Come sopravvivere al college: non andare alle feste fuori sede. (8)

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MALIA🎀

Quando ho acconsentito a farmi accompagnare a casa da Xander, mi sarei dovuta mordere la lingua.

Perché fare il tragitto con lui di fianco che si lamenta per qualsiasi cosa è l'esatta definizione di inferno personale. Avete presente quando vi ho detto che amo il silenzio? Ecco questo ragazzo non sa nemmeno cosa vuol dire.

"Avventuriera mi stai ascoltando?". La sua voce calda mi riporta alla realtà, facendomi notare per l'ennesima volta che mi ero persa nei miei pensieri.

Di nuovo.

"Uhm uhm" mi porto una mano alla bocca mordicchiando la pellicina che circonda l'indice. Xander fa una smorfia disgustata, e successivamente alza gli occhi verso il cielo.

Stringo i denti, e riporto la mano in vita, incrociando le braccia come se fossi una bambina arrabbiata.

Sono ben consapevole di non fare paura nemmeno a una mosca.

"Qualcosa la turba sua altezza?" lo sbeffeggio, ma l'occhiataccia che mi aspettavo provocandolo non arriva. Anzi, Xander, alza le spalle con nonchalance facendomi ribollire di rabbia.

"Ti rovinerai le unghie così, è inutile come gesto mangiarsi le pellicine. Ti fai male e basta" proclama, come se le sue parole mi possano fare smettere di mangiarmi le unghie.

"È per lo stress" confesso, e nonostante sia una piccola bazzecola in confronto a quello che penso davvero, quelle quattro parole mi riportano al passato.

"È lo stress mamma" sbuffo, alzando il vestito a strascico che ormai stava toccando terra. Quanto odio quei vestiti, mi sento solo un enorme marschmallow rosa ricoperto di glassa. Buono sì, ma ti fa venire la nausea dopo un po'.

"Stress? Quella stressata dovrei essere io che tra dieci minuti ho una conferenza con degli acquirenti importantissimi, non tu!" esclama mia madre, facendo sussultare le parrucchiere che stanno tentando di acconciarmi i capelli in uno chignon. Peccato che quelle povere donne sono da mezz'ora con le mani tra i miei capelli e non hanno ancora capito che non riusciranno a concludere un bel niente. I miei capelli sono liberi e ribelli, un po' come me. Rossi con il fuoco che mi divampa nelle iridi verdi, ricci e ribelli proprio come l'adrenalina che mi sta salendo in corpo.

Ma come ogni volta, non fermano il loro lavoro per le grida di mia madre, ormai si sono abituate. E come sempre, d'altronde, quello che mi passa per la testa non deve diventare una preoccupazione che la distolga dal suo discorso di inaugurazione dell'ennesima casa in tre mesi. Sinceramente non voglio nemmeno sapere la somma in denaro dei soldi che ha speso per l'attico acquistato da poco. A quanto siamo? Il settimo?

Le sue preoccupazioni sono quelle, le mie a detta sua sono inutili.

"Gli stessi acquirenti che un mese fa ti hanno scaricato con la scusa: non possiamo più affiancarti perché non hai più bisogno dei nostri assegni. Quegli acquirenti mamma? O nel giro di qualche settimana ne hai trovati altri che tempo qualche mese e molleranno la presa sugli investimenti. Siamo in democrazia mamma! Non hai potere di tenere in pugno tutti quelli che ti versano dei soldi"

Non hai potere di tenere in pugno me e la mia vita, sono le parole che avrei voluto dirle davvero.

Negli occhi marrone freddo di mia madre, così lontani dai miei verdi caldo qualcosa si accende, qualcosa che la spinge ad alzarsi in piedi e perdere le vesti di signora suprema del mondo, indossando finalmente quella da genitore.

"Hai solo quindici anni Malia, sei solo un'adolescente che parla senza sapere quello che sta dicendo. Dovresti ringraziare per i soldi che hai non cercare di mettermi i bastoni tra le ruote!" urla, e per la prima volta tutti i dipendenti si fermano e alzano gli occhi verso di lei.

Più di mille segretiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora