Lascia che ti conosca

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Quackity

La mattinata andò abbastanza bene, svolsi i miei lavori, ma in testa continuavo ad escogitare un piano per abbindolare Wilbur e non fargli pensare che mi affezioni solo per ricattarlo.

Ora le guardie stanno conducendo tutto verso la mensa. Prendo posto in un tavolo con poca gente. Qui dentro mi vorrebbero tutti morto, quindi meglio stare zitto e far ciò che mi dicono.

"Ma ciao piccola troietta"

Non dico niente, alzo solamente la testa e mi ritrovo davanti l'uomo che un po' di giorni fa mi aveva minacciato. Il problema è che al suo seguito, aveva altri due uomini più o meno della sua stazza.

Si sedettero davanti a me.
"Allora vuoi parlare?"
Mi prese il mento e con forza mi tirò verso di se.
"Io non so niente"
"Bene. Ora la sistemiamo in due modi. O ci dici tutto ciò che sai su Schlatt, va bene qualsiasi cosa, oppure noi ti costringiamo a dircele. La scelta è tua"

"E sentiamo, quali sarebbero i vostri metodi per farmi parlare"

"Domanda interessante. Sai, prima di finire qui, io ero un rifornitore di Schlatt. Gli fornivi sopratutto alcolici e droga. Un giorno lui scoprì che l'erba che gli davo non era di buona qualità, così mi torturò e poi mi mise in questo posto."
"Io ero anche ricercato per varie torture, a Schlatt qualcuna l'ho fatta. Ma non tante, lui ama far uscire di testa le sue vittime di persona. Beh, io ero abbastanza vicino a lui, così ho scoperto di te. Del tuo passato e sopratutto dei tuoi lavori passati."

Il mio cuore il quel momento perse un battito.

"Già, sai non dovresti vergognartene. Dopotutto dovevi pur portare qualcosa a casa. Quindi se te lo stai chiedendo, si abuseremo di te. Ci divertiremo no?"

In quel momento tutto i ricordi tornarono a galla. Le giornate infernali passate con la mia famigli. Le notti dentro e fuori casa di uomini di ogni tipo. E la mia vita andare sempre di più in frantumi.

Così non ci pensai due volte.

Gli sputai in faccia.

La peggior cosa che potessi fare. Quell'uomo stinse ancora più forte la stretta sulla mia mascella e velocemente mi tirò un pugno in faccia facendomi cadere. Intanto i suoi due compagni scavalcarono il tavolo e iniziarono a tirarmi calci.

Stomaco, testa, arti e quant'altro. Non si risparmiarono, e le guardie sembrarono soddisfatte della scena a cui stavano assistendo, dato che nessuno mosse un muscolo.

Mi rannicchiai portandomi le ginocchia al petto e stringendomi sul mio corpo.

Nel mentre il numero di colpi non diminuiva affatto, anzi, molte persone si aggiunsero.
Nel preciso istante in cui uno di loro si abbassò su di me e cominciò a tirarmi forti pugni sulla nuca, io incominciai a non percepire più quello che stava succedendo intorno a me.




Senti solo degli spari e una forte voce. I colpi si fermarono e io fui sollevato. Sentì un calore e un profumo familiari. E poi tutto nero.





Mi risveglia su un divanetto di pelle, in un ufficio. Quell'ufficio!

"Vedo che ti sei svegliato"
Wilbur era dietro di me che delicatamente passava le sue dita tra le mie ciocche scure.

"Cos'è successo?"
"Ti hanno menato e se non fossi arrivato io ti avrebbero ucciso"
"G-grazie"
"Tranquillo. Ti ho medicato, ora che sei sveglio dovresti prendere delle pastiglie. Vado a prenderle."

Lo afferrai per il polso, e lentamente cercai di tirarmi a sedere, anche se faceva un male tremendo.

"Oi fai piano"
"Resti un attimo ancora qui?"

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