CONNESSIONI

52 8 4
                                    

B) STARE LONTANI ANNI DALLA PUBBLICAZIONE NON VUOL DIRE CHE NON SI PUBBLICA PIÙ

Dopo aver posato il bicchiere che poco prima era pieno di liquore, Destin Serfir si guardò nel riflesso del vetro della finestra. Era una giornata temporalesca e pioveva da ore tenendo il cielo oscurato e nascondendo il sole estivo alle persone; in paese tutti erano venuti a sapere delle condizioni del povero Signor Voltier ormai e della figlia maggiore misteriosamente scomparsa nelle foreste verso le vicine montagne. Semplicemente nessuno credeva alla storia di un mostro a parte alcuni anziani e pochi superstiziosi che parlavano di antiche e forti creature le quali abitavano le terre oltre i monti, territori a loro sconosciuti ovviamente quindi tutto e niente erano possibili insieme.
Serfir non sapeva più cosa pensare, Eris non era tornata come aveva pensato lui e i giorni passavano come secondi facendogli strisciare un brivido lungo la schiena per la rinnegata realizzazione che forse la giovane donna era davvero nei guai e lui era rimasto fermo senza nemmeno provare a cercarla "Dannazione...ho una reputazione che non posso perdere per te mia cara, ti do ancora tempo e se non ti farai viva dovrò fare qualcosa mio malgrado" pensò lui mentre ora osservava le gocce cadere dal cielo come lacrime.
.
.
.
.
.
Eris aprì gli occhi di colpo, ansimando e stringendo le coperte, si era appena svegliata da un incubo e davanti a sé vide una ragazza: la riconobbe subito, era la giovane domestica che l'aveva aiutata la prima sera lì a indossare il vestito rosso scuro, non aveva più di 18 anni probabilmente ma nel mentre che la fanciulla la calmava dicendo che l'aveva sentita lamentarsi nel sonno Eris realizzò che non conosceva il suo nome. Questo filo di pensieri la aiutò a distrarsi facilmente dal brusco risveglio e si mise seduta passando una mano fra i capelli d'ebano per tirarli lontano dal volto "Va meglio? Sembrava proprio un brutto incubo" Chiese la signorina dolcemente, lei la guardò e annuì poi schiarendo la propria voce le parlò "scusa.. sto meglio ora" "Non chiedere scusa! È un mio dovere assicurarmi che tu stia bene" lo disse in un modo così sincero e carino che Eris dovette trattenere un sorriso divertita e incuriosita, per non perdere l'opportunità decise di tornare a parlare "Non so come ti chiami..posso saperlo?" A questa domanda la ragazza sembrò divenire un pò timida, rimanendo sempre d'aspetto dolce ma placido rispose chinando un pò il capo in un piccolo inchino di presentazione "Mi chiamo Radiel" disse calma e sorridendo a Eris che ora la stava osservando meglio. Era sicuramente non umana o perlomeno non lo poteva essere del tutto, aveva una carnagione rosea chiara e occhi di un azzurro cristallino, quasi verde-acqua, i suoi capelli erano di un piacevole caos armonioso fra lilla e azzurrini vari piuttosto mossi,quasi ricci e le arrivavano a poco oltre la metà della schiena "piacere di conoscerti Radiel.. posso chiedere che ore sono?? Mi sentirei in colpa sapendo che ti ho svegliata o ho svegliato qualcuno in generale a tarda notte per un brutto sogno.." La ragazza, Radiel, scosse poco la testa "tranquilla signorina ,sarei entrata fra pochi minuti per la sveglia mattutina quindi non si deve preoccupare" Infatti mentre lo diceva Radiel si era diretta alle finestre per aprire le tende dalle quali le finestre ora mostravano una nuova bufera di neve là fuori "oh..chiamami Eris , per favore." Disse mentre spostava le coperte per scendere dal letto, l'altra la guardò di nuovo un pò timida ma sorrise raggiante e annuì come un bambino che ha appena ottenuto il suo dolce preferito, cosa che fece sorridere di nuovo Eris divertita da questa inaspettata conoscenza.
.
.
Era rimasta più del solito in camera per vestirsi e dar inizio alla giornata, in realtà si era inaspettatamente divertita a parlare con la gentile Radiel mentre la aiutava, era stato piuttosto piacevole e inaspettato trovare una ragazza che non fosse bisbetica o fastidiosa come ..bhe..praticamente tutte quelle che aveva conosciuto nella sua vita a parte rare occasioni. "Ahh. Beati i timidi e i tranquilli poiché vivono il mondo in maniera delicata"  pensò Eris quando Radiel la lasciò sola. Più  tardi quel giorno, all'ora del pranzo sedeva al suo solito posto alla grande tavola piuttosto impaziente dell'arrivo di Dreganor mentre si mordicchiava il labbro inferiore; era tutto così strano ultimamente .. non si era mai tolta dalla mente quel gesto piuttosto privato accaduto notti prima, quando in quel corridoio lui le aveva dato un casto bacio su una sua ciocca di capelli che aveva preso fra le dita mentre la guardava, prima di augurarle buona notte e lasciarla sola. Non l'avrebbe ammesso ma era rimasta un pochino colpita da quella mossa inaspettatamente audace e dolce insieme...va bene forse più di un pochino ..ma resta il fatto che non lo avrebbe mai ammesso! Fortunatamente,  o sfortunatamente,  a interrompere i pensieri invasori ci fu Dreganor stesso che entrava nel salone.
Quel mattino il Padrone del luogo si era svegliato piuttosto presto nonostante una notte insonne e per tutto il tempo si era ripromesso di NON spiare cosa faceva Eris in giro per il maniero durante la mattinata, era immorale osservarla come se fosse una minaccia perché chiaramente non lo era per lui o per il posto..però allo stesso tempo la curiosità lo stava erodendo come le intemperie erodono le rocce in natura e dunque non durò molto prima di dare una sbirciata a ciò che combinava la giovane donna combina guai, temendo fosse scappata nuovamente per qualche altalenante scelta presa sul momento o che stesse facendo cose sconsigliabili in luoghi altrettanto sconsigliabili. Ovviamente ,quando scoprì che era ancora nella propria stanza alle 9:30 insieme alla giovane domestica Radiel che l'aiutava a vestirsi, Dreganor guardò velocemente altrove e posò subito lo specchio magico riponendolo nel suo cassetto ,annotandosi mentalmente per sé stesso in modo imbarazzante che la lezione sul 'non guardare se non necessario' era stata appresa per ora.  Quando più tardi entrò nella sala da pranzo si era ripromesso di comportarsi normalmente e far finta di nulla,  ma evidentemente non gli era possibile appena posò gli occhi su di lei; Eris indossava un abito rosso bordeaux con sfumature porpora, le maniche lunghe ma la schiena scoperta che si poteva intravedere dato che i lunghi capelli neri erano stati raccolti in una semplice treccia morbida abbellita da un piccolo ornamento dorato con una gemma fucsia-rosso in centro. Notò che lei subito si era girata a guardarlo e aveva per qualche motivo le guance e gli zigomi più rosati del suo solito pallore naturale; si scambiarono un buongiorno a vicenda dato che la colazione non l'avevano passata insieme e appena fu seduto si rese conto che oggi, no- in qualsiasi futura giornata,  non sarebbe riuscito a far finta di niente.
Ma non lo avrebbe mai ammesso- .

LA BELLA E LA BESTIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora