Capitolo 6

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Era senza respiro, la vista totalmente annebbiata per la poca aria che il cervello stava ricevendo. Sentiva il rumore assordante del letto che sbatteva contro il muro e i ringhi eccitati dritti nell'orecchio, di quell'uomo che gli stava sopra. Che gli stava dentro. La sua pancia che prima era appoggiata al materasso, venne alzata di forza, il sedere all'infuori venne colpito da un frustino in cuoio più e più volte, fino a lasciare segni e tagli che facevano intravedere la carne fresca.

Nella stanza si alzarono urla di dolore e poi la rabbia di quell'uomo che lo stava torturando <Non-devi-dargli-corda> ad ogni parola una stoccata e un pugno al centro della schiena. <Sei-di-mia-proprietà> e continuava a entrargli dentro assestando dei colpi forti, le mani che gli stringevano i fianchi e, questa volta, dei sonori schiaffi che gli facevano sanguinare le ferite sul sedere.

Il proprietario della struttura era venuto a riscuotere il suo premio. Dopo che Christian il giorno prima gli aveva parlato, la gelosia gli era arrivata nelle viscere fino a fargli stringere le budella. Raimondo aveva la necessità di sentirlo suo e di fargli sentire a chi appartenesse.

<Parla puttana> gridò preso dalla foga e dalla rabbia, tanto da sputargli in viso. <Dii che sei solo mio>. <Si...mio Signore> disse piano Mattia. <Dillo più forte>. Il biondo non riusciva a far uscire la voce era nel pieno di una crisi <Dillo cazzo> ringhiò il più grande. <Sono..> respiro <sono suo Signore> disse mentre iniziava a sentire le forze venirgli meno. Sentiva gli occhi chiudersi, stava combattendo in tutti i modi, stava per svenire. Ma prima di cadere in un sonno profondo sentì Raimondo venirgli dentro marchiandolo nell'interno mentre esclamava <Così vediamo se gli interessi più con il culo sfondato>. Poi buio.

Nello stesso frangente di tempo, in un'altra stanza della struttura Christian tentava di convincere Nunzio a fargli incontrare il biondo. Era passato da una richiesta cordiale alla più grande delle sfuriate. Non capiva il motivo per il quale sul ragazzo vi fosse un alone di mistero, una costante ricerca di non farglielo vedere. Il giorno prima aveva pagato anche una enorme quantità di denaro per tenerseli buoni, eppure quel giorno gli facevano resistenza.

<Christian davvero, oggi non è giornata, torni non so...domani o dopodomani> disse Nunzio, cercando di tenersi buono l'altro ragazzo. Ma l'altro continuava <Quanto vi devo pagare per vederlo? Dai forza, tanto ho capito che è solo per questo>.
<Ma allora! Cos'è tutto questo casino qui?> disse una voce esterna, che poi si scoprì essere quella di Raimondo. <Oh salve Christian, cosa vi porta qui> esclamò il proprietario non appena i suoi occhi caddero sul giovane. C'era un alone di fastidio nell'aria e la tensione era tale da poter creare un'esplosione a breve.
<Voglio vedere Mattia> iniziò cordialmente il moro <ma Nunzio ha detto che era occupato. Liberatelo dagli impegni.> concluse il discorso perentorio. Raimondo iniziò a ridere beffardamente <Caro, posso anche liberartelo ma non so quanto sia cosciente adesso. Mi sono divertito abbastanza> e la sua risata alzata di un'ottava venne immediatamente bloccata da uno schiaffo in pieno viso. <Che gli hai fatto stronzo?> ringhiò di rabbia Christian, poi lo prese per il collo e lo sbatté vicino al muro <Ti giuro che..>. Poi prese un profondo respiro e uscì infuriato dalla stanza gridando <Dov'è? ditemi dove sta?> mentre percorreva il corridoio che portava alle stanze. Poi d'un tratto arrivò davanti alla porta semichiusa della camera in cui il giorno prima aveva passato delle ore con il biondo. Si fermò all'istante, quasi si sentisse chiamare, aprì cauto la porta e lì lo vide.

Rimase imbalsamato, gli occhi aperti dallo sgomento. Mattia era piegato nel letto, completamente scomposto, il sedere lasciato alzato. <Christian uscite da qui!> gridò perentorio Raimondo <Non ti azzardare a dirmi che devo fare, ricordati sempre chi sono> rispose a tono il moro, poi gli chiuse la porta in faccia e girò le chiavi, bloccando la serratura.

Christian si voltò e preoccupato si avvicinò al biondo. Non sapeva dove mettere le mani, in quel momento l'altro ragazzo sembrava la cosa più fragile che esistesse al mondo. I suoi occhi si appannarono, salì la rabbia e la paura per l'altro. Era pieno di segni, rossori e sangue. Poi si concentrò sul da fare. Andò nel bagno in camera e trovò una bacinella che riempì d'acqua e con una stoffa, dopo essere tornato vicino al piccolo, iniziò a pulirlo delicatamente dal sangue. Il moro ringraziava il cielo per essere troppo tormentato per fare allusioni su quel corpo statuario, ma il solo pensiero gli fece venire un brivido.

<Matti, piccolo> sussurrò piano, sfiorandogli leggermente il viso. <Mattia> continuò, ma niente l'altro non rispondeva. A quel punto si alzò dal letto e aprì l'armadio nel quale sperava di trovare qualcosa da mettergli addosso. Tra tutti gli oggetti che, presupponeva, il biondo usasse per i vari rapporti, sul fondo trovò una sacca, dalla quale cacciò una toga di seconda mano, un po' usurata. Probabilmente Raimondo almeno in questo gli aveva dato ascolto. Poi chiuse l'anta e aprì i cassetti cercando di trovare altro, non sapendo neanche lui cosa. Lì vide una sorta di unguento in una boccetta in vetro e dopo aver letto l'etichetta capì che fosse perfetta da mettere sui tagli. Questo lo preoccupò enormemente, non doveva essere la prima volta che succedeva. Come faceva quel ragazzino quando era da solo? - si domandava. Prese delle stoffe che strappò per usarle come garze momentanee e dopo aver passato l'unguento dove serviva, le posizionò sul sedere e sulle gambe, in modo tale che il sangue che a tratti fuoriusciva non avrebbe sporcato la toga che stava per mettergli addosso.

Poi si stese sul letto e spostò il biondo, come avrebbe potuto spostare una bambola di pezza completamente succube di chi lo avesse in mano. Se lo mise addosso per infondergli calore e per farlo stare più comodo senza doverlo appoggiare di schiena e lì anche lui stremato dalle emozioni della giornata, si addormentò.

Christian dormì per all'incirca tre ore, si svegliò quando il sole ormai era calato, solo grazie a quel batuffolo biondo che iniziava a muoversi. Dei mugolii si alzarono nella stanza e dopo aver tentato di stiracchiarsi, Mattia emise un gemito di dolore che svegliò completamente il moro.

<Mattia, ehi> disse il moro, toccandogli i capelli. <Come va? Come ti senti?> iniziò a chiedere. <Chri-Christian> mugolò il più piccolo con voce flebile, <Che ci fa qui?> con un filo di voce che quasi scomparve all'ultima parola. <Ero venuto a vederti, ma Raimondo me l'ha impedito e quindi ho capito che qualcosa non andasse> gli spiegò. <E quindi siete venuto a cercarmi?> disse quasi commosso, e poi <e mi avete vestito> continuò dopo essersi guardato leggermente. <Si piccolo. Ah e ho usato questa> emise mentre afferrò la boccetta di unguento <spero vada bene>. <Si, va benissimo Grazie> e si fermò <Per..si beh, per tutto>. <Come stai?>, <mi sento stanchissimo> emise flebile. <e mi fanno male le ossa> finì. <E' normale Mattia, dai riposati. Hai fame?> disse prendendo la testa di Mattia e appoggiandosela sul petto. <No adesso no..> iniziò, stava per riaddormentarsi <Christian non vi dispiace se chiudo gli occhi vero?> <No piccolo, dormi. Io rimango qui>.
<Christian, vi posso chiedere una cosa?> <Tutto quello che vuoi> continuò a toccargli i capelli. <Mi potete stringere forte?> <Si tesoro. Ma non tanto se no ti faccio male>. <Voi non mi fareste mai del male>. E Christian ci sperò con tutto se stesso che non sarebbe mai successo.

Poi vide Mattia alzarsi leggermente con il busto, i suoi occhi che cercarono i propri e lì, in quel frangente in cui sembravano esserci solo loro, sorrisero entrambi. Poi il biondo gli si avvicinò e gli diede un casto bacio a fior di labbra. <Grazie Chri> esclamò <appena posso vi ringrazierò come so fare> e poi si riappisolò tra le braccia dell'altro, che aveva gli occhi sgranati dallo stupore che quel leggero tocco gli aveva provocato. Avrebbe voluto dire che non c'era bisogno di ringraziarlo, ma le parole non gli uscirono e lì, in quel letto, abbracciato a quel ragazzo decise che era arrivato il momento di parlare con il padre.

La Casa delle Rose   -Zenzonelli / MatianDove le storie prendono vita. Scoprilo ora