individuare una ragazza dall'aria furba, mi sono tenuta incollata a lei e ho scopiazzato le risposte dei quesiti che in realtà erano arabo. A mia discolpa posso solo dire che individuare la secchiona giusta è anche questa un'arte.

In realtà Jennie non mi ha solo aiutato a superare il test, ma è anche stata una grande amica in tutti questi anni. Ci siamo conosciute in quell'occasione durante il test d'ammissione e da allora siamo inseparabili. Due persone relativamente introverse, due ragazze non molto fighette: questo ci ha accomunato immediatamente. Ora lei lavora alla Goldman Sachs (genio era e genio è rimasta), ma quando può continua ad aiutarmi. Devo a lei se sono riuscita ad entrare anch'io in una prestigiosa banca d'affari: mi ha preparato un mese per sostenere le loro selezioni. E io ho il vago sospetto di essere riuscita a farmi assumere solo per non deluderla. Beh, senza dimenticare che in caso di fallimento mia madre mi avrebbe ucciso. E non è solo un modo di dire, credetemi.

ℂ𝕠𝕞𝕖 𝕀𝕟𝕔𝕚𝕒𝕞𝕡𝕒𝕣𝕖 ℕ𝕖𝕝 ℙ𝕣𝕚𝕟𝕔𝕚𝕡𝕖 𝔸𝕫𝕫𝕦𝕣𝕣𝕠 {Nam x Reader}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora