Capitolo 13

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Erano passati due giorni dalla loro riappacificazione, Christian dovette impiegare sforzi sovrumani per convincere Raimondo a lasciar andare Mattia per il fine settimana. Sganciò un bel po' di denaro e la promessa che per i due giorni successivi dal ritorno del biondo, non sarebbe andato nella casa di appuntamenti. I due innamorati di comune accordo avevano accettato, sapevano che avrebbero sofferto terribilmente la mancanza, ma era solo per due giorni e poi ne valeva la pena. Si sarebbero goduti il lago e loro stessi senza nessuna costrizione.

Christian il giorno della partenza andò dal più piccolo alle prime luci dell'alba, aveva portato due borsoni, uno per sé e l'altro per il biondo, all'interno del quale aveva messo un paio di completi che voleva vedergli addosso, anche perchè Mattia non aveva molto nella struttura. Aveva preparato tutto, sarebbero andati a Lovere con la sua Chevrolet Corvette, arrivata da pochissimo alla villa e che il padre gli aveva prestato per "un incontro di lavoro", per poi dormire in un hotel che si affacciava sul lago e fare tante camminate, così che il biondo uscisse all'aria aperta per tutto il tempo che volesse. Ne aveva un estremo bisogno.

Entrò nella stanza semi buia e si avvicinò al letto di Mattia. Aveva davanti a sé una visione paradisiaca, era bellissimo, sembrava di porcellana, a stento credeva fosse vero. Si porse ancora un po' andando a sedersi sul bordo del letto per poi iniziare ad accarezzare il viso del più piccolo e a spostargli quelle due ciocche cadute sugli occhi. Era felice, stava facendo la scelta giusta e ce l'avrebbero fatta. Appoggiò delicatamente le labbra sulla tempia dell'altro per poi dargli un altro bacio ancora.

Mattia dall'altra parte si era svegliato appena il moro aveva fatto ingresso in camera ma si stava godendo quel momento nella sua quiete. A sentire il tocco dell'altro non riuscì a trattenere un sorrisino che gli fece gonfiare le guance le quali vennero subito morsicchiate dal più grande. <Ah ma allora sei sveglio> disse ridacchiante Christian iniziando a fargli il solletico. <No Chri-ihih ti prego no-n respiro> rispose a quella bonaria aggressione il biondo mentre si contorceva dalle risate. Sembravano due bambini che avevano riacquistato gioia. <Va bene, va bene la smetto. Ma dammi un bacio del buongiorno> <No> affermò Mattia incrociando le braccia e girando il viso, stava ovviamente scherzando, neanche lui sarebbe sopravvissuto per più di altri 5 minuti <Eddaiii, Mattiii, lo sto aspettando da quando me ne sono andato ieri sera> gli si buttò ancora più addosso, inglobandolo nelle sue braccia <No, mi hai fatto il solletico, lo sai che potrei morire> -che melodrammatico- <Ah si?> mise un tenero broncio < e io muoio adesso se non mi dai un bacio, vedi?> mentre faceva finta di accasciarsi e mettersi una mano sul cuore per simulare un infarto <sento già Ade arrivare>, continuò a fingere della tosse <aiutami mio principe... muoio>. E si bloccò. Mattia a quella recita non resistette più <Oh no, mia rosa. Non tema la sto per salvare> e solo a quel punto gli si fiondò addosso, posando tanti delicati baci sulle labbra che crearono una melodia di schiocchi. Risero nei baci fermandosi ogni tanto a fissarsi.

Erano ormai le 10 inoltrate quando lasciarono la struttura. Mattia non credeva minimamente a ciò che gli stava capitando. Quando mise un piede fuori la porta sentì il cuore esplodere, erano mesi e mesi che non vedeva l'esterno, se non quel piccolo giardino in cui passava alcune delle sue lunghe giornate. Guardò la città, soffermandosi a rilento su tutto quello che aveva davanti, le case in pietra, il viale in terra battuta, alcuni pali dei lampioni. Poi chiuse gli occhi sentì i primi raggi più forti toccargli il viso, i rumori delle poche macchine che c'erano e delle ruote delle carrozze che si muovevano, il profumo che proveniva da una panetteria poco distante. A quell'odore d'improvviso aprì gli occhi.

<Chri> iniziò pieno di speranza <andiamo a prendere qualcosa da mangiare?> domandò tirandogli una manica e trascinandolo verso il negozio. In genere non aveva molto appetito, sarà anche che quello che gli davano da mangiare non era la cosa più invitante del mondo, ma in quel momento aveva lo stomaco che faceva le fusa. L'altro rise, era bellissimo vederlo così, con gli occhi luminosi e un sorriso che gli faceva tremare le gambe. In quel momento era come un bambino da viziare e lui per quei due giorni l'avrebbe fatto più che poteva.

La Casa delle Rose   -Zenzonelli / MatianDove le storie prendono vita. Scoprilo ora