11 - Agression.

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«Chi sarà mai a quest'ora?» Borbottò Edward, grattandosi il naso.
Sbadigliò, andando verso la porta.
Erano le tre bollate di mattina, ed era domenica.
Aprì la porta, e trovò un ragazzo dai capelli corvini, con due occhi rossi, quasi fossero fuoco. Una giacca di pelle sgualcita e sbiadita, le nocche scorticate.
«Che ci fai qui?» Esclamò Edward, facendolo entrare.
«Devo parlare con la ragazza.»
Aveva una voce rauca e molto arrabbiata.
«Un attimo. Come conosci Juliet?»
Il ragazzo sorrise malignamente.
«Mi conosce molto bene.» Rispose freddo, salendo le scale.

«Oh, Edward, smettila di bussare!»
Quando Juliet aprì la porta trovò la persona più indesiderabile della sua vita.
«Ciao Juliet.» Mormorò, sorridendo come uno psicopatico.
«Ciao.» Rispose, sgranando gli occhi.
Lui entrò rudamente, e lei chiuse la porta. Aveva un tanfo di alcol e fumo addosso. Insopportabile. E non era la persona che conosceva.
«Cosa ti fa venire alle tre di mattina qui? E perché hai questa puzza addosso?» Domandò gelida.
Lui si girò verso la ragazza.
«Cara piccola ed innocente bambina... Davvero non ci arrivi?» Di nuovo quel sorriso da psicopatico. La ragazza deglutì perplessa.
Juliet iniziava ad avere paura.
«Non esiste nessun Mark Sweatter.» Enfatizzò, mentre Juliet stava per svenire.
Come non esisteva nessun Mark? Tutto era un menzogna. Con quale coraggio si presentaa poi! Era decisamente uno scherzo.
«Tutto programmato e pagato. Sono Zack Gillson. Ubriacone senza cuore e che adora i soldi. Volevo persuaderti... sedurti. E nelle vesti di qualcun altro potevo riuscirci. Quello che ho sempre voluto essere.»
Si avvicinò pericolosamente alla ragazza, annusandole il collo.
«E poi mi piacevi, bambina. E se ti sposavo mi sistemavo a vita. Dentro casa una bestia, fuori l'amabile riccone.»
Juliet iniziò a tremare, con gli occhi spalancati. Non sapeva che pensare, tutto era buio. Sentiva solo la voce di quell'uomo, che le spiegava che in realtà è un approfittatore.
«Ma qualcosa è andato storto.» Continuò, bloccando Juliet che cercava di divincolarsi.
«Tu mi hai lasciato. Ho rubato la tua lettera. Ho cercato di avvelenare il tuo amichetto, ma non è andata così. Ma alla fine, proprio ora troietta, qualcosa succederà e sarai costretta a stare con me.»
Sgranò gli occhi, tappando la bocca di Juliet.
Mark si tolse la cintura, e la impugno come un frusta. A Juliet si congelò il sangue, iniziò a piangere, consapevole di tutto. Mark si slacciò i pantaloni e stava per fare lo stesso con quelli di Juliet, con estrema rudezza e malignità.
La ragazza gridava fortissimo, e piangeva, sempre più consapevole di quello che voleva combinare. Impotente. Ecco la parola per descriverla in quel momento.
No, non poteva succedere tutto quello. Gridò, anche se la mano di Mark era stretta sulla sua faccia, non riusciva a respirare ed era incastrata tra il corpo di lui e il muro.
«Muta!» Disse, schiaffeggiandola. Un bruciore intenso pervase la guancia della ragazza, che cercava ancora di sferrare un calcio od un pugno.
Mark sorrise malvagiamente, decisivamente instabile. Afferrò il viso della ragazza e la baciò violentemente. Il colpo fece male a Juliet, risentire quelle labbra era una sensazione brutta e strana. Specialmente se quello che voleva fare era vero. Riuscì a liberare una mano, nonostante il dolere incessante.
Lei afferrò i capelli di Mark/Zack e lo allontanò.
«Edward!» Disse più volte. Anzi, gridò.
Gli lanciò una ginocchiata nelle parti basse, facendolo agonizzare a terra.
Aprì la porta velocemente e trovò Edward ansimante e disperato. Di certo la vista di un uomo che vuole violentare una donna è qualcosa di orripilante. Specie se sei il suo ragazzo!
«Juliet!» Urlò, mentre lei scoppiò in un pianto disperato, come mai era successo. Le lacrime scendevano a fiotti, come un rubinetto aperto. Lui diede un pugno nella pancia del moro, ringhiando, giusto il tempo per comporre il numero. Lo avrebbe ammazzato, se solo non si andasse in prigione per ciò. Voleva fare del male a Juliet. «Stronzo!» Sbraitò, colpendolo un'altra volta alla pancia.
Prese il telefono e chiamò velocemente la polizia. Disse in fretta indirizzo e tutto, anche se Zack aveva riacquisto le forze.
«No, non farlo Ed!» Sbraitò Zack. Si alzò, prendendo Edward per il collo ed intrappolandolo contro il muro.
«Lascialo!» Gridò stridendo la ragazza, tirandogli i capelli. Era disperata, il cuore in tumulto, vivendo gli attimi più brutti della sua vita. La faccia pallida del suo ragazzo, alternata a quella rossa per la mancanza d'aria, era straziante. Mark è uno psicopatico.
«Che succede qui?!» Ringhiò Dan, lanciando un pugno sulla faccia di Zack.
Lo colpì al centro, proprio sul naso. Infatti colò del sangue da esso.
Zack alias Mark cadde a terra, estremamente debole.
Suonarono al campanello e Wanda, che nel frattempo stava salendo le scale, spaventata da quelle grida, corse ad aprire. Tre poliziotti, in divisa, fecero irruzione, entrando di soppiatto nell'appartamento.
Uno di essi chiese a Juliet «Va tutto bene?» con voce calma e rassicurante.
Lei annuì, ancora sotto shock. Era rimasta con i bottoni dei jeans slacciati, quindi li riallacciò. Voleva violentarla. Voleva abusare di lei. E voleva...Voleva metterla incinta. Non credeva che Mark fosse così mentalmente instabile, perché chi ha solo un pensiero su questo è un uomo insano.
Edward corse contro Juliet, inginocchiandosi, abbracciandola come non mai.
«Ssh.. Non piangere. Ci sono io ora.» Sussurrò alla ragazza, con voce tremante e con gli occhi ancora umidi per l'aria che gli era mancata. Un livido rosso era comparsi nel collo del ragazzo, e lei lo accarezzò con la mano che tremava. Anche lei aveva un livido sulla guancia e nei polsi. Ma la vera ferita ce l'aveva dentro l'anima.
La violenza è l'ultimo rifugio degli incapaci e solo un piccolo uomo fa violenza sulle donne per sentirsi forte. [cit.]

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