Oneshot- Eugene Martin, May Rand

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Okay, questa oneshot è una UA.
Ovvero, "universe alteration". Non è proprio un au, semplicemente è una acosa che è canon solo in una delle varie linee temporali e avrebbe modificato il carattere di almeno uno dei personaggi. È ambientata quando Eugene aveva 16 anni e May 17 perchè non era ancra arrivato il suo compleanno.
Taggo la gente.
oktopusgarden DumbThisNoel -ADORBSISU -MASQVERADE

- E quindi sì, insomma, quel c**lione mi ha schizzato il vestito.-
Queste esatte parole avevano appena lasciato la bocca di Eiko, la quale si stava lamentando del suo appuntamento andato male da quando erano saliti sul treno che portava alla Hope Peaks Academy.
May, l'amica di Eiko e sua compagna di classe in quanto Ultimate Clarinet Player, in quel momento era distratta.
Da quando era arrivata in quella scuola non aveva mai visto nessuno della sua orchestra per bambini prodigio, anche se aveva saputo che un paio erano diventati ultimate.
Non che gli mancassero, perché anche solo pensare a quell'orchestra riportava i suoi pensieri a un ragazzino gracile che era diventato qualcun altro.
E in quel momento, stava fissando un ragazzo gracilino con un cappello verde e i capelli castani intento a ridere rumorosamente a una freddura con aria svampita.
Non poteva essere.
Non poteva.

Strinse la presa sulla borsa.
- May?- la ragazza dai capelli blu si riscosse dopo che Eiko le aveva sventolato una mano di fronte agli occhi.
Diresse anche lei lo sguardo verso il ragazzino.
- Che c'è, lo conosci?-
- Oh...? O... oh, ecco... penso?- ammise la suonatrice.
- Tu lo conosci?- chiese alla sua amica dai capelli marroni.
Eiko riflettè un attimo.
- Penso sia l'ultimate paratrooper o qualcosa del genere. L'ho incontrato mentre saltavo una lezione intento a chiaccherare dalla fontana. È strano, non ha molti amici. Ma simpatico.-
Saltare le lezioni non era un vero problema.
Tanto, bastava superare le prove pratiche per rimanere un ultimate.
Paratrooper. Allora non era lui.
Tirò un sospiro, a mezza via tra il sollievo e il dispiacere.
Si voltò, sollevata, prima di sentirsi osservata.

Si voltò di scatto, e il suo sguardo si incrociò con quello del ragazzo gracilino.
Riconobbe nel suo sguardo un'ira, un odio mal celato, un pizzico di terrore anche, mentre continuava a sorridere come un ebete.
Il suo cuore perse un attimo, mentre il ragazzo distoglieva in fretta lo sguardo e continuava a parlare coi suoi compagni di viaggio.
Era lui.
May distolse in fretta lo sguardo.
Non era pronta per affrontarlo.
Ma proprio per niente.

Nei giorni seguenti, non poteva fare a meno di cercarlo con lo sguardo.
"Okay, questa è la volta buona che gli parlo" si ripeteva in loop, prima di sentire la sua volontà crollare di fronte allo sguardo pieno di odio del ragazzo.
Era passata una settimana dalla scoperta, e stava saltando la lezione.
Era matematica, e in quel momento non se la sentiva di subire l'ira della sua professoressa.
Stava camminando tranquilla, con mille pensieri tra la testa, e quasi non si rese conto di essere arrivata dalla fontana.
Almeno, non finchè alzò lo sguardo e notò Eugene seduto sul bordo della fontana che la stava fissando.
Si fissarono negli occhi per un po', e la ragazza a malapena poteva sopportare lo sguardo pieno di disprezzo di Eugene.
Poi, lui assunse un'espressione allegra.
- May! Quanto tempo!- disse con un tono gioviale che a lei, che lo conosceva bene, suonò totalmente innaturale.
Proprio come quando erano tronato dopo alcuni giorni d'assenza in seguito al suo vano tentativo di fuga.
Prese fiato, mentre abbassava lo sguardo.
- Dobbiamo parlare.-
Eugene rimase in silenzio, prima di fare per alzarsi.
- No, sul serio.-
May si avvicinò in fretta al ragazzo, ma rimanendo a un metro di distanza.
Eugene esitò, prima di tornare a sedersi, sempre sorridendo.
Ma i suoi occhi continuavano a scrutarla, con quel disprezzo che non era mai riuscito a celare per bene da quando le aveva detto che aveva mentito su tutti gli abusi che aveva subito.
May prese fiato, nuovamente.
- Sei diventato l'ultimate paratrooper, eh?- disse. In un modo o nell'altro doveva cominciare la conversazione.
Eugene sospirò.
- No, e lo sai meglio di me, no?-
- Sì, in effetti non ci credevo.-
Calò nuovamente il silenzio.
- Come va a casa?-
Eugene sorrise.
- Tutto bene!-
- La verità.-
Il sorriso di Eugene vacillò.
- Tutto bene.-
- Sul serio?-
Il sorriso di Eugene divenne tirato.
- Sul serio.- disse a denti stretti.
Ci fu un attimo di silenzio, di nuovo.
- Ti va bene se mi siedo accanto a te?-
Eugene le lanciò un occhiata che la fece desistere.
Calò nuovamente il silenzio.
- Ho notato come... come stai recitando.-
Eugene sgranò gli occhi, ma tenne lo sguardo basso mentre giocherellava con il bordo della giacca.
- Ascolta, so che stai mentendo a tutte le persone attorno a te, e so che mi hai mentito quando hai detto che i tuoi genitori non ti hanno mai fatto del male.-
- Perchè dovrebbe importati?- sibilò il ragazzo, stringendo i pugni e sollevando lo sguardo truce. - Cosa vuoi?-
May si bloccò.
- Aiutarti.- mormorò in un soffio.

Eugene scoppiò a ridere i un modo elegante.
- Aiutarmi?- disse con un tono di scherno e un sorriso sarcastico. - Oh mio Dio, May, grazie davvero tanto. Sei proprio un'oooooottima amica.- disse trascinando le ultime parole, prima di riprendere a ridere.
May strinse i pugni.
- Davvero.-
- Oh, sì, come quando hai detto a tua madre che avevo intenzione di fuggire di casa.-
May strinse i pugni, mentre cominciava a sentire un nodo alla gola e gli occhi bruciare.
Eugene stava sorridendo, mentre le lanciava uno guardo pieno di odio puro, disprezzo e sarccasmo, mentre stringeva i pugni a malapena in grado di mantenere la sua rabbia sotto controllo.
- Daaaavvero di graaande aiuto, amic...-
- NON VOLEVO FINISSE COSì!- strillò May, mentre cominciava a lacrimare.
Eugene rimase in silenzio per un attimo, mentre smetteva di sorridere e assumeva un'espressione seria, dando tempo a May di riprendere fiato.
Poi ridacchiò.
- E cosa vol...-
- VOLEVO OSPITARTI A CASA MIA!-
Eugene si zittì, lasciando la bocca un poco aperta, mentre i suoi occhi stavano ispezionando il viso dell'altra.
Quando lei alzò gli occhi, lui li abbassò.
Le sue braccia tremavano, e le nocche si erano sbiancate da quanto stava stringendo i pugni.
- Stai mentendo.-
- È la verità.- disse May, mentre avanzava di un passo verso l'altro, finalmente pronta a dirgli quello che non aveva mai avuto il coraggio di dirgli - È la verità. Non mi aspettavo che lei avrebbe raccontato ai tuoi del tuo piano.-
- E PERCHÈ DIAMINE NON ME LO HAI DETTO SUBITO?!- strillò Eugene scattando in piedi  - LURIDA BUG...-
- Mi avresti creduto?- si limitò a dire lei abbassando la voce.
- OVVIO CHE NO! COME TI ASPETTI CHE POSSA CREDERTI, EH?!- sbottò infilandosi le dita tra i capelli, mentre con la mano libera gesticolava e cominciava ad avere gli occhi lucidi.
Scoppiò a ridere.
- COME PENSI CHE POSSA CREDERTI DOPO CHE TU MI HAI LASCIATO IN QUELLA SITUAZIONE?! NON HAI NEMMENO PROVATO A PARLARMI QUANDO SONO TORNATO!-
- L'ho fatto.- disse la ragazza tenendo lo sguardo fisso sull'altro, ma lui continuava a distogliere lo sguardo.
- NO, NON...-
- Sei tu che ti sei allontanato, che continuavi ad evitarmi.-
- NON AVRESTI CAPITO!-
- No, se non ti apri.-
Eugene riprese a ridere, in un modo sempre meno controllato, mentre le lacrime cominciarono a scendere copiose per il suo volto.
- COMPLIMENTI, ALLORA! EI ARRIVATA TROPPO TARDI!-
- Non è mai troppo tardi.-
- INVECE QUESTA VOLTA SÌ. CHE TI ASPETTI, CHE DOPO ANNI DI ODIO E RECLUSIONE MAGICAMENTE TORNI A ESSERE QUELLO DI PRIMA?!-
- No. Voglio solo...-
- COSA?!-
- Aiutarti ad andare avanti.-
Eugene rimase zitto a riprendere fiato.
- Un poco alla volta, Eugene. E magari tornare amici.-

Eugene scrollò le spalle.
- Cosa vuoi davvero...?- chiese con voce rotta.
- Aiutarti.-
- Perché?-
- Perché sei stato il mio migliore amico, e non riesco a sopravvivere col senso di colpa di averti ridotto così.-
- Perché dovrei crederti...?- chiese abbassando lo sguardo.
- Guardami negli occhi.- disse l'altra mentre faceva per prenderlo per le spalle tremanti, ma fermandosi subito.
Eugene rimase con lo sguardo baso, singhiozzando piano.
- Guardami negli occhi, e dimmi se ti sembra che sto mentendo.-
Eugene alzò lo sguardo, anche se ci volle un po' prima di mantenere stabile il contatto visivo.
- Voglio aiutarti perché ci tengo a te.- scandì lentamente la ragazza.
A quel punto, allungò una mano vero la spalla del ragazzo.
All'inizio, Eugene sussultò al possibile contatto, ma poi si rilassò, mentre continuava a piangere in modo incontrollato.
- Vuoi un abbraccio?- chiese la ragazza.
Eugene scosse la testa.
- Vuoi restare solo?-
Eugene scosse di nuovo la testa.
- Vuoi sederti a parlare di cosa ti hanno fatto?-
Eugene esitò, prima di annuire piano.

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