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Aprii la porta ed era lì, rannicchiata tra le coperte e il viso posato sul cuscino, le braccia strette al petto e le labbra leggermente schiuse.
Mi avvicinai lentamente e senza rendermene conto sorrisi.
Mi sedetti sul lato del letto, allungando lentamente una mano verso il suo viso che accarezzai con due dita. Restai in quella posizione per diversi minuti e poi la sentii mugugnare qualcosa e allontanai la mano non volendo che si svegliasse.
Notai che avesse diversi segni sul volto e sulle braccia e sentii quel dolore al petto farsi più forte di prima.
Mi alzai dal materasso ed uscii dalla camera a passo svelto, dirigendomi verso Steve.
Lui era seduto sul divano a guardare la televisione e io mi posizionai perfettamente davanti a lui, guardandolo.

<Che le ha fatto?> dissi con rabbia, tenendo i pugni ben stretti.

<Non lo so, sono arrivato a casa e quella squilibrata di mia madre le stava per lanciare una bottiglia di vetro, fossi arrivato prima non sarebbe successo> disse lui con tono sconfitto, tenendo lo sguardo basso.
Restammo in silenzio qualche secondo e poi presi parola, sedendomi sul divano.

<Non avrei dovuto lasciarla da sola> dissi sciogliendo i pugni, abbassando lo sguardo sul tappeto sotto i miei piedi.

<Non è stata colpa tua, Eddie> disse il maggiore posando una mano sulla mia spalla sperando di confortarmi, ma non aiutava, sapevo che fosse colpa mia, non avrei dovuto lasciarla andare senza assicurarmi che fosse davvero tutto okay come Madeline diceva.
Sospirai appena, tenendo lo sguardo sul pavimento e sentii che Steve si era affiancato a me, porgendosi col busto in avanti.

<Non so perché mia madre odi così tanto Madeline> cominciò lui.

<Sin da quando era piccola, non le ha mai rivolto lo sguardo più di due minuti, mai una carezza, mai una favola della buonanotte e mai un regalo. In parole povere l'ho cresciuta io> continuò il maggiore e ascoltai attentamente, percependo solo tristezza sputata ad ogni sua singola parola.

<Sei un bravo fratello, Harrington> dissi alzando lo sguardo e lo vidi sorridere, cosa che feci anch'io poco dopo.

<Sai, Munson, ho sempre pensato fossi uno svitato ma mi sto ricredendo> accennò Steve in una piccola risata, gettandosi indietro con la schiena.

<E a cosa devo questo cambiamento?> chiesi, girando il corpo verso di lui.

<Beh, ti preoccupi per Madeline, si vede che ci tieni a lei>

<Ci tengo, si> cominciai distogliendo lo sguardo <io e lei al liceo non ci siamo mai scambiati una parola se non per offenderci in mensa, non abbiamo mai avuto una conversazione civile.
La vedevo, però, sentivo che non stava bene, si leggeva nel suo sguardo che qualcosa non stesse andando alla grande> esitai, alzando lo sguardo verso il ragazzo.
<Mi piacerebbe farla star meglio, ho chiesto più volte a Dustin di chiederle se volesse sedersi al tavolo con noi, sai? anche l'altro giorno, ma niente, ha sempre detto di no> dissi infine, notando un sorriso sul volto del maggiore.

<Sei cotto di mia sorella?> chiese lui muovendo la testa come per annuire, ridacchiando.

<Cosa? no! è una mia amica, credo> dissi mentre le mie gote cominciavano a bruciare dall'imbarazzo.

<Amica amica, ora che ne dici di andare a svegliarla? le preparo la colazione>

<Oh, certo> sussurrai alzandomi dal divano e dirigendomi verso la camera della ragazza che era rimasta nella stessa posizione di qualche minuto prima.
Mi avvicinai al letto e mi sedetti, tornando ad accarezzarle i capelli.

<Sei bellissima> pensai ad alta voce e quando me ne accorsi sgranai gli occhi, pregando che non si svegliasse in quel preciso istante, cosa che fortunatamente non accadde.

Master of Puppets.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora