BUGIE, SOLO BUGIE

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Trascorsi tutto il girono in camera massaggiando con Betti. Le raccontai del ragazzo e del salvataggio non riuscito. Omisi sia di aver visto Cam, sia del bacio di Justin. Non ero nelle condizioni di parlare di certe cose. Non scesi nemmeno per pranzo, quando i miei tornarono a mangiare un boccone veloce. Salirono entrambi a vedere come stavo e mi lasciarono riposare senza protestare. Fecero due parole anche con Justin, che, come me non aveva ancora lasciato la sua stanza. Avvisai anche i mie colleghi che mi sarei assentata e non ebbero da ridire. Verso sera ricevetti un messaggio di Cam che mi chiedeva se potevamo vederci. Gli risposi con un semplice: <Certo...>.

Era il tramonto quando decisi di alzare le chiappe dal letto e cambiarmi per incontrare Cam. Tolsi la maglietta stropicciata e mi misi davanti allo specchio. Guardai la cicatrice e la fiorai con un dito. Al ricordo delle labbra bollenti di Justin, il cuore saltò un battito facendosi sentire con più vigore in gola. Mi imposi di scacciare quei pensieri e di non ritornarci più. Stavo frequentando Cam. Non doveva esserci posto per altri.

Finii di vestirmi e scesi in spiaggia dove mi stava aspettando appoggiato alla moto nera. Mi accolse con un sorriso radioso e mi abbracciò. Abbassai lo sguardo. I suoi occhi blu riuscivano sempre a mettermi un po' in soggezione. Erano così limpidi da potercisi specchiare. Mi ritrovai a fare il confronto con quelli di Justin. Più verdi, ma anche più tenebrosi e capaci di farmi provare emozioni contrastanti nello stesso momento. Scacciai quei pensieri e cercai di concentrarmi su Cam.

Mi portò in un locale lungo la costa. Era Piccino ma grazioso. Le persone ai vari tavoli parlavano a bassa voce. Era un posticino intimo per coppiette. Mi trovai imbarazzata ad entrare mano nella mano con lui, ma nessuno ci fece troppo caso. Ero solo io quella che ispezionava tutto e tutti. Ci sedemmo in un angolino, dietro qualche foglia di palma e fiore di plastica. Iniziò a giocare con le dita della mia mano. Era dolce e allo stesso tempo ammaliatore. Aveva un non so che di misterioso che mi incuriosiva. Mi incantai nelle sue movenze mentre mi raccontava di alcuni viaggi di lavoro all'estero. E la serata passò tranquilla. Riuscii addirittura a rilassarmi dopo quella giornata iniziata davvero male.

A fine serata volle riaccompagnarmi a casa. E così fece. Parcheggiò nel retro e mi aiutò a scendere. In quel momento la luce della camera di Justin si accese. Pregai che non si affacciasse. Cam mi prese tra le braccia, spostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Avevo sempre trovato sensuale e dolce quel gesto. Mi alzò il mento e mi scocco un leggero bacio sulle labbra. Guardò il mio viso sorridendo.

"Sei così bella! Lo so che sono parole banali, ma è la verità!"

Gli sorrisi timida. Mi trattenne ancora in quell'abbraccio morbido che ricambiai sorridendo a mia volta. Aspettò che entrassi in casa prima di accendere i fari e partire.

La casa era buia e cercai di fare più piano possibile per non svegliare nessuno. Accesi la luce della cappa del fornello e sobbalzai trovandomi davanti Justin. Portai le mani al petto automaticamente per calmare il cuore accelerato dalla paura.

"Mio Dio! Volevi farmi morire di paura?"

Gli passai accanto senza guardarlo in volto e presi un bicchiere dallo scolapiatti. Me lo ritrovai addosso appena mi girai. Gli occhi puntati sui miei, stretti come due fessure. Un ciuffo nero cadeva libero sul sopracciglio dando a quello sguardo ancor più intensità. Appoggiò le mani sul marmo di fianco a me avvicinando pericolosamente il viso al mio. Strinsi il bicchiere tanto da sbiancare le unghie e trattenni il respiro. Non c'era nulla da fare. Sapeva come richiamare l'attenzione.

"Così fate veramente sul serio?!" la voce roca mi fece vibrare la spina dorsale.

"Ci stavi spiando?"

TRAGHETTATORE DI ANIMEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora