Capitolo tredici

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Eun era pronta a tornare a Seoul. Si trovava in corridoio davanti alla porta chiusa della stanza in attesa del suo fidanzato, grazie all'aiuto dei bodyguard era riuscita a sistemare tutto nella piccola valigia che attendeva di essere riportata a casa.

Aveva il cuore spezzato, i cerotti invisibili che coprivano le ferite aperte si erano staccati qualche ora prima dopo il rifiuto di Beomgyu. Le recava più dolore quello di qualsiasi violenza fisica e, per quanto si sforzasse, non riusciva a capire il motivo di tanta indifferenza.

Inoltre una strana sensazione la stava assalendo, c'era dal primo istante in cui aveva messo piede nella corsia ma anche in quel caso non ne comprendeva il significato.

Si sentiva osservata da un po' di giorni e di certo non aveva dimenticato il rumore di scatti sentito la sera dell'evento, ma per non creare inutili disguidi preferiva starsene in silenzio e mandare via la nuvoletta fastidiosa di un'altra preoccupazione.

I suoi protettori si erano assentati un momento per prendere le ultime cose alla porta a fianco, lasciandola sola con quel terribile presentimento.

Esso divenne realtà nel momento in cui il suono del quale aveva timore ruppe il silenzio all'interno della corsia, facendola sussultare e guardarsi attorno mentre l'ansia cresceva ogni secondo che passava.

Yeonjun stava uscendo dalla camera in quel preciso istante, notando subito l'espressione preoccupata della bionda. La raggiunse velocemente lasciando la sua valigia vicino alla porta, chiedendole cosa fosse motivo di angoscia.

"Qualcuno mi sta scattando delle foto" continuava a girarsi da una parte all'altra con movimenti scattosi, in preda ad un possibile attacco d'ansia "anche la sera dell'evento, in quel corridoio"

La guardia del corpo non ci pensò due volte e corse in direzione del suono che, fortunatamente, non cessava. Svoltando l'angolo si era ritrovato di fronte ad una viso familiare che lo osservava stupito con i suoi grandi occhi.

Taehyun aveva in mano la sua fidata macchina fotografica e non ebbe nemmeno il tempo di dire una parola che la sua faccia venne appoggiata al muro mentre le mani strette dietro la schiena.

"Ti ho preso, pervertito che non sei altro"

Eun, sentendo il baccano, li raggiunse con il bagaglio e nel vedere la scena si portò una mano alla bocca "Jun cosa stai facendo?"

"Non lo vedi? Ho preso l'essere disgustoso che ti stava spiando"

"Io non stavo spiando nessuno" il rosa non provava nemmeno a liberarsi, capendo di non poter competere in forza con il bodyguard, ma non accettava di venire considerato un poco di buono "che cosa volete da me? Lasciatemi andare!"

"Consegnami la macchina fotografica"

"Non ci penso nemmeno, ho lavorato anni per potermela permettere"

"Devi cancellare le foto che le hai scattato" il corvino era più serio che mai, nessuno doveva permettersi di toccare le persone a cui teneva "fallo o la prenderò con la forza"

"Non so di cosa stai parlando. Per chi mi hai preso?"

Yeonjun prese l'oggetto e controllò le ultime foto scattate ignorando le proteste del minore e rimanendo confuso nel notare la loro assenza.

"Non ho niente da nascondere, come puoi vedere sono solo immagini esclusive eseguite per lavoro" sentendo la presa alleggerirsi si staccò dal muro, riprendendosi ciò che era suo di diritto "pretendo delle scuse, avete frainteso e mi avete coinvolto in una situazione spiacevole. Per non parlare del fatto che hai sbirciato nelle mie cose" stava guardando entrambi con uno sguardo trusce e seccato.

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