CAPITOLO 8

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Questa è una mattina
del Brasile. Vivo dentro
a un violento diamante,
tutta la trasparenza
della terra
si materializzò
sulla
mia fronte.
(Pablo Neruda)

Ci siamo, sono emozionatissimo. L'aereo sta cominciando a scendere di quota verso San Paolo. Ha appena sorvolato sopra gli stati brasiliani di Minas Gerais ed Espirito Santo. Mariana mi attende all'uscita dell'aeroporto Guarulhos. Okay, il grande velivolo su cui posso dire di aver vissuto le ore più strane della mia vita, sta atterrando e il suo contatto con la terra "amica" sudamericana è decisamente morbido. Durante la fase discendente, sono riuscito a intravedere dal finestrino, grandi palazzi e grattacieli che fanno molto assomigliare San Paolo a Recife. L'attesa del ritiro bagagli non è stata lunga e mi avvio all'uscita con il mio grande trolley e il "prezioso" bagaglio a mano. La gente che incrocio in questo aeroporto si potrebbe dire che è praticamente la stessa vista in quello della Malpensa, non potendo ovviamente distinguerla nella moltitudine. Senonché intravedo ovviamente più facce mulatte. Visi dalla carnagione tipica brasiliana. Non appena sto attraversando una grande porta scorrevole, trovo dinanzi a me Mariana, bella e luminosa come il sole dopo una tempesta. Non faccio neanche in tempo a sorriderle e allargare le braccia per abbracciarla, che lei si lancia e si aggrappa su di me come una bambina e riesco a tenerla, a stento, sollevata con le mani sotto le sue morbide natiche. Rimaniamo così per almeno un paio di minuti con le nostre bocche e le nostre lingue in un tutt'uno di ardore liberatorio.

<<Meu grande italiano, eu esperei por você aqui por horas. Graças a Deus que o vôo não atrasou>> mi dice lei, dopo il grande e lungo bacio passionale. Penso di aver compreso le sue dolci parole, le sorrido e l'aiuto a scendere delicatamente a terra. Poi, esprimendomi in portoghese, al meglio delle mie possibilità, le chiedo dove saremo diretti. E sono contento che lei capisce le mie parole, perché mi risponde con il suo solito sorriso luminoso, senza sghignazzare e schernendomi:

<<Surpresa.>>

Questa volta, nonostante il momento di grande eccitazione, prima che lei prenda il mio bagaglio a mano per aiutarmi, riesco a osservarla nel suo splendore: indossa un delizioso abitino corto con tulle, con fiori rosa e violetto chiaro su sfondo blu. La seguo osservando il suo florido sederotto alla Jennifer Lopez e faccio un sospiro di totale gradimento. Dopo pochi passi vedo da lontano una grande auto bianca parcheggiata sul ciglio della strada, con le quattro frecce attive e un uomo in piedi appoggiato al cofano anteriore. Ci avviciniamo e noto che l'auto sembrerebbe una Mercedes e mi sembra di conoscere la persona in piedi appoggiata a essa con le gambe e le braccia incrociate.

"Sì, conosco la persona, non può essere lui! Gassman, cioè no, è Martinez! Ma non era stabilmente a Milano?" mi chiedo perplesso.

Fra l'altro, noto che è vestito come quando lo incontrai per la prima volta: con una vistosa camicia hawaiana e jeans alla moda, leggermente strappati solo sulle cosce. Arriviamo a pochi metri dall'uomo che mi sorride alla Gassman e io gli dico:

<<Oi Martinez, como vai?>>

Ma sento Mariana che si mette a sghignazzare a crepapelle. La osservo perplesso e dopo pochi secondi, che mi sembrano interminabili per la mia impazienza di sapere il motivo di così tanta ilarità, lei mi dice un po' in italiano e un po' nella sua lingua:

<<Scusami amore, ma è stato troppo belo ver faccia mervagliata. Lui non è Martinez ma è seu fratello gêmeo e si chiama Gabriel. >>

E si mette ancora a sogghignare di gusto vedendo ancora la mia faccia stupita da ebete, mentre dico:

<<Seu fratello gêmeo?>>

Così Gabriel sorridendo anche lui come Martinez o Gassman, fate voi, prende i bagagli e li carica sull'auto, mentre io e Mariana ci accomodiamo sui sedili posteriori. Io le chiedo:

<<Dove mi porti allora? >> e lei mi risponde ancora:

<<Surpresa>> e questa volta io le faccio un sorriso alla Gassman.

