Parte 2

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Erano riusciti a partire solo intorno all'una e mezzo. Il padre di Jungkook era dovuto andare a ritirare il cesto dei regali per zia Mina e come al solito aveva sottovalutato il traffico del sabato a Seoul. Di solito Jeon Mok si spostava con i mezzi pubblici, che erano molto più veloci, ma il cesto era troppo ingombrante e pesante per trascinarselo dietro per mezza città.

Quando, con notevole ritardo, si erano messi in viaggio per il compleanno di Mina, il cesto decorato con un nastro rosso, simile a un mostro inquietante, occupava il bagagliaio della Ford station wagon. Sotto l'involucro di cellophane frusciante Jungkook riconobbe bottiglie di vino, praline e leccornie assortite provenienti dal negozio di specialità coreane di cui il padre era cliente abituale, oltre a una grossa moneta d'argento appesa al manico.

Mina non dovrà fare la spesa per qualche settimana, questo è poco ma sicuro, pensò Jungkook. Tuttavia dubitava che avrebbe apprezzato il cesto per il suo cinquantesimo compleanno. Era un regalo adatto a una persona anziana, e anche in quel caso solo se non ti veniva in mente qualcosa di più adatto. D'altronde, però, suo padre non aveva mai avuto molta fantasia per i regali. E sua madre aveva preferito non dare suggerimenti; dopotutto Mina era la sorella del marito.

Di solito Jungkook evitava le feste in famiglia, se possibile, ma per Mina faceva volentieri un'eccezione. Da una parte perché le voleva bene, ma soprattutto perché la zia preparava dolci sensazionali. In cambio era disposto ad affrontare le solite conversazioni del tipo: «Quanto sei cresciuto!» «Come va la scuola?» «Sai già che cosa vuoi fare da grande?» oppure «Allora, ce l'hai la ragazza?»

Inoltre Jungkook avrebbe rivisto suo fratello Namjoon, e questo lo riempiva di gioia.

Sentiva molto la sua mancanza da quando Nam si era trasferito nei dintorni di Cheju due anni prima.

Avere un fratello più grande di sei anni era fantastico. Nam lo aveva accompagnato a giocare a calcio, lo aveva portato al cinema e ogni tanto lo aveva fatto entrare a vedere i film vietati ai minori.

Ma soprattutto aveva fatto in modo che Jungkook si guadagnasse il rispetto degli altri ragazzi della scuola, che altrimenti gli avrebbero reso la vita impossibile, perché Jungkook... ecco, era diverso.

Da quando Nam non abitava più con loro, c'erano di nuovo problemi con i compagni di scuola. Epiteti come «idiota», «fighetta», «perdente» erano l'aspetto più innocuo.

Molto peggio erano i contatti con Yoongi, un bullo della sua classe, più grande di lui perché aveva ripetuto l'anno. Era da lui che Jungkook doveva stare particolarmente in guardia. Il divertimento principale di Yoongi sembrava essere quello di umiliarlo.

Un tipo come lui, il migliore della classe in quasi tutte le materie, ma un perdente in qualsiasi sport a causa della statura e della magrezza, era il bersaglio ideale per i tipi come Yoongi. Una volta Yoongi lo aveva seguito al gabinetto insieme a due amici. Qui gli avevano strappato di dosso lo zaino e, dopo averlo spinto a terra, glielo avevano rovesciato sopra. Poi Yoongi gli aveva preso la merenda, gliel'aveva inzuppata nell'orinatoio e lo aveva costretto a mangiarla.

Jungkook naturalmente si era rifiutato, ma Yoongi si era messo cavalcioni su di lui e gli aveva tirato le mutande verso l'alto, fino a strizzargli i testicoli.

Nonostante le grida di Jungkook, nessuno lo aveva aiutato. I ragazzi avevano smesso di tormentarlo solo quando si era deciso a dare un morso al pane bagnato che sapeva di piscio. Quando aveva vomitato sul pavimento in mezzo ai suoi libri, gli altri se n'erano andati sghignazzando.

Jungkook non aveva avuto il coraggio di raccontare l'episodio ai professori o ai genitori. Sarebbe servito solo a peggiorare le cose, di questo era convinto. Si era invece rifugiato nel mondo dei libri e dei videogiochi e cercava di evitare il più possibile gli altri ragazzi.

Non aveva parlato della cosa nemmeno con Nam. Non voleva fargli pensare di non sapersela cavare senza di lui. Nam era il suo modello, Jungkook voleva che fosse orgoglioso di lui, e quel sabato era ansioso di rivederlo.

Seduto sul sedile posteriore, giocava nervoso a Crossy Road. Non era per niente facile far avanzare la gallina sana e salva per le strade. Quello stupido volatile reagiva troppo lentamente e continuava a farsi investire.

Jungkook in realtà trovava alquanto stupidi i giochi per il cellulare, ma se non altro gli servivano a passare il tempo durante i lunghi viaggi.

Guardava sempre più spesso l'orologio del cellulare e aveva sempre di più l'impressione che fossero in viaggio da un'eternità. In autostrada erano passati da un ingorgo all'altro e, appena imboccata l'uscita per Cheju, il notiziario sul traffico aveva annunciato un incidente con un mezzo pesante. Lo speaker consigliava di evitare la superstrada, dove si era già formata una coda di quindici chilometri.

Jeon Mok decise di prendere la provinciale. Fantastico. Al diavolo i camion! Ci metteremo un sacco di tempo , pensò Jungkook.

Ora tutto questo lo perseguitava nei sogni, e rimpiangeva che avessero evitato la superstrada.

Se fossero rimasti in quella dannata coda, se ci avessero messo di più... almeno sarebbero arrivati.

Era assurdo, Jungkook lo sapeva. Il passato non si poteva cambiare. Eppure...

A volte non rimanevano che i desideri.

𝕀𝕟𝕔𝕦𝕓𝕠 {𝕁𝕖𝕠𝕟 𝕁𝕦𝕟𝕘𝕜𝕠𝕠𝕜}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora