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Rose's pov.

Ottobre, per me, è sinonimo di Halloween. Tutti i giorni di questo mese si susseguono lenti con l'unico scopo di far accrescere nella mente di ognuno il desiderio di travestirsi per una notte infilandosi nei panni di esseri ripugnanti per potersi comportare esattamente come loro.

Nonostante ciò Scorpius lo amava questo giorno, me lo ricordo ancora mentre con l'aiuto di Albus si allacciava il mantello di Dracula al collo lo stesso anno della morte della madre.
Non ci eravamo rivolti la parola per settimane e anche quel giorno, come gli altri, stava deliberatamente ignorando la mia figura appostata in un angolo della stanza, intenta a cercare all'interno dell'armadio di Al una cintura che mi sarebbe servita per ultimare il mio travestimento e che avevo dimenticato in camera sua giorni prima. La voce di Scorpius era rude ma al contempo distratta come se non provenisse direttamente dal suo corpo: "Sai Al perché mi piace tanto questo giorno?" gli aveva domandato mentre il corvino gli risistemava il colletto alto scrollando le spalle distrattamente: "Perché magari apparendo come un mostro fuori posso celare quello che mi si nasconde dentro." Albus aveva alzato su di lui i suoi grandi occhi verdi ma lo sguardo di Scorpius era ormai perso nei ricordi.

Mi ritrovo a scrollare la testa affondandola nelle mani, odiandomi per aver pensato nuovamente a Scorpius anche oggi, alle quattro del pomeriggio. Albus si accorge del mio movimento immotivato e sul viso un sorrisetto divertito prende posto: "Provi a cercare il residuo di un cervello all'interno della tua testolina?" domanda mettendosi più comodo sulla panchina di uno dei cortili interni della scuola: "Vedo che ti sei svegliato dalla parte sbagliata del letto." sentenzio puntando il mio sguardo cristallino nel suo. Ignora spudoratamente le mie parole: "Però ti converrebbe non scuotere tanto la testa perché poi quel briciolo di intelligenza che ti è rimasto potrebbe venire meno." "Oh, com'è successo a te il giorno in cui sei nato?" non lo guardo oltre, perdendomi la sua reazione al mio affronto.

Volgo lo sguardo verso il sole che, con i suoi raggi splendenti, mi illumina la pelle cosparsa di lentiggini caffè. Mi lascio beare da quel calore che mi si propaga sul volto mentre un leggero sbuffo abbandona le mie labbra socchiuse. Una nuvola candida incomincia lentamente a oscurare il sole facendo ripiombare il mio viso nell'ombra mentre alcuni ragazzi si affrettano ad uscire dal castello: "Non vedo l'ora che arrivi Natale." sentenzio indispettita, il mio umore cambia in base al meteo, ormai l'ho constatato in varie occasioni: "La scuola è iniziata da meno di un mese e tu incominci già a voler tornare a casa." mi ribecca Albus con il volto nascosto da alcuni riccioli neri; è già da un paio di giorni che gli ricordo sia arrivato il momento di tagliarsi i capelli ma non sembra volermi dare ascolto.

Prima di poter rispondere la mia attenzione viene acclama dalla calca crescente di persone che abbandonano la scuola con aria febbricitante: "Si dirigono tutti al Lago." mi informa Albus ricavandosi da me soltanto degli occhi sgranati e le labbra formanti una 'O': "Ma non mi dire?" lo prendo in giro alzandomi da posto e unendomi alla folla composta da studenti di tutti gli anni e di tutte le case.

Mi sporgo il più possibile per osservare sopra alle loro teste ottenendo però scarsi risultati, Al mi afferra dal posto indirizzandomi verso una parte meno affollata di gente. Mentre cammino insieme a mio cugino per raggiungere la riva del Lago Nero mi volto alle mie spalle, affacciati alle finestre vedo un sacco di volti stupiti anche se non ne capisco la motivazione; mi volto nuovamente e lo spettacolo che mi ritrovo davanti mi toglie il fiato facendomi immobilizzarsi sul posto, lo stesso fa Albus accorgendosi del mio movimento brusco.

Il mostro che usualmente abita il lago sembra essersi dissolto, l'acqua, generalmente calma, incomincia a muoversi irrequieta. La prima cosa che spunta è un bastoncino, sottile come un dito, di legno scurissimo. Continua a emergere dalla superfice scura, sto per credere di star avendo un'allucinazione quando il bastoncino continua ad allungarsi per una manciata di secondi, troppi, poi il legno si allarga e dall'acqua esce un triangolo che con il tempo si rileva essere la prua di una nave immensa. Nel frattempo anche le vele hanno iniziato ad emergere in superfice. Sgrano gli occhi più di quanto credessi di essere capace e indirizzo preoccupata lo sguardo verso Albus un passo davanti a me che, come se percepisse i miei occhi sulla sua figura snella, si gira facendomi notare in lui la mia stessa espressione. E se fosse proprio la loro nave? Sarebbero dovuti arrivare tra mesi, mesi in cui io mi sarei preparata per quell'incontro, ma adesso vengo totalmente presa alla sprovvista.

Ovunque io siaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora