Quando esco da dietro il paravento, sono spoglia tranne che per i calzini e le mutandine usa-e-getta notturne. Queste ultime sono ridotte male: i lati elasticizzati si sono allungati irreversibilmente e l'imbottitura espansa della zona centrale si è frammentata in tanti grumi di consistenza gelatinosa. In più, il rivestimento esterno in carta-tessuto si è sfibrato e sfilacciato, soprattutto nelle zone di maggiore frizione contro le cosce. Anche l'odore, mi rendo conto, non è dei migliori. Mentre ero seduta sul vasino, ho poi purtroppo notato che il cavallo dei pantaloni del pigiama, un tempo rosa chiaro, ha adesso dei marcati aloni tendenti al giallo.
"Siediti sulla poltroncina e appoggia il braccio sul bracciolo." La poltrona, di simil-pelle imbottita, è costruita in modo da avvolgere e sostenere chi ci casca dentro. Il bracciolo è anch'esso imbottito e dotato di due laccetti per bloccare l'avambraccio.
A malincuore e sentendomi girare un pochino la testa a causa del combinato disposto di fame, sveglia prima del solito e fifa, mi adagio timorosa sulla sedia della tortura.
Martina, nel frattempo, sta trafficando con l'ago-cannula e io d'istinto rivolgo lo sguardo dall'altra parte.
"Immagino che hai già fatto delle analisi del sangue, giusto?" Martina lo sa per certo, visto che i risultati sono riportati nel mio fascicolo sanitario elettronico.
"Sì. E poi ho fatto anche varie vaccinazioni, che sono più fastidiose dei prelievi," rispondo cercando di ostentare coraggio, ma tenendo al contempo la testa ostinatamente voltata dall'altra parte.
"Quindi, sei già un'esperta. Ora ti lego questo elastico attorno al braccio e poi massaggio un poco le tue vene, per renderle più evidenti."
Sento prima il freddo dell'alcol che evapora e poi, a malapena e per un solo istante, un leggero pizzico.
"Hai delle belle vene, molto evidenti e facili da trovare. È un piacere farti i prelievi del sangue." Sono sempre stata sensibile ai feedback positivi e sono contenta che Martina sia contenta, anche se ho la vaga sensazione che in realtà mi stia un po' prendendo in giro.
"Quando hai fatto la doccia o il bagno, l'ultima volta?" sento il laccio emostatico che viene sciolto e poi il cerotto con il batuffolo di cotone che mi viene applicato nell'incavo del braccio. So per esperienza che togliere il cerotto (e la peluria che ci resta attaccata) è alla fin fine la parte più noiosa.
"Ieri sera."
"Ok, allora possiamo aspettare fino a stasera. Se ti sdrai sul lettino, ti darò giusto una rinfrescata veloce con delle salviette umidificate e poi potrai rivestirti."
Il lettino è alto, ma ci sono di lato un paio di scalini per poterci montare sopra più facilmente.
Sopra il lettino c'è un telino assorbente usa-e-getta, color rosa pallido con dei pois violetti e dei motivi floreali fuxia lungo i bordi. Il lettino è poi equipaggiato con delle cinghie resistenti e imbottite per polsi, caviglie e bacino, evidentemente necessarie per gestire i pazienti meno collaborativi. L'idea che Martina potrebbe decidere di legarmi mi inquieta ed incuriosisce allo stesso tempo.
"A cosa servono le cinghie?" chiedo, fingendomi ingenua. La cosa non mi riesce bene, perché mi sento arrossire e non posso fare a meno di rivolgere lo sguardo lontano dagli occhi di Martina.
Sento lo sguardo di Martina su di me, per un lungo istante di silenzio. "Non servono a nulla, finché continui a comportarti bene come hai fatto fino a questo momento. Dai, salta su."
Il telino assorbente è solo appoggiato sul lettino e scivola facilmente sulla superficie sottostante; quindi, mi muovo con attenzione per evitare che si sposti. L'altra ragione per cui mi muovo con in modo goffo è la tensione del cerotto che ho sull'incavo del braccio sinistro: ho il timore che, se provassi a usare il braccio normalmente, il punto in cui è stato infilato l'ago potrebbe cominciare a sanguinare. Dopo una imbarazzante sequenza di goffi movimenti accompagnati dal fruscio plasticoso del telino, riesco finalmente a ritrovarmi stesa a pancia in su.
Martina posiziona una confezione di salviettine di fianco a me. Mi ritrovo a distogliere nuovamente lo sguardo e a fissare il soffitto, ma stavolta è per imbarazzo invece che per timore.
