Prologo

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"Sapete quello che dovete fare."

Sapete quello che dovete fare, quello che ci hai obbligati a fare vorrei risponderle, vorrei urlarglielo contro fino a che la gola non incomincerà a bruciarmi dal dolore.

Mi limito a guardarla negli occhi, non succede spesso che qualcuno lo faccia. Certi hanno paura della reazione che potrebbe avere, altri non riuscirebbero a sopportare quella visione perché in quegli stessi occhi è impressa la pazzia fulcro del suo carattere, il dolore di chi l'ha sfidata e il terrore di tutti all'udire del suo nome, in poche parole, in quegli stessi occhi si intravede la stessa essenza che caratterizzava quelli di suo padre.

Ma io non ho nulla da temere ormai; ogni giorno mi sveglio ma non trovo il motivo per cui lo faccio. È come se non fossi più umano, perché tutte le cose che mi facevano sentire vivo ormai non esistono più. Assomiglio ad un fantasma, un'ombra che si muove nel buio della notte, senza una consistenza vera, un'ombra per cui tutti provano ribrezzo e paura ma non potrebbe essere altrimenti perché l'odio verso di me parte da me stesso.

Lei si volta dando le spalle a tutti quelli seduti a questo tavolo: "Ho già fallito una volta." a queste parole sento uno strano e altrettanto allucinante dolore al braccio sinistro: "Non lascerò che questo riaccada."

Ovunque io siaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora