CAPITOLO 13 : CLARY

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Sin dal primo istante, Prado mi ha conquistato il cuore;

Un borgo medievale delimitato da imponenti mura di pietra e mattoni, circondato da distese di campi e colline color ocra.

Che sia estate o che sia inverno, varcata la soglia del paese, si percepisce quiete immacolata.
Che ci sia il sole o la pioggia, il clima rimane invariato poiché i cittadini, detti anche pradesi, si impegnano ad alimentare e solidificare l'atmosfera pacata e serena della nostra amata cittadina.

Il segreto racchiuso a Prado, di fatti, è proprio questo: il rapporto collaborativo tra gli abitanti e la natura incontaminata che ci circonda.

Persino la foresta, che prende prepotentemente largo a sud del paese, racchiude scorci di placidità pura. Seppur dal lembo opposto a Prado sorgano le massiccie mura di cemento armato del carcere minore di West Hill, o almeno sorgevano, gli alberi assai ravvicinati tra loro, così fitti da non far traspirare un solo raggio di sole, donano vita ad un paesaggio pacifico e sicuro, seppur apparentemente cupo ed ombroso .

Eppure, per quanto possa sforzarmi ad anche solo provare a dare peso agli aspetti puramente positivi, oggi non riesco a vedere nient'altro che una fitta e fredda nebbia che riporta in vita tutti gli aspetti negativi di questo posto.

Mi sembra tutto così fuori luogo, così insolito, così al di là della normalità.
Come se avessi improvvisamente aperto gli occhi dopo anni e anni di dormiveglia.

Una bella batosta, sapete?

L'anonimo mi osserva con fare altezzoso, ma divertito, rimanendo a braccia conserte senza muoversi di una virgola.

La cinta di nebbia che gli avvolge schiena e spalle mette in risalto i suoi occhi scuri affilati, freddi e taglienti come fascio di luce riflessa sulla lama di una spada.

"t-tu?" Balbetto con un tono di voce strozzato , rimanendo accasciata a guardarlo sul suolo umido e fangoso.

"I-io?" Sogghigna imitandomi e prendendosi gioco di me.

"Non...io" sospiro, spostando lo sguardo sui palmi delle mie mani segnate da tante piccole ferite infettate e sporche "non capisco..."

"Che strano, non lo avrei mai detto" continua, affilando il suo ghigno.

Percepisco il flusso sanguigno congelarsi simultaneamente all'elaborazione della mia mente nell'aggiungere tasselli su tasselli, dando vita al quadro generale di ciò che sta accadendo.

È come se la tela bianca, che conservo immacolata dentro di me da quando sono nata, stesse iniziando a prendere colore. Un colore spento, opaco, inespresso e inespressivo.
"Perché lo ha fatto!? Perché si è suicidata? Credevo fosse lei ad uccidere i ragazzi" urlo, battendo i pugni a terra.

"Probabilmente voleva scappare da lui...che ne so."

Stringo forte i denti pinzando la lingua tra essi. Tutto questo non ha senso, non ha senso! "LUI CHI!? DI CHI CAZZO STATE PARLANDO !?

L'anonimo mi graffia con l'ennesimo sorriso maligno "è solo il suo stupido giochetto per non uscire allo scoperto".

Alzo lo sguardo incrociando i suoi occhi di fuoco e di ghiaccio, agganciandomi con le mani al terreno per trattenere l'impulso di alzarmi e prenderlo a botte.

Lui, chiaramente divertito dalle mie reazioni dovute alle sue provocazioni, avanza di un passo chinandosi di fronte a me, ma mantenendo comunque una posizione superiore "potrei anche raccontarti tutto,ma non sarebbe divertente"

Il terreno fragile, l'assenza di altri appigli a cui ricorrere e le nostre distanze così ravvicinate mi stanno mettendo in crisi più del previsto. Butto lo sguardo sul terreno, per evitare d' incrociare i suoi occhi.
Inaspettatamente, avverto un dito freddo sotto al mento sollevarmi il volto verso l'alto.

L'INCANTATORE / "I 12 cavalieri di Prado"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora