Matti,
sto avendo un po' di problemi. Attraverso una lettera non ne posso parlare, ma fidati di me. Torno appena posso. Chiederò tutti i giorni di avere tue notizie, sperando io riesca a risolvere una faccenda il prima possibile. Ricordati tutte le mie parole, sto stringendo gli occhi, spero lo faccia anche tu.
ChristianMattia,
ciao. E' la decima volta che provo a scrivere questa lettera. Sono giorni un po' difficili. Speravo di riuscire a liberarmi ma sta diventando tutto sempre più complesso. Non ho avuto notizie di te, non mi fanno vedere nessuno. Sono terrorizzato, lo sai il mio passato. Spero tu stia bene.
Mi manchi, sto stringendo gli occhi.
CS.E gliene scrisse altre, molte altre nel corso di quei giorni. Quello che Christian non sapeva è che le sue lettere finirono tutte nelle mani sbagliate. La sua spalla in casa, la donna delle pulizie, le aveva date per errore tutte alla madre, la quale prontamente le lesse e subito dopo le incenerì e per questo non arrivarono nelle mani del destinatario.
Il moro iniziò a capire che qualcosa non andasse quando Alex riuscì ad entrare in camera sua pochi giorni dopo. <Allora? Hai notizie? Ti ha dato qualcosa per me?> disse senza respiro. <Ma Mattia?>. L'altro annuì furiosamente. <No Chri, non sono riuscito a parlare con lui, mi hanno detto che era impegnato> <In che senso scusa? Non c'è molto da fare lì, specialmente dopo l'accordo>. Il più grande era visibilmente impegnato a ragionare <E se..> <se?> <tu sei qui, no? E sei bloccato da più di una settimana qualche motivo ci sarà> <Ovvio, ma non me ne stanno parlando. Lo sai com'è mia madre, ogni tanto mi costringe a stare a casa. Comunque le lettere sei riuscito a fargliele arrivare?> <quali lettere?> <come, quali lettere? Quelle che ti ho fatto avere tramite la donna delle pulizie> enunciò esasperato il più piccolo. L'altro fu quasi terrorizzato nel rispondere <Christian... io non ho mai ricevuto queste lettere>. Un brivido gelido di paura gli passò per le vene. <Alex. Non è il caso di scherzare> <No Chri, davvero. Non so di che parli>. Christian capì la gravità della situazione <Cazzo... oh no, no cazzo> si mise le mani nei capelli, iniziando a tirarseli. <No Ale, no, è un casino>. Non riusciva a respirare più, gli stava venendo un attacco di panico. Alex prontamente lo fece sedere sul letto, gli prese la testa con entrambe le mani e puntò il suo sguardo nei suoi occhi. <Christian, guardami. Respira, risolviamo la questione insieme. Respira con me> <Non.. Ale.. non> non riusciva a parlare, sentiva tutto pesante <Christian, piano. Io sono qui. Inspira. Espira> e il più piccolo lo seguì <Piano. Bravo, così> e continuarono per un po', fino a che il più grande non gli suggerì di scrivere un'altra lettera al biondo visto che quella volta l'avrebbe portata lui stesso alla Casa delle Rose. E così, piano piano il ricciolino cercò di spiegare in poche righe quello che il suo amore doveva sapere.
Ciao principino,
come stai? è una settimana che non riesco a uscire dalla villa. Ormai ho paura anche di scrivere queste lettere ma sono sicuro che questa ti arriverà. Ne avevo scritte altre ma sono finite in mani sbagliate. Qualcuno ha detto qualcosa alla mia famiglia, ne sono certo. Mia madre mi ha chiuso in stanza e non riesco ad avere contatti con l'esterno. Io per adesso sto bene e spero tanto che stia bene anche tu. Cerco una soluzione, mi libero presto, promesso. Ti amo tantissimo e mi manchi, stringi Haribo da parte mia.
-CS.Quella lettera arrivò nella Casa delle Rose ma purtroppo non varcò mai la porta della stanza di Mattia. Venne presa da Raimondo il quale dopo aver letto il contenuto si imbestialì al punto da far ricominciare il più piccolo a prestare servizio, ma questo il moro non venne mai a saperlo. Non ne ebbe il tempo. La madre di Christian venne avvisata di ciò che il moro aveva scritto e fece sparire suo figlio dalla circolazione.
———
Confusione. Stava dormendo non sapeva neanche lui da quanto, gli faceva terribilmente male la testa. Provò a toccarsela ma sentì qualcosa tirargli i polsi. Aveva freddo, i brividi gli colpivano per tutta la schiena e le dita erano estremamente ghiacciate. Provò piano ad aprire un occhio ma vide tutto sfocato. Le fitte alla testa aumentarono a dismisura e preferì richiuderlo. Cercò di ascoltare qualcosa che gli facesse capire dove fosse ma niente, provò a parlare ma emise solo qualche rantolo, allora aspettò che il mal di testa si affievolisse. Piano piano iniziò ad avvertire i primi stimoli dall'esterno. Il rumore di una porta che si apriva, la stanza farsi più luminosa e infine delle voci, sempre fievoli, ovattate quasi. <Il ragazzo si è svegliato, cosa dobbiamo fare?>. Rumore di passi. Si sentì strattonare il braccio, un frastuono ferroso gli arrivò alle orecchie. Poi avvertì un'altra voce <E' il recidivo>. Iniziò a connettere, questo già l'aveva vissuto in passato. -Oh no, cazzo, non ci poteva credere, non di nuovo. Si fece prendere dal panico, non poteva vivere tutto ciò da capo, eppure sapeva fosse inutile anche solo pensare di provare a scappare. <Dategli altro Talidomide per riaddormentarlo, abbiamo bisogno ancora di tempo per i test giusti. La malattia è radicata>. -No, non ancora. Mamma perchè? Perchè? Basta- avrebbe pianto se non fosse stato così complicato. Sentì un pizzicore sulla gamba e poi il dolore di quel medicinale che si stava irradiando nel corpo. Dopo neanche un minuto sentì gli occhi pesanti e tutto fu di nuovo buio.
