Christian si iscrisse in quella palestra. Era l'unico modo per poter sicuramente rivedere quel ragazzo che l'aveva tanto attirato il giorno prima, con il quale sin da subito aveva sentito una connessione.
Non sapeva quali fossero i giorni o gli orari in cui l'altro si allenasse, ma sperò che coincidessero con i suoi.
Era un martedì, e aveva il turno mattutino alla caffetteria, percui pensò di recarsi in palestra il pomeriggio.
Stava lavorando distrattamente quella mattina, pensando a quel ragazzo e alla voglia che aveva di rivederlo.
Inoltre, ritornare a fare sport era come rivedere la luce in fondo al tunnel, dopo essere stato costretto a smettere di ballare a causa di colui che definiva suo padre.
Quell'uomo non si era mai comportato da tale, vietandogli di praticare la disciplina che tanto amava perché la considerava 'una cosa da femmine'.
Christian avrebbe voluto opporsi a tutto quello, ma non voleva aggravare la sua già precaria situazione familiare. Perciò, decise di subire in silenzio, e di vedersi negata l'unica cosa che lo rendeva felice.
Il tintinnio della campanella della porta d'ingresso che segnava l'arrivo di un nuovo cliente, lo fece ritornare alla realtà.
Alzò lo sguardo, per poi accorgersi che fosse proprio quel ragazzo.
Il biondino si avvicinò al bancone sorridendo.
«Buongiorno. Un caffè senza zucchero, per favore.»
La stessa bevanda del giorno precedente.
«Certo.»
E come allora, Christian si girò per preparargliela.
Gliela porse.
«Grazie.»
Detto ciò, consumò la sua bevanda, per poi pagare e andarsene.
Il barista continuò il suo turno di lavoro tra i pensieri: ancora non conosceva il nome di quel ragazzo, e voleva scoprirlo a tutti i costi.
*
Decise di fare un pranzo leggero in vista delle ore che avrebbe dovuto passare in palestra.
Poi si avviò verso l'edificio, sperando che il ragazzo ci andasse nel suo stesso orario.
Si cambiò nello spogliatoio, e si diresse verso la sala pesi. Quella palestra era piena di stanze, perciò faticò a trovare quella che cercava. Si chiese a che cosa potessero mai servire tutti quei locali.
Si allenò per un'ora e mezza, ma del ragazzo che aveva incontrato in caffetteria nessuna traccia.
Stanco, fece per dirigersi verso lo spogliatoio, ma fu distratto dalle note di una canzone, provenienti da una di quelle numerose stanze.
Incuriosito, si affacciò, scorgendo una figura che si muoveva leggiadra a tempo di musica.
Si incantò a guardare quel corpo armonioso destreggiarsi tra i passi e le note, finché non riuscì a guardare il suo viso.
Quegli occhi azzurri li avrebbe riconosciuti tra mille.
Vide il ragazzo finire di ballare, appoggiarsi al muro e prendere una borraccia per bere. Poi, lo vide accasciarsi per terra chiudendo gli occhi, come se le sue gambe avessero improvvisamente ceduto.
Panico.
Era svenuto.
Decise di entrare in quell'aula e senza pensarci due volte, prese in braccio il ragazzo, portandolo fino allo spogliatoio.
Lo stese su una panchina e gli alzò le gambe, in modo che il sangue arrivasse al cervello, per fargli riprendere conoscenza.
Infatti, nel giro di pochi minuti, il ragazzo aprì gli occhi.
Christian lo guardò un po' in imbarazzo, per poi parlare.
«Vuoi una barretta? Credo che tu abbia avuto un calo di energie.»
«Uhm- no, grazie.» Gli rispose l'altro.
«Sei sicuro?»
«Sì, tranquillo...»
«Christian.»
«Christian.»
«Tu sei?» Prese coraggio il moro.
«Mattia.»
Il ragazzo provò ad alzarsi, ma lo fece troppo velocemente, infatti ebbe un capogiro, e fu costretto a ritornare in posizione supina.
«Credo che tu abbia bisogno di qualche zucchero per rimetterti in piedi. Se vuoi posso prenderti un thè.» Si offrì di nuovo.
«No grazie, davvero, è tutto okay.»
Christian non sembrò molto convinto, ma decise di non insistere ulteriormente.
Gli offrì una mano per rialzarsi più piano.
L'altro l'afferrò, e proprio in quel momento, dalla porta fece capolino un altro ragazzo.
«Mattia! Ti ho cercato dappertutto!» Poi si accorse di Christian.
«E questo chi è?»«Sono Christian. Il tuo amico ha avuto un calo di zuccheri ed è svenuto. Per questo sono qui.»
«Come se fosse una novità.» Alzò gli occhi al cielo.
«Comunque sono il suo ragazzo, non un amico.» Disse, glaciale.
Poi si rivolse a Mattia.
«Andiamo. Muoviti.»Il biondo lo guardò con gli occhi da cucciolo bastonato e annuì.
Prese il suo zaino, e si allontanò insieme al fidanzato.
Christian pensò a quella scena per tutto il tragitto di ritorno. Il ragazzo di Mattia non aveva dimostrato alcun tatto o empatia con lui, che si era appena sentito male, anzi, gli aveva parlato in modo piuttosto cattivo.
Il moro era preoccupato per lui.
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La metà perduta [zenzonelli]
Fiksi PenggemarLa storia di due persone destinate ad incontrarsi, che hanno bisogno l'uno dell'altro. !Temi forti!