Sono sull'auto di "papà Marcelo", il padre ricco di Mariana che è accanto a me sul sedile posteriore e ha la testa appoggiata teneramente sulla mia spalla. Io le accarezzo delicatamente i suoi soffici capelli corvini. È incredibile che sia così coccolona e non avidamente bramosa di sesso, come la prima volta che ci incontrammo in Viale Monza. Evidentemente l'aria di Milano e la terra straniera la facevano sentire una zoccola. Ma in questo momento, questo suo comportamento, anziché darmi un senso di serenità, mi destabilizza emotivamente. Sì, è proprio così. Ho voglia di innamorarmi ancora, tanto, ma allo stesso tempo ho paura di provare troppo affetto per lei. Il possesso amoroso, alla lunga, mi stanca, come è successo con Lucilla e poi, quando dovrei dare un taglio al rapporto, non ho il coraggio di affrontare la realtà e fuggo. Ma ora sono qui con Mariana e le voglio già bene e penso però anche a mia moglie, alla quale voglio ancora un bene dell'anima, nonostante tutto.
Non ci si può lasciare per sempre e non provare ancora affetto per una persona con la quale hai condiviso, per diversi anni, delle emozioni profonde. A questo punto sto contraddicendo, parzialmente, i miei pensieri sull'amore già espressi e questo è un altro mio brutto difetto:
sono incoerente.

Probabilmente il mio punto di vista sull'amore sta cambiando, come conseguenza (positiva?) della revolução? Forse.

E siamo qui seduti stretti stretti sull'auto che ci conduce in un luogo che non so, è una "surpresa". Gabriel guida tranquillamente in un stile di perfetto chauffeur e ogni tanto vedo i suoi occhi scuri sorridenti nello specchietto retrovisore ma non la sua bocca sorridente alla Gassman. L'auto procede nelle strade di San Paolo ed è come essere a Milano, sennonché la luminosità del sole sembra più diffusa, nonostante che qui l'inquinamento da smog sia altissimo. E c'è infatti un traffico notevole, ma con accanto a me Mariana e non guidando, non sono appunto sereno, ma mi sento una gradevole sensazione di leggerezza. Mi sembra di viaggiare su un'auto che mi sta portando in paradiso. E penso che se è vero che ho fatto un'azione vigliacca fuggendo via, è però anche vero che sicuramente è stato meglio che suicidarmi. Effettivamente, quello che ho fatto, è simbolicamente un suicidio, ma sono ancora vivo e provo emozioni e che emozioni! È un po' che stiamo viaggiando nel traffico cittadino e sto perdendo la nozione del tempo, non mi va neanche di guardare l'orologio. Arriviamo in una strada dove, sul lato sinistro ci sono parecchi alberi, sembra un grande parco, ma poi, a un certo punto, vedo due file parallele di alberi alti, mi sembrano delle grandi palme che terminano davanti a una strada e uno spiazzo ai piedi di una grande cattedrale.


<<È la cattedrale metropolitana>> mi dice Mariana in italiano, con un dolce accento portoghese, mentre Gabriel svolta a sinistra, si ferma sul lato della strada e mette le quattro frecce. E intanto che io ammiro il grande monumento, la mia amante mi dice sempre in italiano ma misto portoghese:

<<È a quinta chiesa gotica no mundo per dimensioni e parrocchia Nossa Senhora Assumida e San Paolo, erigido il 10 agosto 1591.>>

E io, oltre a essere meravigliato nel vedere la cattedrale, rimango anche piacevolmente stupito dalle conoscenze di Mariana che mi fa un po' da cicerone e così, molto estasiato, la bacio sulla bocca intensamente. Terminato il bacio, Mariana mi invita a osservare di nuovo la cattedrale, facendomi capire che non abbiamo ancora molto tempo di sosta con l'auto. La osservo e mi ricorda tantissimo la Sagrada Família di Barcellona, solo che questa ha le guglie verdi che danno un senso meno opprimente allo stile tipicamente gotico. L'auto riparte e Mariana rimane sempre teneramente abbracciata a me, finché a un certo punto mi addormento dimenticandomi della vera sorpresa che mi aveva promesso la mia amante.

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