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Albus' pov.

E succede sempre lo stesso. Sempre. Vedo quelle cose, faccio questi incubi e poi mi sveglio in preda al panico, col respiro accelerato mentre sto sudando freddo.

Ed oggi è successo ancora.

Annaspo alla ricerca di aria che sembra completamente aver abbandonato i miei polmoni. Sento la gola chiudersi in un nodo e un dolore allucinante al petto mentre le lacrime si raccolgono al bordo degli occhi in procinto di scendere copiose. Afferro il capo tra le mani mentre con le gambe tento di scostare il più possibile le coperte che fino a poco fa mi avvolgevano. Incomincio a singhiozzare rendendomi ancora più difficile respirare. Le mani mi tremano mentre ormai le lacrime mi stanno bagnando le guance.

Anche questo succede sempre nello stesso modo, tanto che ormai ho capito come comportarmi.

Mi rannicchio su me stesso come a cercare protezione e inizio a contare.

Conto sei secondi, nei quali provo a inspirare più aria possibile tentando di trovare un oggetto fermo al quale ancorare lo sguardo come un appiglio.

Trattengo il fiato, e poi espiro per sette secondi.

Continuo a ripetere queste azioni tranquillizzandomi di attimo in attimo mentre tento di fare il meno rumore possibile per non svegliare nessuno dei miei compagni di stanza. Se mi vedessero in questo stato si preoccuperebbero per me e coinvolgerebbero tutta la mia famiglia. E l'ultima cosa di cui ho bisogno è che loro vengano a sapere di questa mia situazione.

Espiro per la decima volta e il respiro, come sempre a questo punto si è già quasi completamente regolarizzato. Continuo per ancora un paio di volte fin quando mi trovo seduto sul letto, col respiro ritornato debole e lo sguardo perso nel buio.

Chiudo gli occhi, mi asciugo le lacrime salate che mi hanno bagnato tutto il volto e, sempre nel modo più silenzioso possibile, recupero una felpa pesante dirigendomi fuori dalla stanza. Ci metto un po' ad abituarmi a questo nuovo tono della luce ma appena ritorno a vederci bene incomincio a percorrere i corridoi deserti del dormitorio intento ad uscire dal castello.

Fortunatamente nel tragitto non incontro nessuno e, appena arrivo in cortile, vengo travolto dal freddo di questa nottata di fine ottobre. Il cielo è puntellato di stelle e l'aria è pulita. L'aspiro a pieni polmoni facendo pizzicare dal freddo persino quelli. Mi stringo ulteriormente all'interno della mia felpa che rimane comunque troppo sottile per allievare il gelo mentre, in un ultimo tentativo, mi tiro sul capo il cappuccio.

Perso tra i miei pensieri non mi sono nemmeno accorto della presenza di una ragazza poco lontano da me. È seduta su di una panchina con il volto rivolto verso il cielo stellato e ci impiego meno di un secondo per riconoscerla perché anche se siamo stati distanti tanto il mio corpo non ha mai smesso di avvertirne la presenza e mai smetterà. I capelli le ricadono sulla schiena riparata a malapena da una piccola coperta verde-argento. La osservo per un po', non so quanto, combattendo contro l'impulso di andare da lei e coprirla con i miei stessi vestiti non curandomi di rimanere io quindi in balia assoluta del gelo, perché il freddo diventerebbe soltanto un lontano ricordo vedendola al sicuro. La sua figura mi farebbe dimenticare di tutti i mali soltanto con la sua presenza.

Improvvisamente si volta nella mia direzione e non sembra neanche stupita di vedermi lì, nel bel mezzo della notte, con sì e no due gradi, a fissarla in completo silenzio. Anche in questo caso non mi rendo conto del tempo che passo a guardarla prima di darle la schiena e dirigermi di nuovo verso il castello. Nell'istante prima che possa oltrepassare la soglia della porticina secondaria che mi ha fatto uscire dalla scuola, però, mi richiama. Pronuncia 'Albus', il mio nome, in un sussurro a malapena udibile che io invece percepisco troppo forte. Mi blocco sui miei passi continuando a rivolgerle la schiena, combattuto tra la voglia di allontanarmi il più possibile da lei e quella di correrle incontro e stringerla a me, consapevole, mio malgrado, che la seconda sia quella che preferisco; quindi, sapendo che me ne pentirò, mi volto verso di lei che è ancora seduta sotto quella misera coperta. Dall'espressione che ha dipinta in volto sembra stupita quando me di avermi richiamato.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 20, 2023 ⏰

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