Sento le sue mani che mi arrivano ai fianchi e strappano via i lati dei Drynites. Capisco che cosa vuole fare e d'istinto sollevo il sedere. Poi, quando il fresco della prima salviettina mi raggiunge, non posso fare a meno di irrigidirmi un poco. Martina è rapida e precisa, evidentemente sta facendo qualcosa che è abituata a fare da tanto tempo.
"Hai già provato altri sistemi, oltre ai Drynites?" mi sento chiedere.
Ci metto un attimo per capire. "Beh, c'è un coprimaterasso impermeabile sotto le lenzuola del mio letto e ho provato a bere di meno la sera." Due idee di Ludovica, ovviamente. Il coprimaterasso è rigido e rumorosissimo, per cui non si può fare a meno di notarlo non appena ci si siede sul letto. Da quando c'è quell'affare, non me la sento più di invitare le amiche a casa mia. Bere meno la sera ha come risultato quello di farmi svegliare all'una di notte con la sete e il mal di testa, al che di soppiatto vado in bagno a bere.
"Ma se bevo poco la sera, poi non riesco a dormire bene," ammetto. In realtà ultimamente ho iniziato a bere di nascosto già prima di andare a letto.
"Okay. Ci sono alcune cose che possiamo provare a fare, ma la priorità è di farti tornare a dormire bene la notte, senza che tu debba più preoccuparti degli incidenti. Ti capita spesso di ritrovarti la mattina con il pigiama o le lenzuola bagnate?"
La conversazione, con me stesa nuda sul lettino, è surreale. Le salviettine si succedono a ritmo regolare e, ora che mi sono abituata, hanno su di me un effetto ipnotico e rilassante. Se fossi una gatta, in questo momento farei le fusa. Il tono calmo di Martina mi da fiducia: siamo solo io e lei e la porta della stanza è chiusa. A mia volta, mi sento calma. "Beh, sì, succede, anche abbastanza spesso. Se mi bagno quando sono coricata su un fianco, è praticamente sicuro che i Drynites non tengano."
"Vorrei che oggi provassi ad indossare delle mutandine assorbenti nuove. Secondo quasi tutti quelli che le hanno provate, sono molto più comode e sicure, ma è meglio se le provi tu stessa per capire la differenza."
"Ma... durante il giorno? Io non ne ho bisogno, durante il giorno..." chiedo, incerta.
"Beh, almeno per oggi, sì. I ragazzi e le ragazze che conoscerai qui oggi sono in situazioni uguali o simili alla tua. Quasi tutti indossano abitualmente un qualche tipo di protezione, spesso anche di giorno, per cui non c'è ragione di sentirsi imbarazzata. Ti chiedo solo di provarle, se poi non ti trovi bene le possiamo togliere."
Con le mani, giocherello con i bracciali imbottiti per i polsi e con le relative cinghie di fissaggio. Una parte di me desidera provare come ci si senta da legati. Quella stessa parte di me desidera fidarsi di Martina e assapora l'idea di portare le cosiddette mutandine assorbenti anche di giorno.
Con Martina è l'opposto che con Ludovica: mentre Ludovica fa di tutto per farmi sentire insicura e a disagio, mi sento protetta se è Martina a decidere per me.
"Va bene," acconsento, "proviamole."
"Brava ragazza! Vedrai, una volta che ti ci sarai abituata, ti sembrerà strano stare senza." Con curiosità, giro gli occhi a spiare e vedo che Martina ha già tra le mani la mia nuova biancheria intima.
Lei si accorge della mia attenzione: allarga con gli avambracci gli elastici laterali e mi mostra meglio l'oggetto. "L'astronauta guerriera è la mia preferita. Vedi?"
Davanti, grande, disegnata in stile anime, c'è una ragazza in tuta spaziale rossa e violetta, posa plastica e casco "aerodinamico" che lascia il volto ben visibile sotto una visiera. Ha uno sguardo determinato, di sfida, ed impugna un'arma futuristica che punta minacciosamente in avanti. Già dal primo sguardo si nota che l'imbottitura è molto più spessa, ampia e larga tra le gambe rispetto ai Drynites. In tutta la parte superiore domina il blu-violetto scuro di quello che dovrebbe essere il cielo dallo spazio, mentre la zona al centro tra le gambe è bianca con cinque stelline gialle strategicamente allineate nella zona che normalmente si bagna per prima.
Martina orienta le aperture in modo da consentirmi di infilarci i piedi dentro. Sollevo i piedi e il nuovo indumento scivola su per le mie gambe. Quindi, appoggio i piedi e sollevo le natiche ed un attimo dopo mi sento avvolgere di ingombrante morbidezza.
"Puoi rivestirti. Indosserai questa tuta, fatta per agevolare i vari test medici di oggi."
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Un fine settimana al centro diagnostico
Kısa HikayeChiara deve affrontare una serie di controlli medici per capire perchè, a 12 anni, si fa la pipì addosso la notte.