Capitolo 9

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Gli alibi di tutti i soggetti interrogati si somigliavano, qualcuno era già stato provato, altri erano in attesa di essere confermati, come quello di Rachel. I due poliziotti erano consapevoli del fatto che Peter aveva saltato la scuola come tutti gli altri ragazzi, l'omicidio di Elisabeth li aveva sconvolti e avevano stabilito che per un giorno le lezioni non erano fondamentali.
A pochi passi da casa Child, gli agenti trovarono casa Bulltap.
I genitori di Peter erano al lavoro: il padre, Robert, faceva il pompiere con Clive, il padre di Rachel, mentre la madre era Kelly, la proprietaria del negozio di vestiti. Wood se la ricordava perfettamente, l'aveva incontrata la sera precedente allo spaccio di Don.
Quando Wood suonò al campanello, Peter aprì immediatamente. Probabilmente era stato avvertito da Rachel del loro arrivo e sembrava piuttosto tranquillo. Il ragazzo era piuttosto alto e magro, pareva ricurvo su se stesso e stretto nelle spalle, aveva i capelli corti di un colore castano molto chiaro, gli occhi spenti erano verdi ma il sorriso era più che perfetto e bianchissimo.
«Entrate» disse subito il ragazzo ai due agenti.
Peter doveva avere circa diciotto anni e portava i vestiti tipici del luogo: un paio di jeans un po' larghi, stivali in pelle a punta, una camicia a quadri rossi di flanella ma completare l'outfit gli mancava soltanto un cappello come quello che portava lo sceriffo.
«Immagino che Rachel ti abbia telefonato» disse Wood al ragazzo mentre si accomodavano in soggiorno.
«Mi ha scritto un SMS.»
Wood e Doe si sedettero su due sedie di legno senza imbottitura mentre Peter si accomodò sul piccolo divano a due posti color cammello davanti a loro. A differenza della casa di Rachel, lì non aleggiava l'odore del caffè ma bensì di legno ed incenso ricreando un'atmosfera piuttosto rustica.
«Dove ti trovavi ieri tra le sette e le undici di sera?» gli chiese subito Doe mentre Wood si guardava attorno.
«Sono andato a cena con Rachel e poi abbiamo deciso di andare al cinema.»
Il particolare del film era stato omesso dalla ragazza, ma se fosse stato vero, ci sarebbero stati sicuramente dei testimoni che potevano confermare la loro presenza a una delle diverse proiezioni. Per quel momento, potevano ritenere l'alibi dei due ragazzi valido, anche se Rachel sembrava nascondere qualcosa e non avevano ancora verificato se effettivamente i due ragazzi avessero detto la verità riguardo alla sera precedente e al film sul grande schermo.
«Sapevi che Rachel voleva abortire?» continuò poi Wood tornando alla realtà e guardando il ragazzo dritto negli occhi.
«Cosa?» chiese Peter.
«Immagino che tu non lo sapessi, allora» concluse il detective, validando anche le parole di Rachel quando aveva detto che non era stato il ragazzo a chiederle di abortire.
«Rachel è incinta?!» chiese Peter stupefatto.
Dopo quella domanda calò il silenzio facendo calare la temperatura della stanza al di sotto dello zero raggelando tutti i presenti.
«Tu non lo sapevi?» continuò lo sceriffo per cercare di allentare la tensione che si era appena creata.
Peter scosse la testa in un no, era pietrificato e sembrava potesse svenire da un momento all'altro.
«Mi dispiace che ne sei venuto a conoscenza così, in queste circostanze» continuò Doe. «Noi abbiamo finito per ora, con le domande. Stai bene?»
Peter agitò la testa in quello che doveva sembrare un sì.
Wood si alzò dalla sedia senza dire nulla e si avviò verso l'uscita, odiava tutta quella situazione, e ancora di più non sopportava tutti questi drammi adolescenziali.
«Dovresti parlare con Rachel» continuò poi Doe alzandosi anche lui dalla seduta per mettere una mano sulla spalla del ragazzo. Doe si sentiva in colpa per aver rivelato al ragazzo una cosa che non spettava a lui dire ma non poteva immaginare che Peter fosse all'oscuro di tutto.
Il ragazzo non si mosse di un millimetro.
Doe raggiunse Wood fuori dall'abitazione e fece un respiro profondo prima di ricominciare a parlare al detective.
«Adesso come ci muoviamo?» chiese lo sceriffo.
«Dobbiamo vedere se qualche genitore non ha preso bene la notizia della gravidanza di Rachel» gli rispose Wood.
Il detective avrebbe voluto che fosse stato uno di loro a compiere l'omicidio in modo da chiudere il caso il prima possibile ma prevedeva un caso più complicato di quello che appariva, tutto considerato non aveva nessun indizio tra le mani e senza quelli non avrebbe avuto nemmeno delle prove.
«E cosa c'entrerebbero i genitori dei ragazzi con Elisabeth?» chiese di rimando Doe.
«Se qualcuno non ha preso bene la gravidanza di Rachel, vuol dire che voleva farla abortire e l'hanno mandata da Elisabeth. Quando qualcuno di loro ha scoperto che lei non voleva aiutarla, si è infuriato e in uno scatto d'ira, l'ha uccisa. Un po' come una ripicca: tu non aiuti Rachel e io ti faccio del male.»
«Sono tutte supposizioni, però.»
«Per ora sì, rimangono solo idee.»


La giornata d'indagini era completamente volata. Wood e Doe non avevano nemmeno pranzato e l'orario della cena si stava avvicinando. I due agenti decisero di rimandare gli interrogatori al giorno seguente, erano entrambi stanchi e non sarebbero riusciti a dare il loro meglio, non sarebbero nemmeno riusciti a captare qualche messaggio nascosto o magari avrebbero confuso l'irritabilità di un tester possibilmente colpevole con il dolore provato per la morte della compaesana. Wood continuava a chiedersi perché Rachel non aveva detto a Peter della gravidanza. A Wood balenò per la mente un'idea assurda e proprio provò a scartarla ma lei continuava a saltellare da una parte all'altra del cervello e non lo lasciava tranquillo, così decise che l'avrebbe verificata senza fare delle domande troppo esplicite, in fondo tutto poteva essere e se Wood avrebbe svelato quel segreto, sarebbero stati un passo avanti.

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