Capitolo 1

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Mi presento. Mi chiamo Ebby ,avevo da poco sedici anni e frequentavo il primo anno di superiori, sarebbe stato il secondo ma avevo avuto un 'errore' di percorso, una bocciatura.
Occhi color ghiaccio, lentiggini solo sulle guance e capelli ramati.

Mia mamma é sempre stata convinta che la scuola adatta a me fosse lo Scienze Umane ma non aveva mai provato ad ascoltare i miei desideri riguardo al mio futuro. Avevo sempre desiderato andare all'artistico ma per non sentire discussioni andai in quella scuola.

Avevo conosciuto molte persone, conoscevo la metà delle persone che ci andavano ma non perché fossi una di quelle ragazze super belle e quindi 'popolari' ma per altro: per loro ero una ragazza con cui poter parlare di tutto.

Se proprio devo dirla tutta, ho detestato chi classificasse le persone come sfigate e popolari. È una cosa stupida: se hai ventisei mila mi piace su Facebook allora sei una persona 'fica'. No, di persone belle in giro ce ne sono anche se non hanno così tanta popolarità u Facebook.

Le persone che frequentavo io erano ben altre: persone semplici a cui piaceva leggere, disegnare e cantare o suonare, niente Facebook. Erano loro stesse e basta.

Sono sempre stata una ragazza apparentemente forte, una sempre che fa sorridere e fa da spalla a tutti ma nessuno si accorgeva che dentro ero una persona persa.

Ero completamente l'opposto di quello che facevo vedere. Una delle frasi più sentita dalle persone che mi circondavano era: "sei forte, vorrei essere davvero una persona forte come te".

Magari lo fossi stata davvero. Detestavo ammetterlo ma ero maledettamente debole.

Era raro che sorridevo con il cuore. Sapete, uno di quei sorrisi che solo a provarli a fare uscivano pure male talmente erano falsi.

Non sono mai stata una persona chiusa, anzi uscivo molto spesso. La mia casa erano i miei amici, se così si potevano chiamare. Io non riuscivo a definire 'amici' persone che non ti sapevano conoscere dentro ma forse perché nemmeno io  avevo mai dato l'opportunità di scoprirlo.

Comunque per distrarmi dai miei mille problemi (i classici problemi da alunna delle superiori) il venerdì e il sabato il dedicavo completamente a me e alla mia compagnia.
Per me questi due giorni erano giorni in cui mi spensieravo , anche se non nel modo giusto.

Oltre a fumare le sigarette, fumavo anche altro il venerdì. Il sabato ero spesso alticcia per merito dell'alcool.
Non mi volevo per niente bene.

Ero una neo sedicenne che odiava ogni singola parte del suo corpo, debole (e Dio solo sa quanto lo fossi stata in quel periodo), non avevo un rapporto solido con i miei genitori e nemmeno con i miei fratelli.

Il fine settimana lo passavo così,ma in settimana cosa poteva mai farmi distrarre dal mio mondo crollato? Ed ecco si, mi facevo male. Passavo molto del mio tempo in bagno: cuffiette, musica a manetta e lametta.
Era come se la lametta mi potesse far sfogare, ma non era così. Non mi faceva sfogare, mi puniva per com' ero. Ed io ero di tutto tranne che felice.
Avevo il mondo in testa.
Un mondo che non mostravo a nessuno.
Un mondo in cui non si può vivere né sopravvivere.
Un mondo dove si é solo morti.

Un giorno presi un foglio e cominciai a scrivere tutto ciò in cui associavo la parola disastro nella mia giovane vita. Così giorno per giorno annotavo i miei sbagli e uscì una lista cosi:
"Disastro come figlia.
Disastro come migliore amica.
Disastro come amica.
Disastro come fidanzata.
Disastro come sorella.
Disastro a scuola.
Disastro in casa.
Disastro.
Me".
Ero proprio un disastro in tutto, non riuscivo a fare qualcosa di giusto oltre a fingere e a farmi del male.
Ero cosciente che non potevo continuare così ma avevo una fottuta paura di aprirmi e di non esser capita.

Penserete che ero una tipica ragazza cattiva, ma dopo il suo arrivo, tutto cambiò. Lui mi purificò dentro e fuori.

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COMMENTO SCRITTRICE:

Chi é nella stessa situazione? Chi si sente così giù? Chi non si é mai sentito così debole? Come inizio come vi sembra?

Dedico un pezzo di una canzone a tutti coloro che si sentono così persi:

"Vivere anche se sei morto dentro,
Vivere, e devi essere sempre contento
Vivere, é come un comandamento
Vivere o sopravvivere"
-Vasco Rossi

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