4/05 ~ Non incolpare me

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20:18

Scese le scale con ancora i capelli umidi per la doccia appena fatta; aveva indossato una camicia bianca e un paio di jeans strappati per sembrare abbastanza presentabile: era una normalissima cena, ma non voleva apparire troppo trasandato come se fosse realmente casa sua.

Avevano suonato al campanello e nessuno sembrò aver intenzione di svelare chi fosse alla porta.

"Apri tu tesoro?" le chiese Vicky alzando leggermente il tono di voce dalla cucina.

"Si" le rispose lui.

"Scusami, ma aspettavi qualcuno?" gli venne spontaneo chiedere mentre terminarono i gradini sotto i suoi piedi.

"Io? no no" disse la donna più naturalmente possibile.

Il biondo lasciò nascere sul suo volto un'espressione alquanto assenziente in attesa di scoprire chi li stesse cercando.
Raggiunse l'atrio allungando veloce una mano sulla maniglia e fece pressione verso il basso tirando la porta verso di sé.

Non sentì più le gambe appena scoprì la persona che ci si nascondeva dietro, sembrava svenire da un momento all'altro.

Pregò si trattasse di un'allucinazione, che fosse notte e stesse solo sognando; desiderò volatilizzarsi in quel preciso istante.

Era lì davanti a lui, vestito come se dovesse sfilare ad uno dei più importanti eventi di moda: a guardarlo mancava il fiato.
I ricci prendevano forma sulla sua fronte, giungevano alle folte sopracciglia avvolgendosi su sé stessi.
Al di sotto spiccavano i grossi occhi color nocciola, già illuminati per l'emozione.
Il viso era poco colorato di rosso: fu probabilmente l'euforia di poterlo rivedere ad accaldarlo.
Teneva tra le dita le fini corde di una busta in cartone che, Mattia, non capì bene cosa contenesse.

Aspettava un saluto, forse solo un cenno, una qualsiasi cosa che potesse rompere il ghiaccio creatosi in quel momento: erano rimasti immobili uno di fronte all'altro per una manciata di minuti indecifrabili, senza emettere fiato, restando in silenzio.

Il biondo fece pochi passi indietro quando se lo ritrovò addosso: venne travolto dalla poderositá del suo corpo, completamente avvolto dalle sue ardite braccia.

Sentì vibrare lo stomaco, era da notti che sognava un suo tocco nonostante il conflitto interiore che stava vivendo.

Alzò le braccia, che fino a quel momento erano rimaste distese lungo i fianchi, e lo strinse a sé percependo pienamente la sua presenza.

Chiuse le palpebre lasciandosi accarezzare dalle sue delicate movenze, che sempre l'avevano contraddistinto, cercando di ricambiare così tanta sensibilità.

Fece sprofondare il viso nella sua camicia, nera come il carbone, inspirando il profumo che l'impregnava: quanto gli era mancato, l'avrebbe inalato fino allo sfinimento, sarebbe diventato una droga per i suoi sensi.

Sentì improvvisamente una tocco bollente sul suo collo: le labbra del moro gli si adagiarono sopra rilasciando una scossa che iniettò nel biondo una grossa dose di adrenalina.

Il cuore sussultava incontrollato mentre inziò a pulsare in petto una travolgente voglia di rapire la sua bocca con la propria.

Dovette mettere a bada tale impulso vista la presenza di terze persone e si limitò ad accarezzargli la schiena con entrambe le mani.

Le fece scivolare, poi, sulle spalle allontanandolo piano da sé: poté riguardarlo negli occhi notando come questi fossero arrossati dalla commozione.

"Hey" gli sussurrò mentre muoveva veloce lo sguardo sul suo volto.

Devi solo aspettarmi  [zenzonelli]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora