1. Un caffè senza zucchero

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Era una giornata soleggiata come tante, e Christian stava portando a passeggio il suo cane in una deserta strada di campagna.

Adorava camminare immerso nella natura: gli dava un senso di pace, di tranquillità, e gli permetteva, anche se per poco tempo, di scappare dai propri problemi, dal lavoro e dalla frenetica vita di città.

Il ragazzo lavorava come barista nella caffetteria in centro, anche se quel mestiere non gli piaceva per niente. Era un amante dell'arte: avrebbe preferito qualcosa collegato a quel campo, come la danza, la fotografia o la pittura. Invece, si ritrovava a preparare caffè.

Continuò la sua passeggiata, finché non tornò a casa per lasciare lì il suo cane mentre andava a lavoro.

La giornata non fu particolarmente interessante fino alle cinque del pomeriggio.

Un ragazzo si avvicinò al bancone e fece la sua ordinazione.

«Ciao. Un caffè senza zucchero, per favore.»

Christian lo guardò e fu subito attirato, come se fosse una calamita.
Era molto bello: dei boccoli biondi gli ricadevano dolcemente sulla fronte e aveva gli occhi più azzurri che avesse mai visto.

«Certo.»

Si girò a preparare la bevanda, sperando che l'altro non avesse scorto il suo imbarazzo nel parlare con un ragazzo così bello.

Lo preparò lentamente e poi glielo porse.

«Ecco qui.»

«Grazie.»

Il ragazzo si sedette su uno degli sgabelli posti davanti al bancone, ed iniziò a sorseggiare il suo caffè.

Christian si concesse di guardarlo.
Avrebbe davvero voluto rivolgergli la parola, e sapere qualcosa in più di lui.

Decise però di non parlargli, in modo da non peggiorare il suo già evidente imbarazzo e rischiare di fare qualche figuraccia per la quale nascondersi a vita.

Una volta finito di bere, il ragazzo si avvicinò alla cassa per poter pagare.

«Un euro.» Riuscì a dire Christian, con le gote leggermente arrossate.

L'altro gli porse la moneta, riservandogli un sorriso smagliante.

Christian sentì le sue gambe diventare molle, e giurò di poter svenire da un momento all'altro.

«Buona giornata.» Gli disse il ragazzo, uscendo dal locale.

«Anche a te.» Gli rispose lui, con le gote che si erano fatte ancora più rosse.

Per tutto il resto del suo turno, Christian non riuscì a non pensare ad altro che a quello splendido ragazzo.

Erano mille le domande che si faceva sul suo conto: come si chiamava? Quanti anni aveva? Cosa gli piaceva fare?

*

Quando finì di lavorare, dovette pulire la caffetteria. Spazzò i pavimenti, spolverò i tavoli e poi si concentrò sul bancone.

Si accorse che esattamente sopra lo sgabello dove si era seduto quel bellissimo ragazzo qualche ora prima, ci fosse un pezzo di carta.

Lo lesse.

Un biglietto da visita di una palestra.

Un posto in più dove avrebbe potuto incontrarlo e magari sapere di più della sua persona.

Decise che avrebbe dovuto conoscerlo.

La metà perduta [zenzonelli]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora