Capitolo 17

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Un'altra giornata era quasi finita e Wood e Doe erano esausti, ma contenti per le informazioni che erano riusciti a ricavare dai ragazzi.
I due agenti arrivarono alla piccola chiesetta del paese quando il sole era quasi all'altezza delle loro teste e sembrava volesse morire in uno splendido tramonto dai colori invernali lasciando presto spazio ai nuvoloni carichi di pioggia che si erano aggirati nell'atmosfera per tutto il giorno.
Una volta entrati in parrocchia, trovarono Adrian, il pastore, sul pulpito che sembrava provare un sermone. La struttura che ospitava la comunità dei fedeli era piccola e tutte le facciate erano dipinte di bianco mentre all'interno erano presenti due gallerie laterali, al centro erano disposti i banchi mentre il soffitto era sostenuto da archi in legno, probabilmente rovere data la sua grande tenacità e durabilità. Ai due lati della chiesa vi erano delle piccole vetrate istoriate da dove entrava la luce rendendo tutto l'ambiente più colorato e meno deprimente. Accanto all'altare vi era posizionato un organo pieno di polvere e a giudicare dal suo stato, Wood pensò che forse l'avevano lasciato da parte perché rotto e mai riparato.
«Buonasera» disse Wood interrompendolo. La sua voce rimbombò addosso alle pareti della chiesa facendo spaventare il prete.
«Buonasera a voi» rispose dopo aver avuto un tuffo al cuore.
«Buonasera Adrian. Possiamo farti qualche domanda?» chiese Doe.
«Certamente» rispose il pastore scendendo dall'altare per avvicinarsi agli agenti e per non urlare per l'intera chiesa.
«Abbiamo saputo che il bambino che aspetta Rachel non è di Peter» continuò Wood.
«Davvero?»
«Non faccia finta di niente.»
«In che senso?»
«Glenn ci ha detto del suo sfogo e del sigillo sacramentale violato.»
«Seguitemi» disse poi Adrian facendo segno ai due agenti di andare in sagrestia con lui, per evitare che orecchie indiscrete ascoltassero tutto, anche se in chiesa non c'era nessuno, qualcuno era sempre in ascolto.
Il pastore si scusò ripetutamente per lo sbaglio fatto e sapeva perfettamente che il segreto doveva essere inviolabile ma lui aveva trasgredito e se loro volevano denunciarlo alla curia, non avrebbe opposto resistenza e si sarebbe dichiarato colpevole.
«Non ci interessa denunciarla» tagliò corto Wood. «Vogliamo solo sapere di chi è il bambino. Le assicuriamo la massima riservatezza, non diremo a nessuno di ciò che è successo.»
«Il bambino è di Umberto.»
«Umberto?!» chiese stupito Doe.
«Chi è Umberto?» chiese Wood senza capire.
«È l'insegnante della scuola di Blawind. Tutti i ragazzi sono suoi alunni, compresi i miei figli e Rachel. È il figlio di Don, il proprietario dello spaccio.» Wood capì all'istante di chi stavano parlando.
L'indagine sembrava essere rientrata nei binari: Rachel era incinta dell'insegnante e lui, per evitare uno scandalo, le disse di abortire. Possibile che tutta la storia girasse attorno a un bambino e ad un aborto mancato?
Elisabeth aveva perso la vita per questo? Fino a quel momento, tutte le testimonianze portavano a quello, la scientifica non si era ancora fatta viva e Wood non poteva fare pressioni affinché si spicciassero, in fondo si stava fingendo un detective e Doe era solo uno sceriffo che nessuno avrebbe mai ascoltato. Dovevano contare solo sulle loro forze e indagare alla vecchia maniera, fare molte domande, collegare i pochissimi indizi che avevano e trovare l'assassino senza il DNA o altre tracce forensi. Se Poirot e Sherlock riuscivano a risolvere casi a cavallo tra la fine del 1800 e gli inizi del 1900, Wood non vedeva perché non poteva farlo lui nel 2020 lasciando la scienza da parte.

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