Capitolo 8

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Sabato 1 febbraio 2020

Un giorno dopo l'omicidio


Wood e Doe si erano congedati dalla famiglia Hill e avevano ripreso il loro cammino verso l'abitazione di Rachel e dei suoi genitori.
Lungo il tragitto a piedi i due uomini non parlarono e Wood si perse nei suoi pensieri. Era molto legato ad Elisabeth, quando era piccolo lei lo accudiva e gli faceva da babysitter, per lui era come la sorella maggiore che non aveva mai avuto. La ricordava con affetto ma anche con un po' di malinconia, domandandosi se fosse possibile commettere un omicidio per un mancato aborto. In cuor suo sapeva che la risposta era negativa ma non dimenticava ciò che aveva raccolto con la sua esperienza. Il primo insegnamento che aveva imparato quando era diventato detective, fu che esistevano solo tre tipi di movente che potevano portare una persona ad uccidere: i soldi, l'amore o la vendetta. Niente era stato preso dalla cassa e non era comparso nessun amante, almeno per il momento, e per di più non aveva amiche, quindi la ragione che aveva determinato la morte di Elisabeth doveva quasi certamente essere un regolamento di conti.
La cosa gli sembrava assurda ma, nel corso degli anni in polizia, aveva imparato a non stupirsi più di nulla, quello che passava per la mente delle persone era sempre più folle e lui non voleva scervellarsi sulle ragioni che portavano una persona a compiere certi atti di violenza gratuita, voleva solo far giustizia.
La famiglia Child viveva poco lontano dalla caserma dei pompieri. Wood si accorse che in realtà a qualsiasi cosa pensasse in paese, un'abitazione, un negozio o la chiesa, era vicino a lui, ovunque si trovasse, talmente era piccola la cittadina: le case, le botteghe e tutte le attività sembravano le une a ridosso delle altre e la grandezza della città ricordava un villaggio in miniatura.
Una volta raggiunta la destinazione, Wood si affrettò a suonare  al campanello, sperava di trovare in casa Rachel perché secondo Doe, a quell'ora della mattina, la ragazza doveva già essere a scuola. L'aria invernale aveva congelato i due uomini, il freddo sembrava penetrare nelle ossa e non staccarsi più.
Una signora bassa e tarchiata gli aprì la porta. Aveva i capelli corvini sopra i quali vi erano appoggiati un paio di occhiali da vista. Dalla casa uscì una vampata di calore che fece riacquistare un po' di vitalità e colore a Wood.
«Si?» chiese lei. Doveva essere Holly.
«Signora Child? Siamo il detective Wood e lo Sceriffo Doe» disse l'uomo presentando entrambi, sapendo già che la signora davanti a loro conosceva lo sceriffo.
«È successo qualcosa?»
«Possiamo entrare, Holly?» chiese gentilmente Doe e la signora si fece da parte. Una volta che Wood e Doe furono entrati, la signora richiuse la porta dietro le proprie spalle lasciando che la casa creasse una bolla di calore attorno agli ospiti.
La casetta era accogliente e profumava ancora di caffè. La stanza in cui entrarono i due agenti doveva essere probabilmente il salotto ed era arricchito con degli spruzzi di colore qua e là: il divano era ricoperto con un lenzuolo fiorato mentre le pareti avevano due colori differenti, rosso e arancione, la tv era appoggiata su un mobiletto di legno alto poco più di un metro ed era completamente bianco. In giro per il salotto vi erano diversi gingilli, come li chiamava Wood, e nessuno di essi aveva un singolo granello di polvere.
«Possiamo parlare con sua figlia?» disse Wood arrivando dritto al punto.
«Certamente, è in camera sua, ma cosa è successo?» chiese nuovamente la donna, visibilmente turbata.
«Non preoccuparti Holly» continuò lo sceriffo. «Sappiamo che è stata a contatto con Elisabeth e vorremmo farle qualche domanda, magari sa chi è stato a farle quello che ha fatto.»
