Rimetto a posto i debiti (Parte 10)

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Sono due settimane che provo a chiamare Riccardo, ma sembra essere un fantasma, è stato veloce a scomparire dalla mia vita tanto quando apparire, <<Stai tranquilla, si farà sentire>> mi rincuora Laura, <<Dario ti ha detto niente?>> gli domando alla mia amica mentre piango abbracciata a un cuscino, <<Non risponde nemmeno a lui, sta andando al garage>> mi comunica, <<Ho fatto il prima possibile>> piomba Elisa dalla porta che chiude, poi passa a guardami, <<Ti prego Sofia non piangere>> si affretta ad abbracciarmi, un abbraccio che gli concedo con piacere, ho bisogno di qualcuno che mi scaldi il cuore che in questo momento soffre quanto me, <<Stanno parlando>> ci comunica Laura guardando il telefono, così torno a piangere ancora stretta a Elisa, anche senza pronunciare il suo nome appare nella mia mente il suo viso, e la galleria dentro di me si frantuma per l'ennesima volta, <<Hai mangiato qualcosa?>> mi domanda Elisa, le mie amiche mi tengono sotto osservazione da quella sera che le ho chiamate per sfogarmi di quanto è successo, <<Non ha voluto mangiare a pranzo>> gli comunica la mia amica <<Sofia così non va bene però, vado a prepararti un toast>> si alza dal letto, uscendo dalla porta, torno a guardare Laura <<Ha scritto?>> gli domando tirando su col naso, <<Lo farà>> mi rassicura, poi Elisa torna in camera con un piatto con sopra un toast al burro di arachidi e marmellata, mi viene la nausea solo a guardarlo, <<Non ho fame>> mi lamento, <<Senti ciccia, se vuoi vedere Riccardo devi mangiare, quindi niente storie>> mi porge il piatto Elisa, e con estrema forza mi obbligo a mangiare metà panino, <<Mi sta chiamando Dario>> ci informa, <<Rispondi presto!>> la incito con la bocca ancora piena dall'ultimo morso:

<<Novità?>> gli domanda la mia amica.

<<Si, era al garage, lo convito a farci due passi, si sta dando una sistemata>> ci comunica, <<Come sta?>> mi intrometto nella conversazione <<Sofia ti sarò sincero, è perso, puzzava di alcool e credo si sia fumato una canna, era arrabbiato con se stesso, non smetteva di dirmi che è colpa sua e non si perdonerà mai, ci ho messo un po' per farlo ragionare, ci vediamo all'indirizzo che ci sto mandando andate lì, ora>> ci ordina, e senza farmelo ripetere più volte sono balzata dal letto vestendomi al meglio, sento Laura ringraziare Dario e salutarlo, poi ci affrettiamo a prendere un taxi per arrivare il prima possibile alla posizione, un bar poco frequentato e un po' fuori dal paese, <<Non poteva scegliere di meglio eh>> sbuffo <<Era per non fargli capire niente, ma vedrai andrà bene>> così dicendo Laura, facciamo il nostro ingresso al bar, quando lo vedo il mio cuore fa i capogiri, e sento di perdere l'equilibrio, le mie gambe afflosciare, ma ciò che mi spinge avanti è il cuore che corre più di me, avvicinandoci al tavolo Riccardo alza lo sguardo e lo incastra nel mio, adesso il tempo di ferma e ci siamo solo noi due <<Che ci fai qui?>> mi domanda preoccupato, <<Sono venuta a parlarti>> rispondo con un po' di insicurezza, ma non lo percepisce, e mi stringe istintivamente in un abbraccio forte, ha paura di perdermi e io di perdere lui, poi mi bacia con bisogno, sento le sue labbra spingersi nelle mie, come a volersi unire un tutt'uno con me, non lo respingo anzi lo accetto, sperando questo incantesimo non si sciolga mai più, ma quando ci riprendiamo Dario appoggia una mano sulla spalla del suo amico <<Siamo fuori se hai bisogno>> così esce dal locale con le miei amiche, mentre noi ci sediamo al tavolo.

<<Non ci vediamo da un po'>> nel mio tono c'è anche un po' di rimprovero, lui lo percepisce abbassando le spalle sconfitto, <<Non riesco a perdonarmi, quelle immagini continuano ad apparire nella mia testa, se non riesco nemmeno a difenderti da due uomini cosa succede se ce ne saranno di più, io non volevo immischiati nei miei problemi, ma cazzo non mi aspettavo di vederli, ne tanto meno che la situazione prendesse questa piega, scusa...>> la sua voce è fredda, ferma e non sento nient'altro che delusione <<Non potevi saperlo come hai appena detto, ma guardami io sto bene>> e così fa, mi guarda ancora sofferente <<Quando ci siamo messi insieme ti ho detto che saremmo stati in due ad affrontare questi problemi, ora pretendo sapere>> la mia voce risuona autoritaria, <<C'è stato un periodo prima che venissi tu dove mi facevo di droghe pesanti che solo Enrico poteva darmi, ne ho fatto un abuso ritrovandomi in debito>> mi spiega <<Quanto?>> gli domando, <<700 euro>> mi comunica <<ma sono riuscito a pagarne solo la metà>> conclude infine, <<E solo per 350 euro hanno fatto tutto questo casino>> mi infastidisco, <<Hanno alzato troppo il gomito, mi dovevano dare solo un avvertimento, non pensavo arrivassero a tanto>> si accende una sigaretta, e faccio lo stesso io prendendola dal suo pacchetto, <<Non puoi chiedere hai tuoi?>> gli domando.

<<Non sanno nemmeno che mi drogo, e poi mio padre ha malapena i soldi per mandarci avanti>> mi confessa affranto.

<<Tua mamma non lavora a l'asilo?>> gli domanda.

<<Ha perso il lavoro 2 mesi fa>> mi confessa.

<<Non me lo hai detto>> sono un po' ferita.

<<Non volevo ti preoccuparsi>> si giustifica, così spengo la mia sigaretta e lo obbligo a guardami, <<Se non ci diciamo anche le piccole cose non possiamo andare avanti, dobbiamo fidarci l'uno dell'altra>> gli spiego, <<Lo so, scusa>> abbassa di nuovo lo sguardo, così prendo il portafoglio e metto la quantità di denaro che basta per saldare il debito, <<Non li accetto i soldi degli altri per ripagare ai miei casine>> spinge i soldi verso di me <<Si è nel mentre cosa succederà? Ti uccideranno oppure verranno a casa mia a finire quello che hanno iniziato e tu non ci sarai a salvarmi, quindi per favore accetta questi cazzo di soldi e paga il debito, e poi basta, basta con le doghe e basta col l'alcol>> gli raccomando infine <<Sai che sei un angelo caduto dal cielo>> mi sussurra, io non riesco a non sorridere, <<chiamali e digli che ci incontriamo qua>> gli ordino e dopo qualche attimo di riflessione fa una chiamata.

Quando i uomini di due settimane fa fanno la loro entrata al locale, stringo la mano a Riccardo da sotto il tavolo mentre incrocio lo sguardo di Lorenzo che si lecca il labbro compiaciuto, affianco a noi c'è Dario e nascosti alcuni uomini suoi pronti ad aiutare in caso succede qualcosa, quando si siedono i due individui a prendere la parola è Riccardo, <<Rimetto apposto i miei debiti, ora siamo pace>> comunica posando le banconote sul tavolo, <<Certo, per ora siamo pace, tu come stai bambolina>> mi rivolge la parola Lorenzo mentre mi studia, <<Lei sta benissimo>> interviene Riccardo ringhiando, <<Ho chiesto a lei>> lo rimprovera Lorenzo, così mi affretto a rispondere <<sto bene grazie>> dico con una voce ferma, <<Non volevo farti del male, ma diciamo che mi è sfuggita la situazione di mano, d'altronde non è colpa tua se sei così carina, mi fai un certo effetto>> risponde continuando a guardarmi il seno, mentre Riccardo combatte per mantenere il controllo, <<Credo ci stiamo dilungando, ora potete anche andare>> li congeda Dario, così i due uomini si alzano e noi facciamo altrettanto, con una stretta di mano, che però si sofferma su di me Lorenzo, <<Però non sai che ti farei tutt'ora>> sussurra, Riccardo mi tira a se sfidando con uno sguardo Lorenzo che dice più di ogni parola, i due uomini escono dal locale, non prima di avermi dato un ultimo sguardo.

<<Ero a tanto così da spaccagli la faccia a quello lì>> ringhia Riccardo riferendosi a Lorenzo, <<Non ha più importanza, ora siete pace>> lo faccio ragionare, e lui sembra calmarsi.

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