Capitolo 6

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Cari lettori, mi spiace davvero molto per aver allungato molto l'incontro tra i due, solo che l'ho ritenuto fondamentale per poter continuare la storia! E scusate se parlo molto della vita di questa ragazza ma poi capirete perché.
Sono felicissima che questa storia vi stia piacendo, se volete che io pubblicizzi le vostre storie ditemelo!
Continuate a commentare e a votare! :)

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Non sapevo esattamente un motivo preciso del perché lo tartassavo di messaggi e la cosa strana era che gli avevo proprio chiesto io di non scrivermi tanto.

Mi si scaricò il telefono e non potei più sentirlo finché non tornai a casa.

Appena arrivai a casa mi fiondai sul letto dalla stanchezza. Prima però presi il caricatore del telefono,le mie cuffiette e accesi subito il telefono per rispondergli.

E scusami se rido
Dall'imbarazzo cedo
Ti guardo fisso e tremo
All'idea di averti accanto
Di sentirmi tuo soltanto..

Era la canzone perfetta al momento giusto. La mia mente non faceva altro che portarmi a lui, ai suoi occhi e alle sue labbra.

Ripensavo all'accaduto con un enorme sorriso e contemporaneamente un enorme vuoto.
Non sapevo se lo avessi rivisto, se ci fosse stato qualcosa di più, se avessi fatto una figuraccia a baciare un perfetto sconosciuto ma.. Ero felice per aver provato così tante emozioni grazie a me e al mio coraggio!
Ero per la prima volta fiera di me. Avevo sempre avuto paura di provare emozioni così forti, non mi sarei mai aspettata di riuscire a seguire il mio cuore.

Io non ho mai creduto nell'amore.
Non ero proprio una di quelle ragazze che si innamorava o che perdeva la testa così facilmente; anzi ero molto riservata, le mie emozioni le soffocavo e non le mostravo mai.
Eppure con lui era diverso, ho mostrato una ragazza diversa, senza aver la paura di mostrare la mia troppa felicità, con lui non avevo nessuna paura se non quello di non rivederlo più.

Chissà se era felice anche lui come lo ero io.
Chissà se sentiva anche lui il bisogno di rivedermi.
Chissà se gli mancavo di già.
Chissà se anche lui sentiva il suo cuore a mille.
Chissà..

Quella sera mi addormentai tra i suoi messaggi dolci e con la musica di sottofondo; non sembravamo amici da come ci scrivevamo, sembravamo due persone che si sentivano o che comunque si frequentavano.

La mattina mi svegliai e il mio primo pensiero fu rivolto a lui, così presi il telefono e lessi i suoi messaggi di qualche ora prima. Mi sentivo in dovere di scrivergli il buongiorno,di augurargli un buon giorno.

Erano solo le nove e avevo dormito proprio poco ma questa strana magia mi faceva alzare dal letto con un gran sorriso stampato sulle labbra.

- Siamo di buon umore oggi, signorina? - mi chiese mia mamma.

- Sì, mi sono svegliata bene mamma-

- Hai conosciuto il ragazzo della tua vita che sei così felice? -

- Emm.. No mamma, ma ti pare? -

- Secondo me si, non ti vedo mai con il sorriso appena sveglia.. Di solito sei sempre giù di morale -

- Dici? - dissi mostrandole il mio miglior sorriso.

Guardai perennemente il mio telefono ma di lui nessuna traccia, non volli nemmeno mangiare dalla mia malinconia. - Che si sia già stancato di me? - pensai.
Ogni pensiero mi portava a pensar male. Perché non rispondeva? Ero davvero una di una sola notte? Perché mi comincia a far male il cuore?

Più passavano le ore più mi sentivo vuota. Mi ero svegliata che volevo travolgere il mondo, invece era il mondo a travolgere me in quel momento.

Sono stata una povera sciocca a pensare che fosse scoccato qualcosa. Io non ero nessuno per cambiare la vita a qualcuno. Mi sentivo così tanto ma tanto inutile.. Mi sentivo sola, di nuovo e sta volta con il cuore che mi faceva male.

Presi le mie cuffiette, le attaccai al telefono e mi chiusi in bagno..

Lì ci passavo la maggior parte del mio tempo e nessuno sospettava niente.

Quando uscivo da scuola mi fumavo solitamente mezza canna e appena tornavo a casa andavo in bagno. Non riuscivo a reggere ciò che ero. Odiavo ogni singola parte del mio corpo e della mia stupida vita. L'unica persona che mi ha salvata era lui in una sera e lui non c'era li a salvarmi ancora.

Ero un'autolesionista e me ne fottevo se qualcuno notava i miei segni.
Ogni mio segno era un segno di lotta, lotta contro quello che ero, lotta contro quello che mi mostravo, lotta contro il mondo.
Sapevo già in partenza che era una lotta persa: ero troppo piccola e insignificante per riuscire a lottare anche contro me stessa.

Mi sentivo solo un peso per chiunque.
Di solito quando conoscevo una persona, la prima cosa che dicevo era: - Sono un casino totale, la mia vita é un disastro non so quanto ti convenga parlare con me- e loro di norma sdrammatizzavano la mia frase perché pensavano che io avessi una vita perfetta solo perché indossavo un enorme sorriso sempre.
Possibile che solo io m'accorgevo delle persone che fingevano di sorridere?

Cavolo, se una persona mi avesse guardata bene come sorridevo non era un sorriso vero e si vedeva bene: sopracciglia abbassate e un piccolo sorriso eppure per loro ero una persona forte.

Che poi io di forte non avevo proprio niente.

Vi avvicinai al mio accappatoio e presi la mia amica: ma potevo mai chiamarla così? Eppure era l'unica che dopo mi faceva star meglio.

Lei era meglio di ogni droga o cocktail. Lei mi faceva star meglio in questo schifo di mondo.

Blig blig..

Era la suoneria dei messaggi del telefono, chi mi scriveva a quest'ora? Perché proprio adesso?

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