Fighting my anxiety constantly, I try to control it.
~control
Ecco il momento che ho aspettato come una bambina aspetta la mattina di Natale: la Washington University, il mio sogno proibito fin dall'età di 14 anni.
In realtà il mio sogno è sempre stata l'America, ma ritrovarsi davanti ai battenti dell'università per eccellenza di Washington fa un effetto che è peggio del caffè di sera tardi. Ho un misto di ansia e paura che insieme formano una 'bomba a rischio svenimento'. Ripasso a mente tutte le cose che devo dire e fare: segreteria, orario, laboratorio 202, psicologia.
Per essere una che ha la memoria a breve termine dovrei cavarmela.
Respira Malia, ricordati solo di respirare.
Spingo la porta che si apre come per magia, e quel che vedo mi fa fare un passo indietro incerta...saranno 700 studenti solo sul corridoio principale.
Ed eccola lì che inizia a bussare alle porte della mia mente. Per una volta ti chiudo fuori.
"Primo giorno?". Un ragazzo mi si affianca stringendosi la cinghia dello zaino, gli lancio un'occhiata prima di tornare a fissare un punto davanti a me.
"Da cosa lo deduci?" chiedo, incamminandomi verso la segreteria, se ci avessero dato un maledetta mappa forse mi sarei potuta orientare di più no?
Una mano grande mi afferra la spallina dello zaino tirandomi indietro. "Scusa, odio dover correre per raggiungere le persone"
Sbuffo, rallentando leggermente solo per far sii che molli la presa.
Ecco un'altra cosa che odio, le persone che mi toccano.
"Cammini incerta, hai lo sguardo di una coniglietta spaventata, ed è la terza frase che ti dico senza essermi neanche guadagnato un'occhiata. Dici che sono motivi validi?"
La sua voce mi fa fermare, e ruotare il busto verso di lui. Il ragazzo davanti a me fa un sorriso, e inspiegabilmente anche i suoi occhi verdi sorridono con lui.
"Contento?" domando, sollevando le braccia e inarcando un sopracciglio. Il signor 'non voglio accelerare per stare al tuo passo' solleva un angolo della bocca facendo una mezza smorfia.
"Ora un po' si, anche se ho il presentimento che tu mi stia sfottendo"
"Tu dici? Diamine, non so nemmeno chi tu sia" ribatto, alzando gli occhi al cielo.
Riprendo a camminare fregandomene altamente della sua risposta, ma la sua mano si posa di nuovo sullo zaino.
Ok, adesso basta.
"Senti chiunque tu sia e..."
"Xander" risponde.
"Ok Xander, notizia dell'ultima ora, io odio rallentare per le persone, soprattutto se non le conosco. Deduco dal tuo atteggiamento che questa scuola non ti è nuova, quindi invece di perdere tempo con una matricola che non gliene può fregare di meno, vai a infastidire qualcun altro, ma lasciami in pace ok? Mi hai già fatto perdere abbastanza tempo."
L'occhiata che poi mi scocca mi fa perdere la mia sicurezza, il suo sguardo giocoso si sofferma un po' troppo sulla scollatura della camicia bianca. "Bella camicia, hai buon gusto"
"Vaffanculo" esclamo, incrociando le braccia al petto. Andiamo, sono passati solo cinque minuti e ho già detto la prima parolaccia della giornata?
Mi giro andandomene ignorando le sue proteste di riacciuffarmi dalle spalle. Cerco di non ridere quando sento un tonfo dietro di me segno che probabilmente è caduto nel tentativo di attaccarsi allo zaino. Scuoto la testa mentre i sussurri in corridoio si fanno più vividi e netti, e le occhiate che mi rivolgono le persone mi fanno serrare gli occhi per non perdere l'andatura del passo che spero di tenere sicuro e deciso fino alla fine. Avete presente la sensazione di essere il fiore nero in un campo di rose bianche? Ecco, è esattamente così che mi sento. Cerco di confondermi in mezzo agli altri, ma per una cosa o per l'altra finisco sempre con le occhiate di disapprovazione puntate sulla schiena. È una cosa semplicemente odiosa.
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Più di mille segreti
Romance"In un campo di rose bianche senza spine, voi siate la rosa nera che punge" Malia ha 18 anni, è figlia di una delle famiglie più ricche degli Stati Uniti d'America, ma ha deciso di lasciarsi alle spalle quella vita per ricominciare come studentessa...