CAPITOLO 1

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PRIMA PARTE: A REVOLUÇÃO

Ciò che conta in un matrimonio felice non è quanto si sia compatibili, ma quanto si sia capaci di gestire le incompatibilità.
(Lev Tolstoj)

"Credo in te, perché ho tutto per essere felice e non lo sono, non posso essere coinvolta con uomini che vogliono davvero sposarmi, perché penso solo a te, mi dispiace per aver provato questo amore per te. Non ho alcun contatto con nessun uomo, non posso, voglio solo te, fare l'amore con te, ma ho bisogno di dimenticarti…

Meu amor como queria comigo."

Questa è la classica chat messenger che ricevo, di frequente, dalla mia amica Facebook Mariana. Le solite frasi appassionate con la solita frase finale in portoghese. Chissà perché ogni volta è così: un suo messaggio ben tradotto in italiano e poi l'ultima frase nella sua lingua, che comunque a me suona bene come finale, senza bisogno di tradurlo da Google; mi affascina, mi appassiona, facendomi fantasticare un significato ogni volta squisitamente differente, a seconda del mio stato d'animo del momento. A volte invece ricevo messaggi completamente nella sua lingua che devo tradurre.

È la prima volta nella mia vita che una donna impazzisce per me. Ma non capisco il perché, non sono un uomo che possa far perdere la testa a una donna.

Ho 46 anni e non mi è mai successo. Sono alto uno e settantatré, peso circa 80 chili (quindi sono piuttosto pienotto), ho il naso importante (diciamo importante per non dire grosso), ho gli occhi castano scuri e capelli solitamente corti (perché sono irritantemente crespi) e leggermente brizzolati (forse questo è l'unico particolare che mi conferisce un pochino di fascino).

Insomma sono uomo medio, di fascino medio che incrociando in una strada qualunque, una donna qualunque, anche di media bellezza, potrei essere alla sua vista invisibile. E tutta questa passione amorosa che Mariana esprime nei miei confronti effettivamente non la comprendo e non posso neanche presupporre che lei possa essersi invaghita del mio "fantomatico intelletto dello scrittore". Almeno all'inizio mi pareva che fosse così, quando iniziai a postare in Facebook i primi capitoli del mio primo romanzo, poi pubblicato. Mi ricordo ancora come se fosse ieri una sua chat messenger:

"Adoro sua maneira de escrever".

E mi aveva accompagnato alla chat un allegato di un mio capitolo tradotto addirittura in lingua portoghese. Poi Mariana cominciò a tempestarmi di messaggi di complimenti personali trascurando un piccolo particolare: che mi avrebbe gratificato maggiormente un suo complimento alla mia attività dello scrittore, piuttosto che al mio fantomatico fascino. Quello che mi stupisce di Mariana è il fatto che non mi ha mai mandato foto osé, fuori dalle righe. Ma, piuttosto, sue bellissime foto dei luoghi meravigliosi in cui vive. È sempre raffinata e garbata. Dopo tutta questa presentazione della mia amica virtuale brasiliana, fautrice della revolução, non ho però menzionato un fattore decisamente importante e cioè che tuttora sono sposato con Lucilla da quasi venti anni. Siamo entrambi di Vigevano e viviamo tuttora in questa città, conosciuta da tanti per la sua splendida Piazza Ducale. Non posso dire che siamo felicemente sposati e questo è un aspetto divenuto oscuro nella mia vita, molto probabilmente per colpa mia. Insomma, il matrimonio non mi gratifica e il lavoro men che meno. Considerando, inoltre, che io e Lucilla non siamo riusciti ad avere figli, è così sorto il mio desiderio impellente di fuggire via lontano da tutto e da tutti. Fuggire in un posto lontano e indovinate dove? Ovviamente in Brasile da Mariana.

"Prometto di esserti fedele sempre, nella buona e nella cattiva sorte, in ricchezza e in povertà, in salute e in malattia..."

