Rivelazioni

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Era una stanza buia e piccola, illuminata solamente dalla fioca luce che proveniva da due piccole finestre sbarrate poste ai lati della stanza. Fredda e umida, probabilmente vicina ad una sorgente d'acqua. Vi erano due sedie collocate agli estremi della stanza, e legati a queste sedie vi erano, sfortunatamente, Alex e Wilbur.

Jschlatt era famoso per le sue torture, insopportabile anche per il più forte e fedele degli scagnozzi.
La stanza infatti era piena zeppa di attrezzi che il mafioso si divertiva ad usare sulle sue malcapitate vittime.
Per Schlatt, però, la tortura non era solo fisica, anzi, lui prediligeva quella psicologica, maggiormente se in ballo c'era più di una persona, ma sopratutto, se quelle che persone avevano un legame intimo.

I due dormivano, o meglio, Wilbur dormiva, mentre il povero Quackity era svenuto ormai da parecchie ore. Schlatt si era accanito maggiormente su di lui, i traditori non si meritano pietà.
Wilbur aveva il naso rotto, insieme a qualche vertebra e la spalla sinistra. Occhi blu e gonfi. Insieme alla pallottola che aveva nel braccio si unirono tagli profondi nello stomaco e graffi, lividi e bruciature su tutto la pelle.
Quackity, invece, era ridotto molto peggio. Entrambe le braccia rotte e colme di lividi, occhi gonfi, naso,labbra e bocca sanguinanti, grandi lividi scuri sulla maggior parte della sua pelle. Ovviamente non mancavano le frustate su schiena e addome. Infine, per completare l'opera, gola tagliata, non tanto in profondità da ucciderlo, ma abbastanza da provocargli un dolore lancinante e capace di farlo svenire.

La porta in quel momento fu bruscamente spalancata, la luce proveniente da una piccola lampadina appesa nel centro del soffitto, venne accesa e una fioca e tetra luce riempì, per così dire, la stanza.
Gli occhi di Wilbur, se pur ce ne fosse poca, non erano abituati alla luce, così li chiuse, ma sfortunatamente, ricevette un pugno ben assestato in volto.

"Bene, bene, bene, come ce la stiamo passando, eh Wilbur?"
La voce di Jschlatt era piatta, ma nascondeva un pizzico di divertimento, gli teneva la testa alzata dai capelli, così da poterlo guardare in faccia, una faccia che in soli due giorni aveva perso colorito, anzi, aveva acquistato quello dei lividi dolenti e dei graffi che presto sarebbero diventate cicatrici permanenti.
"Sempre meglio che il nostro piccolo amico laggiù, non è così? Credo sia il momento di svegliarlo e di fare quattro chiacchiere anche con lui mh"

Schlatt a passi svelti, si avvicinò ad un secchio. Ritornò verso Alex e bruscamente gli rovesciò addosso il contenuto; acqua gelata, il secchio ne era colmo. Il ragazzo di soprassalto si risvegliò, dapprima non capì molto dell'ambiente circostante, ma quando la vista iniziò a schiarirsi, anche i ricordi lo fecero.

Avrebbe preferito non lo facessero, ma era inevitabile: la mente dell'uomo è un aggeggiò troppo imperfetto perché la nostra anima possa controllarlo e questo Jschlatt lo sapeva bene, era la base delle sue losche torture.

"Ma buongiorno principessa!!" Alex era ancora scosso, sia fisicamente che mentalmente, gli occhi faticavano a stare aperti e anche respirare risultava doloroso per le troppe percosse.
"Beh non credi che sia arrivato il momento di raccontare la verità, Wilbur?"
Jschlatt aveva gli occhi iniettati di puro odio, "non credi sia ora che Quackity sappia, eh?"
lo diceva con cattiveria e disprezzo, quasi anche verso se stesso, anzi Wilbur avrebbe potuto giurare che c'era disprezzo anche nei confronti di Jschlatt stesso e lui sapeva il motivo. Da quando i due si sono divisi Schlatt prova constante odio verso se stesso per essere stato tanti anni al fianco di un tale verme.

