|The Real| Season 2

2: Episodio 6

"Chiavi, Camelie e Abbracci"

Lilian:- Yunho dove diamine stai andando?- faceva fatica a seguire l'alto biondino che sfrecciava tra i vicoli della pseudo città senza una meta apparente.
Magari la ragazza non riusciva a vederlo, ma lui invece si e non perché si fosse fatto di qualche droga pesante. Quello che stava seguendo era uno dei tipi mascherati della fabbrica, ci poteva scommettere tutti i capelli che aveva in testa e soprattutto era certo che quello stronzo borchiato aveva le chiavi che servivano a loro.

Ma tra tutti quei vicoli abbandonati Yunho era finito per perdere di vista il suo obiettivo. Si guardava intorno come un segugio pensando a dove potesse essere finito
Lilian aveva il fiatone:- Potresti fermarti un secondo?-
Yunho:- Cacchio... L'ho perso!-
Lilian:- Ma chi?!-
Yunho si fermò per guardarla:- Il tipo mascherato! Ha di sicuro lui le chiavi- era certamente finito per impazzire, Lilian aveva rotto Yunho.

Lilian:- E tu come fai a dirlo? In più, dove cavolo siamo finiti?- semplice: in una zona sperduta della città dove non abitava nessuno e decisamente poco raccomandabile. Insomma, i soliti posti che visitava con Yunho: quei due parevano provarci gusto nel fare urbex.

Lilian:- Potresti ascoltarmi?-
Yunho:- No aspetta. Vieni!- le afferrò il polso trascinandosela dietro
Yunho pareva aver visto le chiavi; se ne stavano appoggiate su delle travi di legno sul pavimento:- Guarda la!-
Lilian però sapeva che qualcosa non quadrava e si fermò:- Aspetta, non mi sembra una buona idea- no che non lo era: quella cosa era palesemente una trappola, ma l'impulsività di Yunho ebbe la meglio sulla povera e cauta Lilian
Yunho:- Sapevo che aveva lui le chiavi!-
Lilian cercava di trattenerlo senza successo:- Non è sicuro andare-
Yunho mise un piede sulle travi di legno pronto a chinarsi:- È tutto apposto, appena abbiamo le chiavi andiamo via-
Il legno schicchiolò sotto la scarpa di Yunho e nessuno dei due si accorse del vuoto sotto le travi che cedettero sotto il peso del ragazzo. 
Bastava poco e avrebbe afferrato quelle maledette chiavi.

Il vero problema di quando sei perdutamente innamorato è il seguente: vedi Quella persona sempre e comunque, anche dove non c'è e ciò costituiva un doppio problema per Wooyoung. Vedeva San ovunque, ma l'ultima cosa che voleva era proprio incontrarlo e perché?
San lo conosceva così bene da accorgersi subito che qualcosa non andava in lui e non vi era modo per giustificargli i lividi che si portava addosso.

Dalla mensa fuggì non appena anche solo gli parse di intravedere San, riproponendo la stessa storia che andava avanti da giorni. In più, nell'infinita lista dei problemi di Wooyoung al vertice stava il Re di tutti i suoi trami, quello che faceva una fatica immane ad accettare.
Più stava con Chin, più le litigate con lui si facevano frequenti, più aumentavano i suoi lividi, più Wooyoung era innamorato di San.
Cazzo, lo rimpiangeva come non essere andati in vacanza alle Maldive ed aver preferito stare a casa con 40°!

Gli mancavano le pause pranzo con lui, gli allenamenti, per fino quelle pochissime volte che si toccavano, e questo perché San lo faceva con una gentilezza che Chin non possedeva e raramente gli dedicava.

Risultato di tutto? A Wooyoung veniva costantemente da piangere ogni volta che pensava e realizzava la cazzata che aveva fatto.
Aveva provato a parlare con Chin, fargli capire che quella relazione non era ciò che voleva, ma finiva sempre per urlare, colpirlo e poi riempirlo di baci a tal punto da chiedersi se non fosse lui quello a stare sbagliando tutto.
Era bloccato in relazione che più tossica di così non poteva essere e non sapeva manco a chi dirlo: aveva il tremendo bisogno di parlarne con qualcuno che però non avrebbe fatto nulla se non consolarlo.
Non voleva un paladino, non se ne faceva una mazza di niente (Chin era capace di prendere a botte magari lui), ma solo una spalla su cui piangere un po' e guarda caso; proprio quel giorno finì con lo scontrarsi con la persona che parlava meno di tutti, ma che solo Dio sapeva quanto fosse bravo nell'ascoltare senza giudicare.