CAPITOLO 22

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"Il suicidio è l'estremo tentativo di migliorare la propria vita."
(Michelangelo Buonarroti)

CARO GIULIO, LA MIA VITA SENZA DI TE NON HA PIÙ SENSO, HO DECISO DI FARLA FINITA... ADDIO!

CARO GIULIO, LA MIA VITA SENZA DI TE NON HA PIÙ SENSO, HO DECISO DI FARLA FINITA... ADDIO!

CARO GIULIO, LA MIA VITA SENZA DI TE NON HA PIÙ SENSO, HO DECISO DI FARLA FINITA... ADDIO!

Ascoltai il primo messaggio in segreteria per ben tre volte. Era la voce di Lucilla. Non potevo credere a quello che stavo sentendo. Proprio Lucilla che, nonostante tutto, dava sempre un grande valore alla vita. Quando vedevamo i notiziari in TV e parlavano di persone che si suicidavano, diceva sempre che le comprendeva ma non le comprovava. Diceva che prima di fare un gesto estremo del genere, bisogna sempre pensare che ci sono persone che stanno peggio e si potrebbe aiutarle.

"Finché c'è anche una sola persona al mondo che puoi aiutare, che ha bisogno assoluto di te, non puoi abbandonare il mondo", diceva.

Ma il messaggio lasciato in segreteria era stato lasciato proprio da lei, tristemente con la sua voce. Cominciai a sentire una fitta allo stomaco e diventai sicuramente pallido in viso. Era stata la mia reazione più estrema, che già provai, quando mi diedero la notizia che mio padre era morto d'infarto fulminante. Il messaggio risaliva proprio a qualche giorno prima, quando feci l'incubo che la riguardava. Mister Smith, che stava vicino alla finestra a fumare, per lasciarmi un po' di privacy, mi vide che stavo palesemente male e così, mi fece portare da una sua assistente, un bicchiere d'acqua. Scesero, ancora più copiose di prima, le lacrime dai miei occhi. C'era un altro messaggio lasciato proprio il giorno precedente e così mi feci coraggio e lo ascoltai:

CIAO GIULIO, SONO ARIANNA, LUCILLA HA FATTO UN ABUSO DI FARMACI ED È IN COMA. SE PER CASO TU VOLESSI RITORNARE IN ITALIA, È STATA, AL MOMENTO, RICOVERATA ALL'OSPEDALE BEATO MATTEO DI VIGEVANO.


Era stato lasciato dalla mamma di Lucilla con voce tremolante, quasi piangente. Mi abbassai la testa quasi sulle mie gambe e mi misi le mani nei capelli mostrando a mister Smith un totale sconforto.

<<Vedo che sono evidentemente brutte notizie per lei signor Garavaglia. Non si preoccupi che farò di tutto per anticipare il più possibile la sua partenza per l'Italia>>.

<<La ringrazio tantissimo mister Smith>> risposi con la voce tremolante e quasi piangente come Arianna.

<<Mi scusi signor Garavaglia, non le ho neanche chiesto se desidera una sigaretta.>>
<<No, grazie mister Smith. Mi gira la testa, meglio di no>> risposi e pensai che in quel frangente di conversazione avevo comunque respirato tanto di quel fumo passivo, che era come se avessi consumato un pacchetto intero di sigarette. Tra i traumi psico-fisici subiti e il fumo passivo, probabilmente, mi ero assicurato almeno cinque anni in meno di vita. Così eravamo seduti. Io rinfrancato per l'evolversi positivo di quella bruttissima storia provata, ma molto demoralizzato per quello che era successo a Lucilla e, tanto per cambiare, per causa mia; mentre il signor Smith continuava imperterrito a fumare con la sua faccia rugosa da uomo vissuto. Lo osservai per alcuni istanti ed era sempre avvolto da una densa nuvoletta di fumo. Mi convinsi che ormai, l'ossigeno puro dell'aria sarebbe stato contaminante per i suoi polmoni. Egli mi sorrise e mi disse:
<<Bene, signor Garavaglia, abbiamo terminato, ora la mia assistente l'accompagnerà in un piccolo appartamento collocato in questo stabile. Potrà riposarsi, mangiare e avrà a disposizione un computer con accesso liberamente a internet oppure può dedicarsi alla scrittura di un suo romanzo. Conosciamo questa sua passione, ma mi raccomando: di questa storia deve rimanere il più stretto riserbo. Ne va della sua incolumità e anche di quella dei suoi parenti. Riteniamo che per lei non sia necessario fare come Mariana Ribeiro. Può tranquillamente vivere come prima, però di questa storia non ne deve parlare assolutamente con nessuno, nemmeno con il suo gatto. Ci siamo capiti?>>

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