Parte 86

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Nam stringeva la mano di Yena e piangeva. Le sue erano lacrime di sollievo.

Yena lo guardò e gli rivolse un debole sorriso. Aveva il volto tumefatto e un occhio rosso, ma il suo sorriso gli parve meraviglioso.

Aveva un cerotto sotto il mento, dove fino a poco prima si trovava il tubo del respiratore artificiale. Le sarebbe rimasta una piccola cicatrice, ma non aveva importanza. Ciò che contava era che potesse respirare di nuovo da sola. E che nonostante la prognosi infausta fosse sopravvissuta.

Aveva già pronunciato la sua prima parola. Appena si era ridestata dal coma.

Il suo nome.

«Nam.»

Ora mosse di nuovo le labbra e pronunciò un debole «stanca». Poi abbassò le palpebre.

Nam guardò il monitor accanto al letto, che registrava il ritmo regolare del battito cardiaco. Era tutto a posto, non doveva più preoccuparsi.

«Sì, dormi pure» le disse dolcemente accarezzandole la mano.

La porta scorrevole si aprì e il dottor Kwon mise dentro la testa. Quando vide che Yena si era riaddormentata, rivolse a Nam un cenno per chiedergli di uscire in corridoio.

Quando Nam si alzò, le ginocchia gli scricchiolarono. Era seduto al capezzale di Yena fin dal mattino. Era rigido e anchilosato.

Posò delicatamente la mano di Yena sul letto e uscì dalla camera.

«Ci sono giornate in cui il lavoro riserva grandi gioie» disse il dottore quando Nam si fu richiuso la porta scorrevole alle spalle. «Oggi è una di queste. La sua amica ha una gran voglia di vivere.»

«Vuol dire che è fuori pericolo?»

Kwon annuì. «Naturalmente ci vorrà ancora tempo prima che si rimetta completamente, ma ci sono ottime probabilità che guarisca senza conseguenze.»

«È tutto merito suo» disse Nam porgendo la mano al dottor Kwon. «Gliene sono molto grato.»

«Non deve. È la mia professione» ribatté il medico. «E, nel caso della sua amica, è stata anche molto fortunata. Per come erano messe le cose, sarebbe potuta finire molto male.»

Nam guardò verso la porta chiusa dov'era appeso un foglio con il nome di Yena. Gli occhi gli si riempirono di lacrime, che si affrettò ad asciugare prima di rivolgersi nuovamente a Kwon. «Riuscirà a ricordare?»

«Che cosa?» chiese il dottore. «Ciò che le è accaduto?»

Nam annuì e Kwon si strinse nelle spalle. «Chi può dirlo? Può darsi di sì, ma non è detto.»

«Quali probabilità ci sono che le torni la memoria?» insistette Nam. «Magari non subito, ma in futuro? Un giorno potrebbe ricordare chi è stato a farle questo?»

Kwon fece di nuovo un gesto interrogativo. «Mi rincresce, signor Jeon, non posso proprio risponderle. È plausibile che le resti un vuoto di memoria di qualche ora, o qualche giorno. Dopo un trauma del genere è normale una lieve forma di amnesia.»

«Amnesia?» Nam si strofinò nervoso il mento facendo frusciare la barba di qualche giorno. «Ma riuscirà a ricordare quello che c'era prima?»

«L'ha riconosciuta subito e l'ha chiamata per nome» disse Kwon con un sorriso. «Direi che è un segnale molto positivo. Ora però lasciamole un po' di tempo per riprendersi. Ha ancora una lunga strada da percorrere, per così dire.»

La porta del corridoio alle loro spalle si aprì e un uomo in jeans e blazer scuro andò loro incontro a passo svelto.

Nam trattenne un sospiro quando riconobbe il commissario.

«Salve, signor Chan» disse. «Cosa vuole stavolta?»

Chan si fermò davanti a lui e lo guardò impassibile. «Sono venuto a prenderla, signor Jeon.»

«Ah, sì? E come mai?»

«Ho ricevuto una telefonata di suo fratello.»

Nam alzò le sopracciglia stupito. «Jungkook? Che cosa voleva?»

«Stamattina era passato a trovarmi» disse Chan senza tradire alcuna emozione. «Sembra che sia intenzionato a scagionarla. Dice di conoscere il colpevole. Inoltre sostiene di sapere cosa ne è stato della ragazza scomparsa. Dice di aver scoperto il suo cadavere. A quanto pare sta per smascherare l'assassino. Ma noi conosciamo la verità, non è così, signor Jeon?»

Namjoon si irrigidì.

𝕀𝕟𝕔𝕦𝕓𝕠 {𝕁𝕖𝕠𝕟 𝕁𝕦𝕟𝕘𝕜𝕠𝕠𝕜}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora