CAPITOLO 19

24 7 0
                                    


Danko:
"Noi non siamo come polizia americana: tu spedisci droga in mio paese e una mattina tu svegliare trovando tuoi testicoli vicino a tuo letto che galleggiano in un bicchiere d'acqua."
Abdul Elijah:
"Ho fatto voto di castità, non mi servono i miei testicoli."
Danko:
"Allora troverai tuoi occhi."
ARNOLD SCHWARZENEGGER - Ivan Danko
BRENT JENNINGS - Abdul Elijah
-Tratto da una scena del film DANKO-READ HEAT del 1988

Marcelo mi ospitò, o meglio mi recluse in un appartamento insieme a Luda White. Notai che la porta d'ingresso non aveva, dalla parte interna, una maniglia e pertanto poteva essere aperta solo dall'esterno, oppure occorreva avere la chiave per aprirla.

Luda White era ovviamente in possesso della chiave. La specialista di arti marziali, in pratica, ricopriva il ruolo di compagna criminale e di mia guardia carceraria personale. La donna russa, proveniente dalla Siberia, non appena varcammo la soglia, si tolse subito le scarpe sportive bianche e gli abiti che indossava (jeans e camicetta rosa scuro) e li buttò a terra, e così fece anche con le mutandine. Non portava il reggiseno. Io rimasi inebetito a osservarla completamente nuda e bellissima nel suo splendore. Aveva i capelli medi biondi e la pelle bianco latte come Mariana. Due bei seni pieni ma il sedere più snello essendo più slanciata rispetto alla mia amante. La giovane donna, prima di andare in bagno per farsi una doccia, si voltò verso di me e mi sorrise con le sue labbra sottili e sguardo con occhi azzurri di ghiaccio. Con un italiano perfetto mi disse:
<<Ti dispiace se faccio prima io la doccia? Sono molto accaldata dal viaggio.>>

<<Ci mancherebbe>> le risposi, con una faccia sicuramente da scemo, perché lei mi fece un altro sorriso ancora più radioso del precedente.

Andai in camera appurando che il letto era a due piazze.
"E ti pareva! Marcelo! Non c'è il divano, vorrà dire che mi toccherà dormire insieme a lei. Vabbè che fare sesso è l'ultimo dei miei pensieri, però, una gnocca del genere vicina, nello stesso letto e lo stress, potrebbero essere una miccia esplosiva, per una mia reazione incontrollabile. E poi sta a vedere che si coricherà, pure nuda, sotto le lenzuola."

Venne in camera, sempre nuda, non completamente asciugata. Aveva ancora delle goccioline sul corpo che le conferivano un maggiore sex appeal. Io attendevo che si liberasse il bagno, stando sdraiato in mutande sopra il letto. Osservavo il soffitto bianco senza pensare a niente, ma quando lei si mise a fare yoga, di fianco al letto, dalla mia parte, con le parti intime in bella mostra, non resistetti alla tentazione di osservarla con molto piacere. Era come se guardassi un bello spettacolo in teatro. Rimasi lì, estasiato, nel vedere i suoi movimenti suadenti, in parecchi minuti di cui non mi resi neanche conto del loro scorrere veloce, finché lei non mi disse in maniera molto garbata:
<<Scusami Giulio, ma se ora fai la doccia è meglio, perché fra poco verrà João a portarci il cibo e gradirei mangiare insieme a te.>>

Sinceramente rimasi molto eccitato all'idea di mangiare con una bella donna e probabilmente completamente nuda anche a tavola. Feci la doccia in pochissimo tempo, stabilendo forse un mio record personale di velocità. Tornai in camera indossando sempre le mutande e vidi che Luda non stava facendo più yoga, ma degli esercizi di karate a corpo libero (almeno ipotizzai che fosse la disciplina del karate), sempre rigorosamente nuda e notai che aveva la vagina quasi completamente glabra ad eccezione di un pochino di pelo, a triangolo, sopra di essa. Sentii il rumore della porta d'ingresso e andai nella sala.
João pose un grande vassoio sul tavolo e senza neanche degnarmi di uno sguardo, ritornò da dove era venuto sbattendo la porta d'ingresso.

In quel momento provai proprio la sensazione del detenuto, sentendo il rumore assordante della porta contro lo stipite.

<<Vieni pure di qua sul letto col vassoio>> mi urlò lei dalla camera.

IL MARE FRA DI NOI Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora