Ricadute (Parte 7)

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Dopo diverse settimane chiuse dentro, ancora ripenso all'incidente di quella sera, incastrata in un loop, inutile dire che la mia sanità mentale è andata a farsi fottere, poiché sono settimane che non tocco cibo, con attacchi di panico di continuo, non riesco più nemmeno a trovare un po' di posto nelle mie braccia, che accarezzandole non sono più lisce, e non lo saranno più.

L'unica cosa a risvegliarmi dai miei pensieri è il telefono che squilla, si tratta di Riccardo, che chiama con insistenza dal giorno dopo l'incidente, guardo lo schermo illuminato, e inizio a piangere, immobile, aspettando smetta di suonare, ma poi riprende, così mi costringo a rispondere:

<<Pronto?>> la mia voce risuona rauca, e trema, mi domando se Riccardo se ne accorga, <<Sofia cazzo! Perché non rispondi alle chiamate o hai messaggi, anche Laura e Elisa sono in pensiero per te>> la sua voce invece, risuona arrabbiata e ansiosa, <<Sono stata molto impegnata>> cerco una scusa, ma non credo se la beva, <<Ok, facciamo finta per un attimo che ti credo, ma io stasera voglio vederti>> sibila, <<Ecco in realtà non posso stasera, perché->> vengo interrotta <<Non ci sono giustificazioni, hai da fare? Sposti i tuoi impegni, perché ho bisogno di vederti ok?>> Tira su col naso, <<Stai bene?>> gli domando, <<Io si, ti aspetto stasera>> così chiude la chiamata salutandomi.

Calata la sera mi metto un body colore carne, e un maglione marroncino sopra e dei jeans larghi neri strappati, ci abbiano delle scarpe Nike bianche a collo alto, e prendo un cappotto lungo, dirigendomi alla porta.

Fa abbastanza freddo per essere maggio

Ma forse è solo l'ennesima bugia che mi dico pur di non ammettere che ho a malapena energia per tenermi in piedi.

Arrivata al garage sono le 2:45 di notte, busso delicatamente alla saracinesca, che non tarda ad aprirsi, quel che vedo non mi piace, Riccardo ha gli occhi lucidi e una bottiglia di whisky appoggiata al tavolo non aiuta la visione, entrando sento anche un odore di erba.

<<Che cazzo stai facendo? Hai ricominciato a fumare e bere?>> Gli domando abbastanza infastidita, <<tu puoi scoprire per settimane, farmi attendere fino all'ultimo per vederti e hai pure il coraggio di lamentarti per un po' di fumo innocuo?>> si giustifica, <<Pensavo che avevi smesso>> mi esprimo <<È una dipendenza, non è facile uscirne, ma questo tu lo sai bene...>> Si avvicina pericolosamente a me, <<secondo te non immagino chissà quanti tagli avrai sul braccio? O su qualsiasi altra parte del tuo corpo, per non parlare di quanto sei dimagrita>> fa scivolare il suo sguardo su tutto il mio corpo, immagino che i pantaloni larghi non abbiano fatto il loro dovere, o forse sono dimagrita davvero così tanto che si vedrebbe anche se mi coprissi con cento maglioni, ma questo non cambia la mia visione allo specchio, <<Volevi vedermi per rinfacciarmi i miei problemi?>> rispondo a denti stretti, <<Nono, era solo per scoparti, mi manca tanto sentirti gridare il mio nome>> ghigna malizioso, quando istintivamente gli tiro uno schiaffo, rimane paralizzato per un attimo, poi torna a guardarmi e mi sbatte al muro, portando in alto le mie mani e bloccandomi <<Non osare mai più>> sibila.

<<Non dirlo mai più>> sibilo anch'io, quello che ricevo è una risata a stento, poi mi lascia andare allontanandosi, so che è inebriato dall'alcool, perciò mi avvicino in un piccolo frigo dove non trovo altro che bibite, così mi dirigo verso l'uscita <<Dove vai ora?>> mi domanda, <<ho fame, e tu devi riprenderti se vuoi una conversazione seria con me, prendo qualcosa da mangiare e torno subito>> mi spiego, quando sto per voltarmi e uscire sento la voce di Riccardo, <<No, aspetta...>> Si prende un attimo e si alza goffamente dal divano, <<Vengo con te>> si mette la giacca, non aggiungo altro, uscendo senza aspettarlo ulteriormente.

Ora si ragiona

Arrivati da un camion dei panini ordiniamo accomodandoci sul tavolo, faccio fatica a mangiare il primo pasto dopo due giorni, già al secondo morso sento dei fortissimi crampi allo stomaco, <<Stai bene?>> mi domanda Riccardo notando il mio malessere, ormai sembra tornato in sé, <<Si si>> mento, posando il panino sul tavolo <<Sono piena>> mento ancora, vedo Riccardo incartare il mio panino praticamente integro, <<Se più tardi hai fame potrai mangiarlo>> sorride, ricambio a mia volta.

Tornati al garage Riccardo posa il mio panino sul tavolo, e mi fa compagnia sul divano, <<Allora...>> Inizia a parlare <<perché sei scomparsa? Eravamo tutti preoccupati, inutile dirti che sono state delle settimane pesanti per me>> abbassa lo sguardo deluso da se stesso, prendo tra le mani il suo volto e lo costringo a guardarmi, <<Scusa, non volevo scappare da te, ne da Laura o Elisa, ma avevo bisogno di stare sola>> gli spiego <<Cosa è successo quella sera, quando sono andato via>> proprio l'argomento che volevo evitare <<Cose non molto belle>> riesco a dire solo quello, perché presto ritorno a piangere, Riccardo mi abbraccia e la galleria dentro di me si frantuma, dando sfogo alla mia collera, ma sento le sue forti braccia tenermi al sicuro dalle oscurità di questo mondo.

Quando faccio l'errore di guardarlo negli occhi, come la prima volta, mi ci perdo, tanto intensi, che mi intrappolano e senza accorgermene il mio volto è a un soffio dal suo, lui abbassa gli occhi sulle mie labbra, <<Vorrei tanto baciarti>> mi confessa <<Fallo>> lo supplico, incastra il suo sguardo nel mio, con un cenno di sfida <<Non credo riuscirei a fermarmi>> ghigna, <<Non fermarti allora>> supplico ancora, sentendo di non riuscire a respirare, <<Ne sei sicura? Andremmo fino in fondo>> allora io annuisco, perché la verità e che mi farei toccare solo da lui, che sa prendermi così bene, accarezzarmi fino a sentirmi tranquilla con me stessa, così senza farselo ripetere si fionda sulle mie labbra, mordendole, divorandoci, le sue mani mi accarezzano il corpo, stringendomi a pena, mi fa sdraiare e si posiziona sopra di me, tornando a baciarmi con passione, rabbia e bisogno, poi percorre una scia di baci su tutto il mio collo, <<Perché non togliamo questo maglione?>> mi sfida, ma io resto in silenzio, ma ciò non lo ferma e mi toglie pure il body, rimanendo col mio reggiseno nero, poi mi sfiora la pancia, toccandomi le ossa delle costole che oramai si possono contare con facilità, nella sua faccia vedo un attimo di tristezza, ma si riprende subito e si toglie la sua maglietta, ammiro lo spettacolo che ho davanti e passo un dito sul suo petto gonfio, e definisco le linee dei suoi addominali, rimanendo stupita di tanta bellezza, poi sfioro la sua cintura, che slaccio e abbasso fino a togliere i pantaloni, lui fa lo stesso con me, <<Sei così bella cazzo>> e torna a baciarmi, giocando molto con le mani, mentre io ansimo ancora di più, <<Piccola ti prometto che sarò più dolce la prossima volta, ma ora ho bisogno di te>> dice continuando a baciarmi, giocando con la mia intimità, fino a sentirlo dentro di me finalmente, con spinte decise e forti, ogni vibrazione del mio corpo lo fa ringhiare, frustrato, <<È fantastico>> ansima mentre lo dice, quasi commosso, e devo dire che per me è lo stesso, non ho provato mai tanto piacere in vita mia, anche se selvaggio questo sesso che ci consuma, rimane comunque incantevole, piacevole ed esagerato, le sue spinte vanno in aumento finché vengo, <<Riccardo!>> urlo all'apice del piacere, sento uscirlo, e venire sopra la mia pancia, <<Mia>> sussurra <<Sei mia>> aggiunge infine, si affretta a prendere un panno umido aiutandomi a pulirmi, la scena davanti a me mi commuove, lui alza lo sguardo su di me, <<Che c'è? Non posso prendermi cura della mia donna?>> ghigna infine.

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