"Ogni mattina per guadagnarmi il pane, vado al mercato dove si vendono bugie. E, pieno di speranza, mi faccio largo tra i venditori."
(BERTOLT BRECHT)Venni accompagnato alla mia auto, intorno alla una e quindici, da Martinez con la sua Mercedes bianca. Passai delle ore indimenticabili con Mariana. Così appassionatamente memorabili che saltammo il pranzo. Ci accorgemmo che venne sera col calare del sole e il mio stomaco borbogliava un'appetenza che non avevo mai provato nella mia vita. Eravamo nudi sul letto e lei stava sdraiata sopra di me, entrambi a pancia in giù. A un certo punto le dissi in italiano:
<<Ho una gran fame, potrei almeno offrirti la cena?>>
E lei mi rispose:
<< Fame? Paghi tu? No, abbiamo carta di credito di papà Marcelo.>>
Infatti ero persuaso che avrei dovuto darle dei contanti, perché non potevo usare la carta di credito, avevo però già supposto che lei, sicuramente, avrebbe detto di no e così feci il figo offrendo una lauta mancia al cameriere: 50 euro. La mia amante aveva ordinato il servizio cena in camera, ricco di ogni ben di Dio e da bere, dello Champagne. Quando il cameriere ricevette in mano la banconota, mi fece un sorriso identico a quello di Martinez, fatto sta che poi mangiai e bevvi a sazietà. C'era una così vasta varietà di pietanze, che non ricordo neanche che cosa mancasse veramente per soddisfarsi completamente. Il buffet fu eccezionale e lo champagne squisitamente freddo, anche se non sono un intenditore, andava giù che era una beatitudine per il mio palato e stomaco. Avevo proprio bisogno di fare una ricarica di energie affinché riuscissi a completare la serata in bellezza, a realizzare il fantomatico bis. E infatti, facemmo dei veri e propri fuochi d'artificio: sempre a letto, sul divanetto della camera, sul pavimento e infine ancora nel box doccia. Ma come i fuochi d'artificio, le cose meravigliose, prima o poi finiscono e così dovetti andarmene e salutare la mia amante brasiliana. Venni inevitabilmente coinvolto nella sua saudate:
<<Eu te amo, eu te amo, eu te amo. Não me deixe Giulio. >>
Ma avevo già previsto il rischio di un suo coinvolgimento emotivo e pertanto mi ero già preparato a memoria la frase, per quello che sarebbe dovuto essere un addio:
<<Agora tenho que ir. Você sabia muito bem que para nós teria sido apenas uma aventura. Nós somos infelizmente dois mundos diferente e tão distante quanto o mar. >>
(Adesso devo andare. Sapevi benissimo che per noi sarebbe stata solo un'avventura. Siamo purtroppo due mondi diversi e lontani quanto il mare che ci divide).Baciai le sue labbra umide di lacrime, con tutta la mia passione possibile e me ne andai con un groppo in gola.
Mi accinsi a partire con la mia auto, in piena notte, dopo aver ringraziato l'autista Martinez. Non gli diedi la mancia ma una vigorosa stretta di mano e lui mi sorrise alla Gassman. Mentre mi avviai verso casa, tenni il finestrino abbassato per respirare un po' d'aria di Milano. In quel momento mi sentii un po' come l'aria di quella città: un po' sporca e un po' puttana. Sì, mi sentii effettivamente una prostituta che non aveva donato però il suo corpo per guadagnare denaro, sotto costrizione o per necessità di sopravvivenza, bensì per il puro piacere di svago e di sesso. La mia voglia di sfogarmi era arrivata all'apice di sopportazione e avevo trovato in Mariana, un'alternativa alla solita mano amica Federica. In quel momento pensai che fossero fortunate le donne, per il semplice fatto che non sono fisiologicamente come noi. A parte le eccezioni, le donne possono anche fare a meno di noi uomini, se non fosse che loro hanno bisogno del nostro seme per diventare mamme. Sì, è vero, posso essere un po' troppo sarcastico in queste mie considerazioni, perché esiste l'amore, ma faccio rimando al mio prologo, su quello che penso in merito. E quindi, in quel ritorno a casa, di quella notte, mi sentii anche sporco perché ebbi ancora la sensazione di essere una merda: avevo tradito mia moglie e sfruttato il corpo di Mariana, a detta sua innamorata di me.
La mia amante sudamericana mi aveva salutato dicendomi "eu te amo, eu te amo, eu te amo..." ma io feci puramente sesso con lei, non l'amore. Però, mentre guidavo nelle strade milanesi illuminate dai lampioni e dalle vetrine, pensai anche teneramente a lei, potevo asserire che mi stavo affezionando un po'. In un certo senso, un po' come fanno i cani con i loro padroni. E io ero il cane e il cibo che mi dava il mio padrone era il sesso. E quindi non era amore per lei. Cosicché erano due le donne alle quali mi affezionai: Mariana per il sesso e Lucilla per l'affetto dei giorni belli vissuti con lei.
Attraversai Piazzale Loreto e vidi un'enorme vetrina di un negozio di un importante marchio di produzione e vendita divani. Mi misi a sorridere perché mi vennero in mente le facce da stupidi dei personaggi che pubblicizzavano in TV il marchio. Dicevano che fossero i dipendenti stessi della ditta produttrice a prestarsi come attori. E sorrisi, perché pensai che erano così simpatici e persuasivi, che piuttosto che comprare i loro divani mi sarei seduto per terra in salotto.
Non appena lasciai la piazza, mi venne in mente un pensiero ricorrente ogni qualvolta che mi apprestavo a passare in quel luogo: il ventennio fascista di Mussolini e la fine della sua controversa e deplorevole vita terrena, fino alla discutibile manifestazione di odio dei suoi avversari, appendendolo a testa in giù, insieme alla sua amante Carla Petacci e i suoi fidi gerarchi. L'aria era sempre sudicia e diabolicamente affascinante. Probabilmente cominciai a essere posseduto dal demonio, anche se non ci pensavo, l'atmosfera mi avvolgeva in un benessere artefatto di tanta meschinità. Procedevo, sempre tranquillamente, nelle strade quasi semivuote della città, finché non arrivai in Piazza Porta Genova e la osservai sostando, un attimo, al lato della strada. Pensai che mancavano poche ore per ritrovarmi in quel luogo, dopo un viaggio col pendolino dalla mia Vigevano e notai un vagabondo, seduto davanti all'ingresso della stazione, che mi salutò alzando una bottiglia di vino. Lo salutai anch'io sorridendogli, ma ovviamente non poteva vedere bene il mio viso; così mi misi a ridere di me stesso e ripartii. Mancava ormai poco tempo per arrivare a casa e viaggiai lungo il naviglio. L'acqua del canale artificiale scorreva più lenta della mia auto e al contrario del suo senso di marcia. Tenni sempre abbassato il finestrino per sentire l'odore di acqua dolce, che mescolato con l'aria afosa, mi ricordò quella breve, ma intensa storia amorosa che ebbi con Emanuela, di Trezzano sul Naviglio, in un'estate di tanti anni addietro.
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IL MARE FRA DI NOI
Romans"IL MARE FRA DI NOI" è un romanzo rosa drammatico che rispecchia il divario inevitabile che potrebbe esserci fra un uomo e una donna. Per certe coppie il divario potrebbe essere considerevole quanto il mare... "Adesso devo andare. Sapevi benissimo...