Capitolo 15

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Quella sera tornarono in albergo a notte fonda. Christian era ancora leggermente scosso dal discorso sulla sua famiglia, tanto da perdersi nei pensieri. Mattia se ne accorse, ogni tanto vedeva gli occhi dell'altro persi, così gli stette vicino tutto il tempo, attento a sorreggerlo se avesse traballato. Salirono piano le scale, si chiusero nella stanza e poi si spogliarono accatastando i vestiti, sporchi di terra e fogliame rimasto attaccato, su una sedia nell'angolo della stanza.

<Chri vuoi andarti a lavare?> <mh? Mi hai chiamato?> si destò dai pensieri. Il biondo gli si avvicinò e gli prese la mano <Chri vieni, andiamo a lavarci> e insieme si avviarono nel bagno. Mattia lo fece sedere nella vasca e lo seguì, le gambe del biondo che accerchiavano il corpo dell'altro. L'acqua era già stata messa precedentemente da qualche lavoratore dell'albergo quindi si dedicò a passargli del sapone sul corpo, quando vide Christian riprendersi piano piano. Lo sentì sfiorargli il braccio con i polpastrelli e fargli dei leggeri grattini. <Grazie Matti!> sussurrò, mentre inclinava il collo per appoggiare la testa sulla sua spalla. <Lo sai che non mi devi ringraziare. L'hai fatto tante volte tu..> sorrise dolce il più piccolo. <è che mi dispiace aver fatto calare quest'aria di tristezza> <Chri, non ci devi pensare neanche. Questo sei tu..> disse mentre Mattia lo circondava in un abbraccio, posando la mano dietro la nuca. E poi continuò <e voglio conoscere ogni parte di te, anche la più brutta o la più triste, così posso provare a farti stare bene. Magari insieme è più semplice.> si guardarono negli occhi. <Capito?>. Il moro annuì con la testa, fece un lieve sorriso <Bacio?> e il più grande a quella domanda subito si fiondò sulle labbra dell'altro. Gli stava curando una ferita aperta da anni. Christian era convinto che il piccoletto fosse un mago, o per lo meno aveva avuto la capacità di stregarlo, quindi doveva per forza avere dei poteri. Si sentiva già meglio.

Per un bel po' di minuti nella mente di Christian balenò un unico pensiero. Era da tanto che voleva lasciarsi andare diversamente con il più piccolo, prima del sesso nella boscaglia già ci aveva pensato, ma poi dubbioso, non ci era riuscito. Voleva che il biondo sentisse che poteva fidarsi di lui completamente ed egli stesso sentiva il bisogno di dimostrarsi che era cambiato, che non l'avrebbe mai maltrattato e che sarebbe sempre riuscito a controllarsi in sua presenza. L'amava, non aveva più paura di fargli del male e quell'ultimo discorso gli aveva ancora di più infuso coraggio.

Uscirono dalla vasca, Mattia gli porse un telo per asciugarsi. Arrivato alla soglia della porta, lo richiamò <Matti?!> <mh, dimmi!> <senti..> era un po' imbarazzato. <ohi, che c'è?> gli chiese gentile l'altro quando lo vide abbassare la testa ed assumere un colore leggermente rossastro in viso. <senti...> e non finì la frase.
Era troppo complicato parlare quindi gli si avvicinò e fece capire con i gesti quello che desiderava ottenere quella notte.

Iniziò a baciare l'altro con calma, stringendolo a sé. Poi il bacio diventò sempre più frenetico. Mattia spinse il moro vicino alla porta, con la quale andò a scontrarsi e gli posizionò una gamba tra le sue, a spingere sul pene, già semi eretto. Christian a quell'attacco rispose prendendogli delle ciocche di capelli e tirandogliele indietro, in modo tale da staccarsi dalle sue labbra e avventarsi sul collo dell'altro, dove lasciò una scia di saliva e baci. Nello stesso punto gli morse e a quello il più piccolo fece uscire un gemito di dolore ed eccitazione <Chrii> emise con un tono più acuto <letto. Adesso>. A quelle parole il moro si staccò dal collo dell'altro, <no Matti... stavolta decido io che fare>.

Si sentiva deciso eppure un brivido di paura gli corse nelle vene, doveva calmarsi. D'altra parte il biondo sapeva cosa stesse passando nella testa del moro <Christian. Va tutto bene. Non mi farai male> e gli diede un bacio che tolse il fiato ad entrambi. Il più grande si spostò leggermente <non voglio essere come gli altri>, era preoccupato. <Christian, mi fai arrabbiare però. Ti sembra di essere come gli altri?> in seguito Mattia lo prese dal collo e se lo portò verso di sé <sentiti libero di fare quello che vuoi, stai tranquillo> poi portò le labbra alle orecchie, e li sussurrandogli maliziosamente continuò <che da te mi piace essere comandato> finì risbattendolo alla porta e mordendogli il lobo. E se lo istigava così, chi era Christian per non assecondare tutto ciò? <bene! Allora apriamo le danze principino> <non vedevo l'ora>.

La Casa delle Rose   -Zenzonelli / MatianDove le storie prendono vita. Scoprilo ora