NON DOVEVA ANDARE COSI'

46 5 0
                                    

ATTENZIONE: LA STORIA CONTIENE ALCUNE FRASI DELLE CANZONI DI ULTIMO. USATE DA UNO DEI PROTAGONISTI COME POESIE E PENSIERI.

Era una mattina come un'altra, di una breve estate come un'altra. Quel giorno i nostri genitori avevano organizzato un'escursione su una delle tante isole caraibiche. Il mare era cristallino, di un azzurro-blu talmente accesi da far invidia alle ali delle farfalle "Morfo blu". In cielo poche nuvolette bianche si rincorrevano pigramente. La sabbia dorata e le palme erano magnifiche. Mi soffermai a guardare quel cielo blu scurissimo in lontananza quando mia madre mi chiamò dalla barchetta che avevamo preso a noleggio per l'escursione.

"Taila, muoviti ... ci sono le nuvole anche nelle altre isole!"

Mi affrettai sul molo di legno, lanciando un ultimo sguardo a quel temporale minaccioso.

Stavo per salire a bordo quando uno spintone mi fece andare a sbattere col ginocchio sul palo di legno dov'era legata la barca.

"Justin! Accidenti! Ma che modi!"

Come risposta ebbi un sorriso sghembo e un'alzata di spalle. Sua madre gli diede un leggero ceffone sulla nuca dicendogli che doveva imparare le buone maniere, ma anche lei ottenne una risposta degno di un ragazzino ribelle di quattordici anni.

"Ma non si è fatta nulla ... e poi è solo Taila!"

Con quell'ultima affermazione ottenne un secondo ceffone e un occhiataccia dal padre. Justin si massaggiò leggermente la nuca scompigliando quei capelli neri come il petrolio e lanciando a me uno sguardo agghiacciante, con quelle iridi verdi da far invidia ai fili d'erba fresca. Era davvero un bel ragazzino, ma il suo carattere era tutto il contrario. Anche da bambini era sempre stato antipatico, mi tirava le treccine, mi pizzicava o addirittura mordeva, per non parlare dei guai che combinava dando poi la colpa a me. Fortunatamente i nostri genitori sapevano bene con chi avevano a che fare.

La signora Miller mise in mano a Justin un batuffolo di cotone e del disinfettante indicandomi e fulminandolo con lo sguardo. Di malavoglia il ragazzo prese entrambe le cose mi si avvicinò sbuffando. Non disse una parola, ma i suoi occhi parlarono per lui. Mi sedetti sulla panca di legno poco stabile. Si inginocchiò davanti a me e fece scivolare la sua mano dietro al mio ginocchio. Al suo tocco uno strano formicolio mi colse proprio dove aveva appoggiato la mano. Lo guardai e trovai i suoi occhi leggermente sorpresi a guardarmi a sua volta, da sotto le folte ciglia nere. Fu solo una frazione di secondo, li spostò velocemente sul mio ginocchio arrossato. Il disinfettante bruciò leggermente la pelle, ma non era quella la sensazione più forte. Le sue mani erano delicate. Non immaginavo che potesse essere così leggero il suo tocco. Pulì la leggera escoriazione che mi aveva procurato e senza neanche più guardarmi si allontanò per rimettere al suo posto il medicinale.

Durante tutto il tragitto in barca lo vidi assente e lo colsi un paio di volte guardarmi da sotto le ciglia, ma il suo sguardo cambiava subito direzione appena i nostri occhi si incrociavano. Era uno flash verde brillante che spariva dietro a nubi nere striate di blu. Io mi persi a osservare come le nuvole cambiavano forma e grandezza. Si allungavano e si ritiravano, per rigonfiarsi, assottigliarsi e sparire nel cielo limpido. Il temporale in lontananza sembrava sparito, inghiottito dall'azzurro brillante del cielo dei Caraibi. Una volta arrivati in una delle tante isolette, scendemmo a terra per una piccola escursione. La nostra guida ci raccontava degli animali del posto, del clima, delle avventure dei pirati e della frutta. Taaaanta frutta, che voleva a tutti i costi farci assaggiare. I nostri genitori provarono tutto, io mi limitai a qualche frutto profumato, sentendomi piena dopo soli tre bocconi. Justin non toccò nulla. Era strano. Solitamente gli piaceva viaggiare con noi. Fin da bambini i nostri genitori si riunivano tutte le estati per stare insieme ed esplorare il mondo. Certo da bambini è tutto molto diverso. A tredici e quattordici anni le cose cambiano, dicevano. Io ero entusiasta di trovarmi con la famiglia Miller, Catrin, la mamma di Justin era una seconda mamma per me. Quell'estate però qualcosa cambiò in Justin nei miei confronti. L'estate precedente era tutto un giocare in spiaggia e piscina, uscire con amichetti che trovavamo nelle zone dove i nostri genitori avevano deciso di passare l'estate. Certo i battibecchi non mancavano, ma non mi aveva mai ignorata del tutto come quell'anno.

TRAGHETTATORE DI ANIMEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora