"Occhio sul mirino. Obbiettivo puntato e... boom! Perfetta!" esclamai soddisfatta della foto appena estratta dalla polaroid azzurra. "Agnese sei venuta benissimo!"
"Ma dai, ti ho già detto che devi avvisarmi quando scatti le foto" si lamentò allontanandosi con lo zaino in spalla.
Scesi le scale guardando l'istantanea che iniziava a colorarsi di varie sfumature. Quando arrivai all'ultimo scalino, inciampai credendo che non ci fosse.
"Incredibile!" Adrian mi passò accanto e approfittò del momento per tirare fuori il telefono e immortalare l'evento epico ma non raro. "Prima o poi farò un album con tutte le foto che ho scattato. Sai, sono più memorabili queste di quelle che scatti tu."
"È l'ultimo giorno di scuola, non dovrebbe essere emozionante? Almeno quando torneranno potremo renderli partecipi di questi momenti."
"La prossima volta concentrati di più sulla tua salute, non sia mai che mamma e papà ti vedano con le stampelle. A quel punto non ne sarà valsa la pena" disse Adrian, prima di andarsene, dandomi un colpetto in testa senza minimamente aiutarmi ad alzarmi da terra.
"Ahia..." mormorai offesa.
Sistemai la cordicella della polaroid sul polso. Nonostante le varie cadute, era ancora integra senza nemmeno un graffio. Corsi in cucina appena sentii qualcuno chiedere cosa ci fosse per colazione.
"Pancake!" Ne misi un paio su ogni piatto e sul tavolo appoggiai un barattolo di marmellata, crema al pistacchio e nutella. Poi dal frigo tirai fuori una ciotola con della frutta tagliata, l'avevo preparata per Agnese.
"Meli, puoi chiamare gli altri? Io riscaldo il latte ai gemelli." Dopo aver sbuffato, Amelia uscì dalla cucina e la sentii urlare il nome di ognuno. Odiava quando le si faceva una qualsiasi richiesta, ma ormai ci avevo fatto l'abitudine ed era l'unica in cucina, perciò non avevo scelta.
Quando rientrò cominciò a lamentarsi. "Ho dieci anni e devo fare tutte queste cose, sempre e solo io."
Alzai gli occhi al cielo, non se ne parlava proprio di risponderle o altrimenti sarebbe stato peggio! Adrian si sedette al suo posto, anche se solitamente prendeva qualcosa al volo e lo mangiava in piedi. Agnese lo seguì con tranquillità e anche lei si accomodò in modo composto vicino ad Amelia.
"Ariele scende?" chiesi mentre versavo il latte caldo in due tazze.
"Sì, si stava vestendo... Che cavolo, questo pancake è tutto bruciacchiato!"
"Mangialo lo stesso, Adrian."
"È quello che dici sempre invece di imparare a cucinare, o perlomeno non distrarti mentre lo fai!" Allungò il braccio verso il mio piatto prendendo uno dei miei pancake e scambiandolo con quello leggermente bruciato. "Quando assumeremo una domestica?"
"No, non se ne parla." Non ce n'era bisogno, bastavamo noi.
Presi le due tazze, aggiunsi i cereali e li portai in salotto sul tavolino. Alisia e Andrea stavano ancora giocando. Appena li chiamai, corsero verso di me facendo della corsa una gara. E io, come tutti i giorni, aspettavo con le mani aperte che battessero il cinque.
"Ho vinto" esclamarono in coro per poi iniziare a mangiare silenziosamente. Nuova gara cominciata: finire i cereali per primo.
Arrivata in cucina, trovai anche Ariele. "Buongiorno", mi sorrise e mi diede un bacio sulla fronte. Avevo bisogno di un fratello come lui, confortevole e premuroso, ma soprattutto responsabile. "Grazie per i pancake."
"Già, sentito Adrian? Grazie per i pancake" ripetei con tono canzonatorio.
"Sì certo, grazie per non avermi intossicato questa volta" e si alzò.

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𝐂𝐨𝐦𝐞 𝐬𝐞 𝐧𝐨𝐧 𝐛𝐚𝐬𝐭𝐚𝐬𝐬𝐞
Roman d'amourArmata del diario di sua nonna, delle sue regole, della sua agenda e il quadernino di storie inventate da lei stessa, Ada affronta le giornate estive in casa. Mentre i coetanei trascorrono le vacanze all'estero, al mare, in discoteca, lei si occupa...