Il matrimonio fra me e Lucilla fu celebrato nel lontano maggio del 2000 da Don Galdino. Ho un bellissimo ricordo del nostro matrimonio. Fu una cerimonia nuziale in chiesa, meravigliosa. Il matrimonio è la cosa più bella ed emozionante che io non abbia mai provato nella mia vita. Don Galdino, attualmente parroco di Sesto Calende, che fra l'altro è cugino di mia moglie, fece un'omelia incantevole. Espose una bellissima metafora dell'unione fra due persone e il paracadutista. In sintesi disse che sposarsi è come essere attaccati a un paracadute, dove uno o l'altra ci si fida ciecamente mettendosi nelle mani del proprio partner. Il pranzo nuziale fu perfetto, il cantante convinse mia moglie, molto timida, a ballare un lento con me, sulle note di "I Will Always Love You" di Whitney Houston. La prima notte di matrimonio fu indimenticabile. Si dice che il primo amore non si scorda mai, ma si può dire altrettanto anche per la prima notte di nozze. Tutte le percezioni dei sensi erano amplificate e penso che se quel giorno avessimo cercato un figlio, sarebbe sicuramente arrivato. Ma, nonostante avessimo già l'età giusta, non ci sentivamo pronti, volevamo goderci ancora qualche anno da sposini. Il giorno dopo del matrimonio, io e la mia amata Lucilla partimmo per Creta come prima meta della nostra luna di miele. Lì trascorremmo una settimana per poi trasferirci a Rodi per un'altra settimana di vacanza. Fu tutto incantevole. Mi ricordo che a Lucilla piaceva giocare prima di fare l'amore, ma anche a me piaceva, naturalmente. Ci piaceva prenderci in giro e poi fare sesso in qualsiasi orario. Rammento quella sera, completamente nudi sul letto della camera dell'hotel. Lucilla misurò divertita il mio pene utilizzando il righello del calendarietto tascabile. Ci rimasi sbalordito perché la conobbi che aveva la nomea della ragazza seria (nel senso che non era il tipo di facili ironie su argomenti che riguardassero il sesso) e invece aveva smentito le malelingue. Cominciò poi la vita comune sotto lo stesso tetto e fu una parabola ascendente del nostro affetto benevolo, ma discendente del nostro amore carnale.

Anche se sembrerà assurdo la nostra "cattiva sorte nella salute" cominciò, già subito da fidanzati, nel lontano 1996 e riguardava proprio me quando mi fu diagnosticato l'adenoma ipofisario. E questo è un aspetto che divenne oscuro nella mia vita, ma non per colpa mia. Scoprii di avere una patologia rara e subdola che molto probabilmente avevo già dalla nascita. Nessun specialista seppe darmi chiare spiegazioni della causa della formazione dell'adenoma ipofisario. E se come tipo di tumore benigno poteva trasformarsi in maligno. Tutto ciò perché la letteratura medico scientifica non si sviluppò molto, trattandosi appunto di una patologia poco diffusa negli uomini.

Il mio nome è Giulio, Giulio Garavaglia e ora racconto come ho scoperto di avere l'adenoma ipofisario.

Adenoma significa tumore, per fortuna benigno, ed è precisamente alla ghiandola dell'ipofisi. Nel lontano 1996 scoprii di avere un serio deficit erettivo durante i rapporti con la mia Lucilla. Avevo 29 anni ed era circa un anno e mezzo che mi ero lasciato con la mia ex di Milano. Evidentemente la mano amica Federica, così intima e rilassante, non mi aveva dato modo di accorgermi del problema. La mano amica sa quello che vuoi e viaggia insieme alla tua fantasia più erotica per fare esplodere i tuoi desideri più libidinosi, nella tranquillità più assoluta. In un rapporto carnale il discorso evidentemente cambia e ti viene presentato il conto freddo e implacabile: non va, non va, non va e non va. Insomma non c'è niente da fare, l'uomo quando non c'è, non c'è. Ma secondo voi donne, un uomo che dovrebbe essere nel pieno della sua vigoria sessuale potrebbe convincersi, così facilmente, di andare a farsi vedere da uno specialista per problemi di prestazioni amorose, con la propria partner? Certo che no! Invece noi uomini, secondo me, dovremmo sottoporci a una visita andrologica, subito da giovani, come fanno le donne con le visite ginecologiche. Così Lucilla, dopo una serie di rapporti intimi deficitari, mi convinse di farmi visitare dicendomi:
<<Giulio, ascoltami bene, o vai a farti vedere da uno specialista o ti mollo!>> Me lo disse in una sera stellata di maggio, appartati in auto su una stradina di campagna. Si vedevano una moltitudine di lucciole luminose nei prati e invece di sentirmi dire:
<<Amore mio è stato bellissimo stasera>>, a causa del mio ennesimo fiasco, mi diede candidamente l'ultimatum, guardandomi con i suoi occhi blu, che sembravano due fessure del cielo illuminate dalla luce tenue della luna.

Pensando che fosse un problema psicologico andai da un professionista di Milano proprio specializzato in problemi che riguardavano la sfera sessuale. Feci una serie di sedute che terminarono, proprio a ridosso, della partenza per le vacanze insieme alla mia Lucilla Montonati. Erano le nostre prime vacanze da fidanzati. Lo psicologo, alla fine dell'ultimo appuntamento, mi fece anche uno speciale trattamento di pranoterapia ed emise, in conclusione, un referto medico verbale: "Lei signor Garavaglia Giulio non è affetto da nessun problema organico. Il suo deficit erettivo è tutto causato da problemi psicologici". Eravamo al mare e sembrò che nei rapporti ci fu un miglioramento ma le cose precipitarono comunque tornando al punto di partenza. Cosicché, al rientro dalle vacanze, decisi di andare da un andrologo di Milano: lo studio Bossi specializzato in andrologia e sessuologia.

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