16 - The very true.

70 11 0
                                    

«Mi aggiusti la cravatta?» Edward assunse lo stesso tono impassibile, proprio come la sua espressione, mentre con calma e pazienza la ragazza gliela sistemava.

«Posso venire se vuoi.» Bisbigliò Juliet, come se avesse paura della sua reazione.
Edward aveva esplicitamente detto a Juliet di stare fuori da quella faccenda, perché non la riguardava e non doveva immischiarsi.
«No. È una questione delicata, e tu non sei coinvolta. Quindi perché metterti nei pasticci se ne sei tranquillamente fuori?» Ringhiò Edward, come faceva nelle ultime settimane. Juliet lo sopportava, anche se non riconosceva più il vecchio Edward. Ora era più monotono, meccanico e decisamente scrupoloso.
Ogni giorno si ripeteva che il successivo sarebbe cambiato, cosa non vera.
«Scusami. Ma sono un'adulta e posso decidere pure io cosa fare, o no?» Lanciò un'occhiata al ragazzo, che si infilava la giacca di pelle nera.
Anche nel vestiario era cambiato. Non era più il vecchio trasandato Edward, quello che si metteva la prima cosa che capitava, mangiava a grandi bocconi ed aveva sempre i capelli in disordine.
Ora sembrava un uomo d'ufficio, senza offesa, tutto pettinato, in ordine, senza alcuna cosa fuori posto.
Stava quasi sempre fuori di casa, a far cosa non si sa, e questo disturbava Juliet.

«Ci vediamo stasera.» Fu l'unica cosa che sentì, oltre al chiudersi della porta.
Per colpa sua la loro relazione poteva essere compromessa. Stava male per lui, e forse anche lei. Ma lo aveva fatto per metterlo al sicuro e perchè lo amava veramente.
E per questo Juliet non voleva dargliela vinta. Lanciò un'occhiata alla camicetta verde sul suo letto.
Era ora di agire a fin di bene, il suo e quello del suo ragazzo.

«Vedremo chi ci sarà o no.»

Edward si guardava intorno spaesato. Tantissime persone, tra avvocati, giudici, ed anche persone comuni erano elegantissimi e si muovevano ad una velocità elevata. Sembravano robot, ognuno con un compito da svolgere.
Osservò il foglio dei processi appeso nella bacheca.
Quando trovò il nome del fratello e del suo assassino, notò l'aula in cui si sarebbe svolto tutto ciò.
«Stanza B-12A.»

Chiese alcune informazioni, e quando entrò nell'aula lo vide.
Lo stavano scortando due poliziotti in uniforme, mentre lui cercava di divincolarsi.
Pazzo, ecco cos'era. Ancora non lo aveva perdonato per ciò che aveva fatto alle persone più care nella sua vita.
Edward adocchiò velocemente il tenente Russel e prese posto accanto a lui ed ad una sua collega della polizia scientifica.
«Sarai chiamato a fornire la tua versione tra poco. Mostra i documenti e ciò che ti ricordi del corpo esanime di tuo fratello.» Disse un altro poliziotto, sedendosi accanto a lui. Era un uomo con i baffi, che faceva ricordare i vecchi western.
Il tenente Russel aveva una faccia non buona, era pallido e due profonde occhiaie solcavano il suo viso, prossimo ad eventuali rughe.
«Sta bene tenente?» Chiese il poliziotto che si era seduto accanto ad Edward.
«Oh, si colonello.» Teneva un foglio arrotolato in mano, e sudava freddo.

Juliet raggiunse frettolosamente l'aula. Notò dei capelli rossi in prima fila, e si sedette qualche banco più in là. Sapeva che aveva disubbidito ad Edward, ma leggere il nome del suo ex fidanzato come colpevole, l'aveva lasciata di stucco.

Sapeva ormai che Mark/Zack era un impostore, e che per poco stava per farle... Insomma, un approfittatore.

Ma scaraventare da un palazzo un suo ex amico, era da lui?

Eppure eccolo lì, terrorizzato e con gli occhi spalancati.

L'ingresso del giudice fece zittire il mormorio di sottofondo.

«Oggi si tira in causa un omicidio.» Incominciò l'uomo, che poteva avere una quarantina d'anni.

«Si accusa che l'imputato Zack Gillson abbia ucciso Luke Joe Greenwalt, entrambi detenuti.»

Red like youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora