9 - Raining.

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Una settimana dopo Wanda era già a casa.
Riceveva molte visite, era molto conosciuta in quel quartiere. Fiori, dolci, di tutto.
Entravano ed uscivano tizi con del metallo in faccia e tatuaggi in ogni luogo.
Dall'incidente a quella settimana, almeno una cinquantina di persone, in gruppo o da sole, erano venute. Edward era stanco di aprire il portone. Ma non poteva dirle di no. Dopotutto non capita tutti i giorni di venire avvelenati. I suoi cuginetti la chiamavano Biancaneve, come lei avvelenata da un cibo. Era molto buffo, ma particolarmente vero. Wanda aveva gli occhi glaciali e scintillanti che stavano riprendendo colorito. Ha rischiato. Molto.
Ma come il suo carattere, forte e determinato, è riuscita a scampare alla peggior nemica dell'uomo: la morte.
Dan stava chiuso nel suo appartamento. Non aveva il coraggio di vedere Juliet, Edward, e soprattutto Wanda.
Era capitato quel casino a causa sua, no?Perche farsi vedere da qualcuno che adesso lo odia?
Lei era ancora troppo debole per alzarsi dal letto.
Juliet stava con lei quando era da sola, e Wanda era contenta di avere trovato un'amica così. Era conosciuta, sì, ma lei era... speciale, diversa. E per questo erano diventate amiche. Entrambe anticonformiste.
Dell'incidente si ricordava solo che aveva aperto la scatola e mangiato un semplice cioccolatino, poi nulla. Il buio.
«Hai preso il medicinale?» Juliet osservava i poster nella sua stanza: ragazzi emo, oppure punk, con piercing ed un trucco pesantissimo (per poi non parlare del look!) erano quasi dappertutto.
«Sì, poco fa. Se vuoi mi accendi lo stereo e puoi andare.» Sorrise. Il sorriso non le mancava mai.
«Ah, un'ultima cosa... Dan... È qui?»
«Non si fa vedere.» Disse Juliet, prendendo un disco random e posizionandolo nello stereo.
«No, prendi quello dei Nirvana, quello col bimbo.»
Juliet ritrasse le mani e prese altro cd.
«Come mai non si fa vedere?» Domandò la ragazza dai capelli rosa.
Juliet scosse la testa, cliccando play.
«Si sente in colpa, è ovvio. Ci tiene a te.»
«Ed io tengo a lui.» Mormorò, accennando ad un sorriso. «Semmai lo dovessi vedere, digli che non è colpa sua e non sono arrabbiata con lui.»
«Lo farò certamente.»

«Notizie di Dan?» Juliet stava ordinando la sua libreria. La ricca libreria che adorava. Qualsiasi genere di libro, lei lo aveva.
«Busso quasi sempre alla sua porta. È ridicolo arrivare a tanto.»
Lei gli lanciò un'occhiata fulminante.
«È giusto che si senta così... Suvvia, se vedessi me avvelenata che faresti?»
Si pentì subito delle parole pronunciate. Dopotutto cos'era lei per lui? Un'amica?
«Hai ragione.» Mormorò.

«Amico, so che ti senti in colpa, ma fatti vedere almeno.» Silenzio, lo stesso da una settimana. Edward provava per non-so-quante-volte di farlo uscire.
«Ci provo io.» Sussurrò pianissimo Juliet, come se parlasse per se stessa.
«Wanda vorrebbe parlarti, non è arrabbiata con te, ma é troppo debole per alzarsi.» Aggiunse Juliet.
Si sentirono finalmente dei passi, sempre più forti. Dan aprì la porta.
Aveva una barba incolta e gli occhi stanchi, spenti.
«Vuole vedermi?» Domandò stranito. Juliet annuì con il capo, indicando la porta.
«Va da lei.» Continuò la ragazza, mentre Dan si affrettava a scendere le scale. Quasi con timore, entrò nella porta aperta della rocker.

«Mi chiedo sempre come fai a fare queste magie.» Edward si sedette su un gradino, come aveva fatto la ragazza.
«Io non ho fatto niente, è il potere dell'amore intenso, puro, vero.» Rispose gesticolando.
Edward la guardò intenerito. Si alzò, tendendo la mano a Juliet.
«Sbirciamo?» Ridacchiò, afferrando la ragazza e trascinandola giù.
Fecero piano e si nascosero dietro al muro.
«Mi sono spaventato. Più di tutti. Sai perché? Tu sei la mia saetta, la mia forza, il mio coraggio. E se questo cambie...»
Wanda lo afferrò per il colletto della polo e lo avvicinò a sè.
«Sei meglio di tutti i dischi che ho. Ed io amo i miei dischi.» Sorrise, per poi... baciarlo.
Eh, si, Dan ce l'aveva fatta! Finalmente toccava le labbra carnose di colei che amava. Si sedette sul margine del letto, mettendo le mani nei capelli riccioluti di lei ed approfondendo il bacio. Ecco, forse un pò troppo.
«Su, andiamo.» Sussurrò flebilmente Juliet, lanciando un'ultima occhiata ai due piccioncini.

«Wow, ancora non credo ai miei occhi.» Edward sorrise. Finalmente il suo amico non lo avrebbe riempito più di discorsi su Wanda. O sarebbe stato peggio?
«Cioè, io pensavo che Wanda fosse tutta discoteche e tatuaggi, e...»
«L'apparenza inganna.» Rispose Juliet.
«Miseriaccia, i tuoi proverbi azzeccano ogni situazione.»

Due giorni dopo Juliet andò a fare una passeggiata da sola, per chiarirsi le idee.
Doveva continuare a nascondere i suoi sentimenti?
Mise le pime cose che le capitarono: una felpa bordeaux, pantaloni blu ed una giacca di jeans. Fece velocemente una treccia ed uscì. Il cielo era nuvoloso. Sarebbe ritornata presto, quindi niente ombrello.
Prese la sua borsetta a tracolla viola, per poi uscire silenziosamente.
Doveva dire che cosa provava ad Edward?
Si stavano per baciare ma... lui lo voleva?
Era veramente un bacio che stava per dare il ragazzo? Lui l'amava?
E se non avesse ricambiato? Se la loro unione si sarebbe spezzata?
Tante domande, poche risposte.

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Tuonò. Cavolo, doveva portarsi l'ombrello.
Doveva prevedere meglio il tempo della passeggiata.
Fece retrofront e s'incamminò, accelerando sempre il passo.
Un altro tuono. Juliet alzò lo sguardo, fermandosi. Una goccia cadde sulla sua fronte. Poi due, sei, dieci, trenta...
Iniziò a piovere, ecco tutto.
La strada per casa era ancora un'pò lunghetta. Cavolo, doveva ripararsi da qualche parte.
Dopo una corsetta veloce, sentì una voce che conosceva bene.
«Juliet!» Urlava, correndo anch'esso.
«Miseriaccia, neanche tu hai un ombrello?» Continuò frastornato.
Lei scosse la testa, per poi prendere la mano di Edward e correre di nuovo.
Fecero cadere l'ombrello di un uomo davvero elegante, e stavano quasi per essere investiti da un'auto che non li aveva visti.
Arrivarono finalmente in un vicolo, riparati da un tendone.
Scoppiarono a ridere, inzuppati fradici.
Poi tutt'ad un tratto finì di piovere.

Si guardarono straniti, perplessi, stupiti.
E si guardarono, negli occhi. Lui negli occhi marroni di lei, la sua terra, il suo terreno in cui coltivare amore.
E lei nei suoi occhi verdi, un verde mare in cui perdersi, nuotare ed esplorare.
E spinti da un desiderio bramoso, senza riflettere per una volta, le labbra di lui toccarono quelle di lei. Erano soffici, candide e profumate. Approfondirono il bacio, che aspettavano da tempo.
Era un momento magico, uno raro.
Juliet sognava i baci sul mare, magari al tramonto... Invece ora lei era in tenuta sportiva, bagnata ed un'pò raffreddata.
Si guardarono: Edward guardò le sue labbra, rosee e dolci. Ed appena lei sorrise, sorrise anche lui.
Il suo sorriso era contagioso.
Ecco, niente parole. Bastò uno sguardo per farli conoscere. Bastò uno sguardo per capire che erano complici. Bastò uno sguardo, per amarsi.
«Dai, ritorniamo a casa.» Disse Edward, col cuore che batteva all'impazzata.
Aveva baciato Juliet. Aveva baciato Juliet!
Niente più rimorsi, niente più segreti, niente più amici. Non erano più niente.
Anzi, sì. Erano lui e lei. Juliet List ed Edward Greenwalt.
Juliet posò la mano sul petto di Edward.
«Il tuo cuore batte forte.» Osservò.
«Perché ti amo.» Rispose lui, accarezzandole il viso.

Appena varcarono la soglia della porta, mano nella mano, trovarono Wanda che iniziava a camminare insieme a Dan, che la guidava. Erano tutti felici.
«Ma dove siete stati? Siete zuppi d'acqua.» Si lamentò Dan. Ma poi notò un sorriso compiaciuto sul voltò di entrambi. Forse...
«Ragazzi... è come penso io?» Juliet guardò la mano di Edward nella sua, e sorrise.
«Oh, complimenti!» Disse Wanda, appoggiandosi al braccio del suo ragazzo.
Edward notò che dall'arrivo di Juliet quella casa si era rianimata: era lei, il miracolo che aspettava.

Il giorno dopo Juliet si svegliò nervosa.
Come doveva comportarsi? Doveva fare finta di niente, baciarlo, essere la perfetta ragazza?
Sì vestì e scese a fare colazione da Wanda.
«Come devo comportarmi?» Domandò, facendo roteare il cucchiaino nella tazza di latte.
«Sii te stessa. Se lui ti ama, è per quello che sei.»
Wanda giocò col piercing al labbro. Ora aveva una pallina blu, come gli occhi di Dan.
«Quando starò meglio io e Dan ci faremo un tatuaggio.»
Un altro? Non era passato molto dalla saetta incisa sul polso del ragazzo.
E poi Wanda aveva tutto il braccio destro ricoperto di segni cinesi ed altro.
«Cosa vi tatuate?» Juliet bevve le ultime gocce della tazza.
«Una scritta: baby. Ci chiamiamo così.»

Uscì dall'appartamento della sua amica.
Fece per chiudere la porta, quando quella di Edward si aprì. Girandosi entrambi, finirono l'uno contro l'altro.
«Scusami.» Balbettò piano la ragazza.
«Sta tranquilla.»
Okay, era decisamente imbarazzante.
«Mi piace la tua maglietta.» Disse Edward.
Era un semplice maglioncino bordeaux. Niente di che. Juliet volse lo sguardo per terra.
«Beh, rosso come te.» Sorrise.

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