6. Something human

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My circuits have blown, I know it's self imposedAnd all I have shared, and all I have lovedIs all I'll ever own But something has changed

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My circuits have blown, I know it's self imposed
And all I have shared, and all I have loved
Is all I'll ever own But something has changed

I feel so alive,My life just blew up
(Muse - Something human)

La camera è buia, solo alcuni raggi lunari filtrano dalle tende che svolazzano in balia del vento. La sua mano forte percorre il mio addome, che si contrae al contatto con le punte gelide delle sue dita. Le stesse dita che, velocemente, stuzzicano i miei capezzoli già gonfi ed eccitati. Stringo la stoffa delle mie lenzuola di cotone quando le sue mani vengono sostituite dalla sua lingua. Lo guardo lambire il mio seno con le sue labbra gonfie, sento la loro pienezza poggiarsi delicata sulla mia pelle accaldata. Gli stringo i capelli scuri, sono morbidi, nonostante questa mattina si sia messo il gel per tenerli in ordine. La sua barba pizzica la mie pelle, la irrita, mentre la sua mandibola mi strofina dapprima il seno, poi il collo, fino ad arrivare alle mie labbra.

«Come preferisci essere chiamata?» mormora sulla mia bocca e quelle dita lunghe riprendono ad esplorare il mio corpo.

Indugiano sull'ombelico, disegna dei piccoli cerchi e scendono lente, fameliche, atroci, sostando un po' troppo sul mio monte di Venere. Il calore delle sue mani è così potente che il mio clitoride inizia a pulsare in maniera dolorosa. Solo il suo tocco può calmare quella spiacevole quanto eccitante sensazione. Lo guardo dritto in quegli occhi che, nel buio, sono ancora più neri, ancora più oscuri. Lo supplico di mettere fine al mio supplizio e lui sorride sornione, assaggiando la mia pelle con la punta della lingua.

Finalmente accoglie la mia preghiera, il suo dito sfiora il mio clitoride ed affonda deciso dentro di me. Lo stringo a me, sospirando dentro la sua bocca.

«Beaware, Ariel, señorita» continua ed il medio si aggiunge al suo indice dentro le mie pieghe umide. Percepisco la ruvidezza delle dita anche a contatto con la mia pelle più intima e questo mi fa eccitare ancora di più.

«Mio Dio, Mattia» gemo, inarcando la schiena, mentre i suoi movimenti si fanno sempre più intensi.

«Non mi hai risposto»

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