IL FILO CHE CI UNISCE

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Stesa a letto faticai a prendere sonno. Le parole di Cam continuavano incessantemente a rimbalzarmi in testa. Anime. Traghettatore. Vivi Taila. Era tutto vero? O avevo immaginato ogni cosa?

Sentivo Justin muoversi irrequieto nella stanza accanto. Avevamo deciso di tenere le porte del bagno in comune aperte, in caso avesse avuto bisogno.

Mi alzai cauta, accostandomi allo stipite della sua porta. Era seduto alla scrivania e scarabocchiava concentrato su un pezzo di carta stropicciato. Per terra era costellato di fogli e post-it. La stanza in penombra era illuminata solo dalla lampada da tavolo che stava usando. La luce calda illuminava i capelli spettinati e torturati dalla sua mano. La concentrazione gli faceva socchiudere gli occhi e creava delle piccole rughette sulla fronte. Come se potesse captare la mia presenza, si girò di scatto verso di me, facendomi sobbalzare.

"Scusa – mormorai – non volevo disturbarti!"

Mi girai per tornare in camera. Sentii la sedia stridere sul pavimento e le sue braccia avvolgermi. Sentivo il suo cuore accelerato sulla schiena, il suo respiro tra i capelli. Rimasi ferma, in attesa di un suo cenno.

"Ne ho bisogno Taila! Ho bisogno di te!"

Mi lasciò quel tanto che bastava per farmi girare e rubò le mie labbra. Annodò le dita ai miei capelli inclinandomi dolcemente il volto. Mi strinse a se con urgenza. Bramando il mio tocco che non tardò ad arrivare. Gli avvolsi il collo con le braccia e strinsi le ciocche dei capelli corvini, liberando finalmente quel desiderio di averlo. Le sue labbra premettero con più forza sulle mie chiedendomi di più. Le sue mani mi cinsero i fianchi, sollevandomi da terra e poggiandomi sulla scrivania. Liberò la mia bocca solo per respirare, tuffandosi nuovamente alla ricerca di me. Gli occhi languidi facevano trasparire il bisogno di quelle carezze, di quei baci. Le sue mani affamate avvolsero l'orlo della mia maglia e lo sollevarono appena, cercando la mia pelle. Quel contatto lo fece respirare sulle mie labbra e un mugolio uscì dalla sua gola. Travolti da una cascata di battiti, che suonavano all'unisono la stessa melodia, ci lasciammo trasportare. Io avevo lui, lui aveva me. Anime segnate dal fato, tanto simili, quanto diverse. La mia bisognosa di donare aiuto, la sua bramosa di riceverlo. Unite, separate e unite di nuovo, un una strana danza di luci e ombre. Dove il mare può essere tanto ammaliante quanto pericoloso. Dove la vita di tutti i giorni può spingerti oltre il limite, e la decisione di risalire spetta solo a te.

Justin si accoccolò di fronte a me, con i capelli che mi solleticavano il naso e il suo respiro sul petto. Poco prima di addormentarsi, con la voce quieta dell'uomo e ma le parole vere del bambino iniziò a recitare canticchiando:

Io lo so cosa senti
Non me lo devi spiegare
Vedi dubbi davanti
Ma non è qui la fine

E certo adesso guardati, tu sei diversa
In crisi con il mondo, no, sai, è con te stessa
Io so che cosa senti quando guardi il mare
Lo associ al tuo dolore che non ha una fine

E certo adesso parlami, ti sto ascoltando
Mi piaci perché butti i tuoi piedi nel fango
Ma senza la paura che ti guardo male
Tanto sai che è tutto un gioco e vince chi sorride

Io lo so cosa senti
Quando cerchi risposte
I tuoi occhi diamanti
Persi a un giro di giostre

E certo che è un po' strano, io non sono Il tipo
Di solito non parlo e resto sempre muto
Perché ho parlato e, sai, sono stato incompreso
Ma avevo un pianoforte come dolce amico

Ma tu, tu sei diversa perché sei sbagliata
Ma non per me che credo in chi non vien creduta
Tu sei come un bicchiere fatto di cristallo
Al bordo di una tavola e temi l'impatto



Mi domando se ti domandi tu
Che cosa faccio quando sono solo io
Che cosa faccio quando penso al nome tuo
E mi domando se ti domandi tu
Che senso c'ha parlare di tristezza se
Se accanto c'è qualcuno con cui ridere

Io come te cerco solo l'amore
Io come te cerco solo 'amore

Io lo so non ci credi
In fondo non ti conosco
È che tu, nei pensieri
Sei già un rifugio perfetto

E certo che ci credo negli avvenimenti
Cercare indietro per poi ritrovarlo avanti
Quel filo che ci unisce puoi chiamarlo amore
Ma tu sarai contraria perché non vuoi un nome

E certo che so bene quanto dentro pesa
Tu vedi l'abbandono come la tua casa
Ed io vorrei bussarti, farti una sorpresa
Portarti nei miei fogli come fa un poeta

Mi domando se ti domandi tu
Che cosa faccio quando sono solo io
Che cosa faccio quando penso al nome tuo
E mi domando se ti domandi tu
Che senso c'ha parlare di tristezza se
Se accanto c'è qualcuno con cui ridere

Io come te cerco solo 'amore
Io come te cerco solo 'amore

Ancora avvolta dal torpore di quei momenti gli promisi:

"La tua anima è alsicuro, la custodirò assieme alla mia nel blu profondo di quell'oceano." 

TRAGHETTATORE DI ANIMEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora