Cap 3- La Principessa

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«Non sono mai stata insultata cosí in vita mia» disse la bionda infuriata e umiliata, mentre rientrava a palazzo, dopo esser stata in compagnia della principessa in giardino.
«Principessa Nayla n-non vorrete andarvene cosí presto, vero?» chiese il sultano preoccupato «Auguri se sperate di trovarle qualcuno!» rispose furiosa Nayla andandosene con il pezzo di sotto dei pantaloni strappati.
«Oh Clarke..» deluso e arrabbiato si diresse in giardino per parlare con la figlia.
Proprio lí, seduta sul bordo della fontana, Clarke giocherellava con l'acqua con un dito in compagnia della sua fidata tigre e della sua amata sorellina Madi, intenta ad accarezzare l'animale
«Clarke!» urlò il sultano, non ricevendo alcuna risposta «Clarke..» ripetè continuando ad avanzare «Clarke» ripetè un'ultima volta, sedendosi insieme alle sue figlie.
Clarke gli voltava le spalle, si voltò verso la figlia più piccola, che continuava a coccolare la tigre; notò qualcosa di strano nella bocca dell'animale, socchiuse gli occhi e si inclinò in avanti per vedere meglio. Della stoffa, la tigre aveva tra le sue fauci lo stesso pezzo di stoffa mancante dei pantaloni della principessa Nayla. Adirato il sultano si avvicinò alla tigre, tentando di toglierla «Oh ma andiamo, molla!» ordinò il sovrano provando a tirare, con scarsi risultati. Clarke e Madi vedendo la scena si guardarono e, senza farsi sentire dal padre, si misero a ridere « Flame vieni qua, da brava lascia stare papà » la chiamò Clarke con ancora un pò divertita, la tigre ubidí e si avvicinò a lei che le accarezzò la testa «Allora è per questo che la principessa Nayla era cosí arrabbiata » disse indicando la tigre «Oh padre, Flame voleva solo giocare» disse levandole la stoffa dalla bocca «Non è vero Flame, che volevi solo giocare con quella damerina e spunta sentenze della principessa Nayla, non è vero?» disse mentre coccolava la sua amata tigre.
Clarke si girò ridendo verso sua sorellina che la seguí a ruota, testimone e consapevole che la sorella avesse ragione.
Ilarità che durò poco notando l'espressione adirata e contrariata del padre « Madi, piccola mia, potresti lasciarmi solo con tua sorella? Devo parlarle in privato» chiese gentilmente il sultano alla figlia che, dando una rapida occhiata alla sorella, le diede un segno di approvazione, si alzò da terra dove era seduta chiamò la tigre «Vieni Flame, andiamo a giocare » si diressero verso la fine del giardino lasciando, come richiesto, il padre e la sorella da soli.
Clarke, capendo che stava per ricevere la solita ramanzina dal padre, stufa di tutto quello che stava passando, stufa che le persone pretendano la perfezione, obbedienza e remissività da lei, si chinò verso l'acqua ignorando il padre.
Nessuno l'aveva mai capita, aveva provato con la sorella ma essendo piccola non capiva a pieno cosa provasse, apprezzava il tentativo della piccola di venirle incontro senza successo.
Le voleva bene fin dalla sua nascita, è la cosa più preziosa che ha, si è sempre presa cura di lei.
Ma sentiva di volere di più, voleva la sua indipendenza, voleva viaggiare, vedere il mondo; non rimanere rinchiusa a palazzo, senza neanche un amico con gente che la comanda a bacchetta.
Kane, notando il rabbuirsi della figlia, si avvicinò a lei.
Kane era un uomo alto, con una barba incolta e i capelli lunghi e scuri. Non era severo, anzi era un padre gentile, che amava follemente le sue figlie, provando a renderle felici tutte le volte che poteva.
Per questo motivo si rattristiva quando vedeva le una o entrambe le figlie tristi, così rassegnato, provò a farla ragionare.
«Anima mia, non puoi continuare a respingere ogni pretendente che arriva a palazzo.. La legge dice che devi-» ma venne interrotto da Clarke «che devo sposare un principe o una principessa» continuò cantilenado «Entro il tuo prossimo compleanno » concluse Kane seccato «La legge è sbagliata » alzandosi dal bordo della fontana e avviandosi ad una grande gabbia bianca, seguita dal padre «Manca solamente una settimana lo sai..» disse Kane esausto «Padre io non sopporto di sentirmi costretta» rispose triste Clarke aprendo la gabbia prendendo delicatamente un uccellino in mano «Se mi sposerò. Voglio che sia per amore» concluse con un tono lievemente speranzosa e sognante accarezzando con un dito l'uccellino.
Kane angosciato mise una mano dietro la schiena «Clarke.. Non è solo una questione di legge.. Ma ecco vedi, io non ci sarò per sempre... Bhe insomma io.. Io voglio essere sicuro che non resterai sola» confessò il padre togliendo l'uccellino dalle mani della figlia riponendolo di nuovo dentro la gabbia.
Clarke, infastidita e delusa dalle parole del padre, si allontanò da lui.
"Come può pensare una cosa del genere? Non è così vecchio, non c'è tutta questa fretta" pensò Clarke risedendosi sul bordo della fontana, specchiandosi.
Suo padre non capiva cosa provava, non lo ha mai fatto, ma non per sua mancanza, ma proprio perché non ci riusciva.
Lo sentiva avvicinarsi, ma continuò a guardare il suo riflesso nell'acqua «Che avrai qualcuno accanto lo capisci tesoro?» concluse il sultano sedendosi accanto alla figlia.
Clarke, esausta, provò un'ultima volta «Papà, ti prego cerca di capire.. Non ho mai fatto niente da sola.. Non ho mai avuto un vero amico.. Sono sola se non fosse per Madi e Flame. Non sono mai uscita dalle mura di questo palazzo» forse suo padre stavolta avrebbe capito. Avrebbe capito il suo malessere, la sua solitudine, la sua voglia di libertà.
Un minimo di speranza era rimasta in Clarke, un granello di sabbia rimaneva ancorato a terra che non aveva intenzione di muoversi, fisso a proteggere quel poco che rimaneva della ragazza «Ma Clarke, sei una principessa » queste parole la colpirono come tornado.
Delusione. Questo provava in quel momento, quel piccolo granello di sabbia era spazzato via da una grande folata di vento, da quelle parole che sperava di non sentire.
Rabbia. Questo ora sentiva dentro di sé, non poteva non parlare, doveva.
«Allora spiegami perché le altre principesse possono venire da me? Cos'hanno più di me?» domandò infuriata «Perchè loro vengono da altri paesi, hanno regole diverse dalle nostre ed anche un'educazione diversa. Ogni regno ha i figli destinati ad essere pretendenti ed altri a sposare quei pretendenti. Sono le regole, che durano da migliaia di anni. E poi, figlia mia, tu non hai niente di meno agli altri» rispose semplicemente il sultano.
Clarke a quella risposta si infuriò ancora di più "Come al solito sono sempre altri a decidere per me, ma questo finirà" pensò.
Senza girarsi continuando a guardare il suo riflesso e dando un forte schiaffo all'acqua urlò «Allora forse non voglio essere più una principessa! Con tutte queste stupide regole» .
Kane seccato dal comportamento della figlia si arrese e sbuffando si alzò per andare via, ma a metà strada si fermò e furioso si rivolse alla figlia «Prega gli dei di non darti figlie femminine» per poi proseguire verso l'entrata del palazzo.
Clarke, arrabbiata, si alzò di scatto e, cercando di placare la rabbia che aveva in corpo, tirò un calcio ad un sasso gridando.
Appena si calmò, tirò un respiro profondo e si girò verso un cespuglio che si trovava li vicino «Madi so che lí, esci fuori» intimò Clarke alla più piccola, che vedendosi scoperta, uscí dal suo nascondiglio, sbalordita e incredula «Come- Come facevi a sapere che ero lí?» domandò confusa «Sono tua sorella, ti conosco meglio di chiunque.. Hai sentito tutto vero?» «Si» confessò la più piccola avvicinandosi alla bionda.
«Stavolta lo hai fatto arrabbiare per bene» Clarke si accovacciò a terra stremata «È lui che non capisce..» disse mettendosi la testa sulle gambe «Allora cosa vorresti fare.. Che scelta hai?» chiese la piccola avvicinandosi alla sorella.
Già che scelta aveva? Aveva mai avuto una vera scelta in vita sua? No. Erano sempre stati gli altri a decidere per lei, ma questo doveva finire.
Si alzò, camminò verso la gabbia un'ultima volta, seguita dalla sorella, mise le mani sulle porticine e con un sorriso le apri, uno stormo di piccoli uccellini bianchi volarono verso il cielo.
Le sorelle le seguirono con lo sguardo «So cosa devo fare» disse Clarke voltandosi verso Madi sorridente, con degli occhi che dicevano chiaramente che era pronta a fare qualcosa.

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