La signora Child fece un respiro profondo e si tranquillizzò, almeno in apparenza, per poi condurre i due agenti verso la stanza della figlia.
Quando arrivarono davanti ad una porta bianca immacolata, la signora Child bussò energicamente.
«Tesoro? Lo sceriffo vorrebbe parlarti» disse poi al legno che le separava.
«Va bene» disse una voce dall'altra parte senza una vera e propria intonazione, quasi apatica.
«Se avrete bisogno di me, sarò in cucina» concluse la signora congedandosi da Doe e Wood che la ringraziarono per la comprensione.
I due agenti aspettarono che Holly se ne fosse andata e poi entrarono nella camera di Rachel senza bussare. Quando aprirono la porta, la ragazza gli dava le spalle ed era seduta alla scrivania che cercava di trafficare con il suo PC. La cameretta era piuttosto piccola ed era tinteggiata di rosa come il resto del mobilio: una piccola scrivania era stata messa in un angolo mentre sul lato opposto si trovava il letto incorniciato da un armadio a incastro color pastello. La stanza era ordinata, non vi era nessun tipo di soprammobile e a Wood sembrò un po' spoglia per essere la stanza di una teenager.
«Ciao Rachel» disse Doe attirando la sua attenzione.
«Salve, sceriffo» continuò la ragazza girando su se stessa grazie alla sedia con le rotelle. Rachel era molto magra, aveva i capelli ricci e neri che le scendevano morbidi sulle spalle, gli occhi sembravano color nocciola nella penombra della camera mentre la pelle caffelatte era coperta da un paio di jeans alla moda e una maglietta a maniche lunghe color panna.
«Lui è il detective Wood» continuò Doe. «Vorremmo farti qualche domanda, se ti va.»
«Va bene» disse lei, ancora indifferente, per poi fare segno ai suoi ospiti di accomodarsi sul suo letto. Doe e Wood accettarono la cortesia e si sedettero per cercare di metterla più a suo agio.
«Come stai?» chiese Wood per rompere il ghiaccio.
«Che cosa volete sapere?» domandò di rimandola ragazza con aria scocciata.
«Abbiamo saputo che sei incinta» continuò Wood senza mezzi termini cercando di non perdere la pazienza. I ragazzi di quell'età lo facevano innervosire, era stato adolescente anche lui ma non aveva mai mancato di rispetto a un adulto e tanto meno si era mai permesso di trattare qualcuno con sufficienza o come se fosse stupido.
«Sì, è vero.» Rachel si arrese immediatamente.
«E sappiamo anche che volevi abortire.»
«Ho solo chiesto informazioni, ancora non avevo deciso che cosa fare.»
«Ed Elisabeth non ha voluto aiutarti.»
«Tutto giusto» terminò poi sarcasticamente la ragazza alzando le sopracciglia.
«Vorremmo sapere dove ti trovavi ieri tra le sette e le undici di sera» continuò Wood senza quasi respirare.
«State pensando che l'ho uccisa io?»
«Ti abbiamo solo chiesto dove ti trovavi in quel lasso di tempo» la rimproverò lo sceriffo.
«Ero a cena con Peter. Vi giuro che io non c'entro niente con quello che è successo a Elisabeth!» Di colpo la ragazza sembrava spaventata e da strafottente divenne improvvisamente molto collaborativa. «All'inizio non volevo tenere il bambino e se lei non mi avesse aiutata, ci sarebbe stato qualcun altro disposto a farlo.»
«Ti ha chiesto Peter di abortire?» chiese lo sceriffo Doe.
«No» concluse poi Rachel visibilmente agitata.
«Se ci hai detto la verità, non andrai nei casini» disse Wood per cercare di tranquillizzarla ma sapeva già che prima di scagionarla del tutto doveva chiedere conferma a Peter dell'alibi della sua ragazza.
I due agenti ringraziarono Rachel e la lasciarono alle sue cose da adolescente, uscirono dalla camera e si chiusero la porta alle spalle per poi dirigersi verso la cucina per congedarsi anche con la signora Child.
Una volta lasciato l'appartamento, Wood e Doe si guardarono e a entrambi bastò una sola occhiata per capire che stavano pensando la stessa cosa: Rachel nascondeva qualcosa.

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