7. Geborgenheit

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Il giorno dopo Mattia si presentò alla caffetteria e fece il suo solito ordine.

Mentre gustava il suo caffè, parlò con Christian.

«Che ne dici se più tardi andiamo in palestra a ballare un po'?» Propose il biondo.

«Si, mi sembra un'ottima idea.» Rispose Christian, alle prese con la macchinetta del caffè.
«Non ci sarà quell'altro, vero?»

«No, no. Oggi è fuori città.»

«Meglio. Comunque ho già pensato a cosa fare. Dobbiamo solo raccogliere prove di quello che ha fatto.»

«Chri...per favore, non fare nulla, sul serio. Poi potrebbe prendere di mira pure te e-»

«Mattia, non mi interessa. Può prendermi di mira quanto vuole, ma deve pagarla per tutto ciò che ti ha fatto. Non è giusto, e tu non puoi continuare a subire.»

*

Nel tardo pomeriggio, i due ragazzi si diressero verso la palestra.

Scelsero un aula e iniziarono a riscaldarsi.

Christian vide Mattia alzarsi per andare a mettere una base su cui abbozzare dei passi di danza, ma appena quest'ultimo lo fece, non avanzò di un passo, restando fermo in piedi e con gli occhi persi nel vuoto.

«Matti? Tutto okay?» Gli chiese il moro, preoccupato.

«Uhm, si, aspetta un attimo.» Farfugliò.

Dopo qualche altro secondo lo vide muovere un passo e poi finire per terra. Era svenuto.

Christian gli alzò le gambe, e aspettò che passasse.

Passò qualche minuto, e finalmente Mattia riprese conoscenza.

«Cosa succede?» Gli chiese il moro.

«Mi è venuto un giramento di testa e poi ho sentito le gambe molli.» Rispose l'altro, ancora un po' frastornato.

«Hai mangiato a pranzo?»

Mattia non rispose.

«Matti? Hai mangiato a pranzo?» Ripetè Christian.

«No...» Gli rispose.

«E perchè? Non puoi affrontare un allenamento senza avere energia.»

«Non avevo fame...»

«Aspettami. Bevi un po'. Io vado a prenderti qualcosa alle macchinette.»

«No Chri, davvero, non serve-»

«Matti, non puoi rimanere senza cibo, poi non stai in piedi. Per una volta, ascoltami per favore.»

Mattia cedette, e Christian si allontanò per andare a prendergli qualcosa da mettere sotto i denti.

Comprò un pacchetto di cracker e una barretta, e li porse all'altro.

Vide il biondo girare la barretta, e leggere l'etichetta.

«Che fai?» Gli chiese.

«Uhm, niente, io-»
«Io non la posso mangiare questa.»
Continuò il biondo.

«E perchè?» Chiese l'altro.

«Perchè-uhm, ci sono le nocciole e io sono-sono allergico.»

«Ma non mi hai mai detto di esserlo...»

«Beh, è così. Dai, riprendiamo ad allenarci.» Lo pregò.

«Non riprenderemo finché non metterai qualcosa sotto i denti, o rischierai di svenire nuovamente.» Disse, senza ammettere repliche.
«Per favore, Matti. Se stai male tu fai stare male anche me.»

L'altro sembrò convincersi e mangiò i crackers.

*

Due giorni dopo Christian avrebbe avuto il turno di mattina. Il locale era deserto, non c'era un'anima viva.

Appena vide Mattia entrare sorrise.

«Ciao.» Lo salutò.

«Ehi.» Rispose l'altro.

«Il solito?»

«Il solito.»

«Ah, Matti, lo assaggi un biscotto? Li ho fatti io.» Disse, felice.

Il biondo, nel vedere l'altro ragazzo così orgoglioso del proprio operato, decise di accettare.

«D'accordo.»

Si sedette al bancone, e aspettò che Christian gli desse il caffè e il biscotto.

Appena glieli diede, assaggiò il dolce.

«Che ne pensi?» Gli chiese il moro.

«È molto buono.» Gli rispose.

La quiete non durò a lungo, perché pochi minuti dopo, nel locale entrò Simone, che si avvicinò a Mattia.

«Ma che schifo ti mangi?!» Tuonò, rivolgendosi al ragazzo.
«Lo sai bene che queste porcherie non devi neanche toccarle. Fanno ingrassare.»

Christian capì il problema: Simone controllava il cibo di Mattia, vietandogli determinati alimenti. Non ce la fece più a trattenersi vedendo il biondo trattato in quel modo, ed esplose.

«Si mangia un biscotto, e ha tutto il diritto di poterlo fare. Non sarà di certo uno di quelli a farlo ingrassare. E tu sicuramente non puoi dirgli cosa può o non può mangiare.»

«Senti, fai il tuo lavoro e non immischiarti in cose che non ti riguardano. È il mio ragazzo e decido io.» Rispose Simone a tono.

«No, tu non decidi un cazzo. Deve essere libero di poter mangiare cosa vuole.» Ringhiò Christian.

«Basta con queste stronzate.» Disse Simone. «Andiamo, Mattia.»

Christian, triste, fu pronto a vedere Mattia obbedire e seguire l'altro come un cagnolino, rinunciando alla propria libertà.

«No.» Disse invece il biondo, stupendo Christian, Simone e sè stesso.

«Come sarebbe a dire, no?» Gli chiese Simone.

«L'hai sentito.» Disse Christian.

«Non era una domanda la mia, e non accetto un no. Andiamo, Mattia.»

«Ti ha detto che non viene.» Rimarcò il moro. «Vattene.»

«Chi ti credi di essere?!» Sbottò Simone.

«Una persona che gli vuole bene, a differenza tua. Ora, esci da questo locale o chiamo la polizia.» Ribattè.

Simone lanciò uno sguardo colmo di rabbia prima a Christian e poi a Mattia e finalmente uscì dalla caffetteria.

Il biondo si alzò, corse dietro il bancone e si lanciò su Christian, abbracciandolo.

«Grazie. Con te mi sento al sicuro.» Gli disse Mattia, guardandolo con occhi riconoscenti.

Il moro gli diede un bacio sulla fronte.

«Qualsiasi cosa per te.»

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Geborgenheit:
Dal tedesco, la sensazione di sicurezza che si prova stando con le persone a cui si vuole bene.

La metà perduta [zenzonelli]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora