Capitolo uno

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L'aereoporto, un luogo importante per viaggiare e incontrare persone di ogni nazionalità che corrono da una parte all'altra come se la loro intera esistenza dipendesse da questa lotta contro il tempo.

Ad accompagnarli vi sono valigie di tutti i tipi e dimensioni, capaci di contenere interi armadi e costrette ad allargarsi quanto basta per dare spazio anche agli oggetti più insulsi, così da essere pronti all'uso in ogni evenienza.

La stessa sorte toccava a Beomgyu, incaricato di portare uno dei bagagli più pesanti appartenenti alla sua fidanzata. Una modella straniera di origini olandesi che vantava di una bellezza disarmante per chiunque incrociasse il suo sguardo glaciale, aveva come nome d'arte Chanel ma non ci volle molto ad introdurlo anche nella vita fuori dagli schermi in quanto sostituito all'originale per iscritto all'anagrafe.

La sua personalità era tanto affascinante quanto difficile da comprendere, per non parlare del modo scontroso che aveva nel rivolgersi a chiunque. L'unico che riusciva a starle accanto infatti era proprio il suo compagno, anch'egli dotato di un incomprensibile carattere ma dalla presenza piacevole e tranquilla.

Il rossiccio dei suoi capelli spiccava assieme al biondo della promettente stella della moda, la quale non si sprecava nemmeno in un momento come quello di lamentarsi per i continui saluti da parte dei suoi fan rimasti in fila da ore esclusivamente per poterla vedere anche solo di striscio.

"Mi fanno quasi pena, poverini" tirava fuori i suoi grandi e costosi occhiali da sole per indossarli, così da evitare che i diversi occhi curiosi notassero la sua espressione disgustata "spero di togliermeli dai piedi una volta arrivata in hotel, non potrei sopportare oltre questi schiamazzi"

Faceva in modo di regolare il suo tono di voce riducendolo ad un sussurro per poi rivolgere un sorriso falso alle numerevoli telecamere e telefoni puntati su di lei.

Le sue guardie del corpo si facevano largo fra la folla eseguendo il lavoro nel migliore dei modi e conducendo la giovane, seguita da Beomgyu, fuori dallo stabile dove li attendeva una macchina con i vetri oscurati.

"Grazie a tutti per essere venuti, siete adorabili e preziosi" mentre Chanel lanciava baci finti ai suoi sostenitori il rosso era già entrato in macchina, consapevole di doversi sorbire le sue lamentele nei pochi istanti sucessivi.
Infatti, una volta accomodatasi sul sedile, si udiva un sospiro enorme da parte dell'unica ragazza presente che tirava fuori dalla sua borsa una boccetta con del liquido trasparente "che schifo, hai idea della quantità di germi presente sulle loro sudicie mani? Mi hanno pure sfiorato la spalla, devo subito disinfettarmi"

"Non ti sembra di stare esagerando? Non sono mica animali" rare erano le volte in cui Beomgyu esprimeva la sua opinione, era un tipo forse fin troppo silenzioso ma quel giorno si prese la briga di riprendere la sua acida metà.

"Nessuno ha richiesto il tuo inutile parere" il disprezzo nello sguardo di quest'ultima era tale da risultare quasi cattivo, distolto per riporre il disinfettate al suo posto.

Al contrario suo le iridi del più piccolo non esprimevano alcuna emozione nè si dimostravano afflitte, anzi si limitava a voltare la testa nella sua direzione con fare annoiato "non ho bisogno del permesso di qualcuno per dire la mia inutile opinione, faresti meglio a chiudere quel becco e evitare di sparare una marea di stronzate"

La tensione all'interno del veiocolo era troppa da sostenere persino per il manager e l'uomo alla guida, ma dopo quella risposta nessuno osava più replicare fino all'arrivo nel lussuoso ed enorme albergo.

I due giovani entrarono dentro la suite privi dei propri bagagli del quale si occupava il personale della hall al piano terra.

Beomgyu non vedeva l'ora di arrivare per il semplice bisogno di fumarsi una sigaretta, cosa che faceva molto spesso per staccare la spina dalla vita frenetica e stressante di quel mondo tossico.

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