"Direi di iniziare" la bocca di Wilbur fu legata così da non dover essere interrotti "beh Alex, anche stavolta ti sei fidato della persona sbagliata, tutte a te eh" il mafioso girava insistentemente intorno alla sedia di Quackity e ogni volta che un "eh" lasciva la sua bocca, il boss afferrava i capelli o il viso dell'altro così che lo guardasse in faccia. "Lui non è la persona che dice di essere e cosa più importante a lui di te non frega proprio niente, l'amore che dice di provare per te è solo parte di un divertente e altrettanto spregevole piano del suo capo." A quelle parole Wilbur iniziò a dimenarsi cercando di intervenire, anche se impotente, e l'unica cosa che ricevette fu un pugno assestato e potente allo stomaco, che gli fece spalancare gli occhi per il dolore. Quackity invece era zitto, ma tremante e quando Schlatt prese nuovamente il volto di Alex per guardarlo, questo aveva gli occhi colmi di lacrime. Jschlatt invece se la rideva di gusto, trovando veramente meravigliosa l'espressione che il viso di Quackity aveva.

"Ti chiederai che piano, beh è molto semplice, lui ha fatto esattamente ciò che tu agli inizia hai fatto con lui, peccato che però lui non sia innamorato di te e si se te lo chiedi, tutto quello che è successo anche ieri, l'ha fatto solo per mantenere intatta la sua copertura. Non mi sembra abbia avuto molti problemi ad urlarti addosso, o mi sbaglio?"

Le lacrime erano iniziate a scendere e il minore sentì ancora più dolore, una sensazione ancora più dilaniante di quelle che le botte avevano potuto procurargli, il cuore che pian piano lui è Wilbur stavano riuscendo a rimettere insieme si era nuovamente distrutto, ma questa volta in pezzetti ancora più piccoli e dolorosi.
Wilbur in tutto questo guardava Alex con un espressione sofferente sul viso, ma non per il dolore o per altre cazzate, lui avrebbe voluto urlare che lo amava dal profondo del suo cuore, che senza di lui si sentiva triste, che avrebbe dato tutto per lui e che vederlo in quelle condizioni sia fisiche mentali, senza neanche la possibilità di reagire era straziante. Ma in quel momento era impotente...

"Sai lui era mio compagno di giochi, noi eravamo i due figlio del demonio, sai quelli che facevano scalpore sui giornali, i due inseparabili compagni, ma vedi uno era debole e scelse la strada della giustizia e guarda com'è finito" Schlatt costrinse Quackity a guardare nella direzione di Wilbur, ma lui non voleva, così, anche se obbligato, riuscì in qualche modo a non guardarlo, e fu questo a spezzare il cuore di Wilbur.
Schlatt andò velocemente verso l'ex compagno "vedi, tu non sei meglio di me, ti credi meglio, ma ora chi è che lo sta facendo soffrire di più, io con le botte o tu con la tua doppia faccia di merda?"

"Dicevamo; beh si questo dovrebbe già essere abbastanza, ma direi di continuare un po'. Sai Quackity, non credo sia nemmeno gay, non so che schifo abbia provato verso di te, in più credo abbiate fatto sesso, quindi pensa, lui avrebbe preferito morire piuttosto che farlo con te, non sai che schifo gli avrai fatto. Comunque a parte tutto sei stato bravo, certo potevi tenere la bocca chiusa e stare fedele al tuo padrone però tranquillo, sai che con i giusti metodi si risolve tutto, no"

"Beh direi che qui abbiamo più che finito, quindi mmhh, potremmo uccidere quel pezzo di merda, oppure farlo soffrire un altro po', vediamo direi-" "Schlatt!" la voce di Quackity era quasi impossibile da sentire tanto era bassa "se dovete torturarlo, voglio essere io a farlo"

Il sorriso sul volto di Schlatt si ingrandì

Gli occhi di Wilbur si spalancarono

Il cuore di Quackity si ruppe nuovamente

"Se me lo chiedi così come posso dirti di no, solo non ora, non credo tu sia nelle condizioni per farlo, quindi direi: rimettiti, fatti perdonare da me e poi potrai divertiti con lui, ma mi raccomando niente pietà. Sai sono così felice mi sei mancat-"

Un esplosione.

Divertente come sono sempre queste a interrompere i momenti più belli.

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