Avevano smesso di sedarlo da un paio di giorni e questo non era un buon segno. Christian sapeva già cosa gli spettava, non era pronto eppure conoscendo quello che gli avrebbero fatto prese tutto il coraggio che aveva per pensare solo ad un modo per uscire di lì. Il pensiero di Mattia gli toccò il cuore, era da troppo tempo che non aveva sue notizie, non sapeva niente, sperava solo che stesse bene e che non continuassero a sfruttarlo. Lo avrebbe rivisto, ce l'avrebbe fatta. Per lui, per loro. Prese il suo ragazzo come ancora per non mollare, non si sarebbe fatto abbattere. Quel luogo era un buco nero avrebbe solo pensato alla sua luce.
Uno schiaffo gli arrivò in pieno volto. Christian iniziò a ridere come un pazzo, quasi si affogò con la sua stessa saliva. Un altro schiaffo gli fece girare il volto, ma lui non riuscì a smettere. Dopo ormai tre settimane di isolamento totale, vissute in una camera minuscola e vuota, subendo la fame e la sete, lo avevano portato nella saletta centrale della comunità. Lì, tutti insieme, altri ragazzi raccontavano le proprie storie agli psicoterapeuti. Storie ignobili e piene di atti ripugnati a detta dei medici eppure erano tutte storie d'amore. Il riccio non riusciva proprio a sentire come tutti quei ragazzi parlassero di questo come cose abominevoli, con la colpa che sgorgava da ogni singola parola e rise a crepapelle gridando che quello non fosse sbagliato, che era amore ed era bello. Lui non avrebbe mai parlato di Mattia, non lo avrebbe messo nei casini e sicuramente non avrebbe rovinato il ricordo di lui con le smorfie che avrebbe visto sulle facce degli altri, avrebbe potuto eliminare ogni sberleffo a suon di pugni eppure sapeva che non fosse colpa loro. Gli altri lo guardarono come se fosse pazzo, poveri loro gli facevano una gran pena. Continuò a gridare fino a che non lo costrinsero a chiudere la bocca. Venne preso dalle spalle <lasciatemi stronzi.. lasciatemi> gridò, mentre tentava di strattonare i due medici ma sentì l'ago pungergli il collo e senza che potè fare più niente le sue forze vennero meno e sentì i due portarlo in quella che ricordò essere la sala correttiva.
Non si ricordava molto di quello che gli avevano fatto, dopo quella tecnica sapeva che un effetto collaterale era quello della perdita temporanea della memoria. Sentiva ancora addosso le corde stringergli dappertutto, gliene avevano messa una intorno al collo che gli toglieva il fiato ogni volta che gli venivano inferte delle scariche elettriche. Gli facevano male tutti i muscoli, le contrazioni erano state forti quella volta date dall'elevata intensità che avevano usato. Più si svegliava più sentiva le gambe dolere. Non riusciva a muoverle quindi provò a smuovere i muscoli, ma al tocco delle sue mani sulla pelle si inorridì. Sentì la pelle tagliata, alzò di poco lo sguardo e vide un lago di sangue. Non ricordava assolutamente niente di quello che era successo e aveva troppo paura di scoprirlo quando sarebbero arrivati tutti i ricordi insieme. Era solo, terrorizzato, come solo una bestia impaurita può esserlo. Provava a darsi coraggio, ce l'aveva fatta una volta poteva farcela ancora. Mattia. Doveva pensare a lui. Gli mancava tanto, voleva un suo abbraccio o anche solo sentirlo ridere per una sua battuta stupida. Sentì gli occhi inumidirsi, era stanco. Si lasciò cullare dal suono del suo pianto, tenue e controllato. Non avrebbe mai dato l'opportunità a quei mostri di picchiarlo ancora perchè soggetto maschile troppo sensibile, eppure si sfogò nell'unico modo che in quel momento fosse possibile.
Poi avvenne tutto in un attimo, i suoi occhi si allargarono, l'orrore lo invase e la consapevolezza di quello che gli avevano fatto lo colpì in pieno. Era troppo. Rimase pietrificato con la bocca aperta. Voleva gridare ma non riuscì ad emettere un suono. Tutte le sue speranze vennero sradicate, l'ombra della sua stanza lo inglobò nel buio.
![](https://img.wattpad.com/cover/309478783-288-k471373.jpg)
STAI LEGGENDO
La Casa delle Rose -Zenzonelli / Matian
FanfictionMattia, 18 anni, costretto a prostituirsi nella Casa delle Rose, per vicessitudini del passato. Christian, 19 anni, assiduo frequentatore del luogo. Ambientata nella metà del 900. DISCLAIMER I personaggi non mi appartengono (purtroppo) e tutti gli...